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Anche Yahya Sinwar, leader di Hamas e mente dell’attacco del 7 ottobre 2023, è stato eliminato dalle forze di difesa israeliane. Stessa sorte che era toccata prima al precedessore Ismail Haniyeh, a Muhammad Deif, ex capo militare dell’organizzazione terroristica palestinese, e a Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah.

Le dichiarazioni del governo israeliano

“Raggiungeremo ogni terrorista e lo elimineremo”, ha scritto Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano. Poi ha citato il libro biblico del Levitico, aggiungendo:”Inseguirai i tuoi nemici, e cadranno davanti a te per la spada”. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto al suo segretario militare di incaricare il portavoce delle Forze di difesa israeliane di informare le famiglie dei rapiti che non c’erano segni di danni subiti dagli ostaggi nello scontro a Gaza in cui sono morti tre terroristi tra cui Sinwar.

Gli inizi

Nato nel 1962 a Khan Yunis, nel Sud della Striscia di Gaza, Sinwar ha trascorso fino al 2011 oltre vent’anni nelle carceri israeliane dopo una condannata a quattro ergastoli per il rapimento e l’uccisione di due militari israeliani e quattro palestinesi accusati di collaborazionismo. Dietro le sbarre ha imparato l’ebraico. Noto come il “macellaio di Gaza”, è stato tra i fondatori dell’ala militare del movimento islamista palestinese Hamas, le Brigate al Qassam.

Dopo il rilascio

È stato rilasciato avvenuto nel 2011, nel quadro di un accordo tra Hamas e Israele per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit, in cambio di prigionieri palestinesi. Dopo essere tornato a Gaza, Sinwar ha scalato rapidamente i ranghi della leadership di Hamas. Si ritiene che egli sia dietro l’uccisione nel 2016 di un importante comandante di Hamas, Mahmoud Ishtewi, nell’ambito di una lotta di potere interna. Nel 2017, Sinwar e’ diventato il leader di Hamas a Gaza collaborando con il capo dell’ufficio politico con sede in Qatar, Haniyeh, per allineare il gruppo all’Iran e ai suoi alleati nella regione, rafforzando al contempo le capacità militari dei miliziani islamisti palestinesi.

Il commento di Virgili

È stato eliminato “un massacratore di palestinesi”, commenta Tommaso Virgili, ricercatore post-dottorale presso lo WZB Berlin Social Science Center. “Lo potrebbero raccontare i palestinesi che ha ammazzato con accusa di collaborazionismo”, aggiunge. “Di certo non era amico del suo popolo, come raccontato i documenti divulgati nei giorni scorsi dal New York Times sul rischio che si è assunto con l’attacco del 7 ottobre e la volontà di uno spargimento di sangue”.

Sono quattro i punti che Virgili evidenzia dell’eliminazione del leader di Hamas. Primo: “Ora l’organizzazione è senza leader ma anche senza il suo legame più forte con l’Iran”. Secondo: “Israele ha risollevato la sua immagine in tutta la regione, anche nei Paesi degli Accordi di Abramo, riscattandosi dopo il fallimento militare e intelligence del 7 ottobre”. Terzo: “Israele sta puntando all’Iran ed è pronto ad approfittare anche del vuoto lasciato dagli Stati Uniti, presi dalle elezioni americane, per la sua rappresaglia”. Quarto e ultimo: “Senza Sinwar, che ha più volte osteggiato un accordo, ora si riapre la possibilità di un’intesa per la liberazione degli ostaggi ancora in vita”.

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