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Namastè. Ovvero, “mi inchino a te”. Così il premier Narendra Modi ha accolto il presidente Donald Trump allo stadio Motera di Ahmedabad, nell’est dell’India, un’arena da 110mila posti, la più grande del mondo per il cricket, lo sport nazionale indiano. L’abbraccio tra i due leader, ad aprire la due-giorni del leader americano nel Paese, è stato condito dalla conferma sull’accordo per una commessa da 3 miliardi di dollari per elicotteri militari, il prezzo che Nuova Delhi paga per una nuova intesa commerciale.

“NAMASTÈ TRUMP”

Per Trump è la prima visita nel Paese dall’arrivo alla Casa Bianca. “Ho percorso ottomila miglia attraversando il mondo solo per trasmettere il messaggio che l’America ama l’India; gli Stati Uniti rispettano l’India, saranno amici fedeli e leali”, ha detto il presidente in un evento carico di simbolismo. Da parte sua, Modi si è soffermato sul titolo dello show che ha riunito migliaia di indiani nello stadio Motera: “Namastè Trump”, termine sanscrito che ha tradotto in un “mi inchino a te”. Significa, ha detto il premier indiano, “che rendiamo omaggio non solo alla persona ma alla divinità che è dentro di lei”.

GLI OBIETTIVI DI TRUMP

Oltre il riconoscimento di divinità, il viaggio del presidente americano ha un duplico scopo: avvicinare Nuova Delhi nell’ambito della competizione globale a tutto tondo con la Cina, e superare le difficoltà riscontrare sul fronte commerciale. A marzo dallo scorso anno, Washington ha escluso l’India dalle “Generalized System of Preferences”, la lista dei Paesi emergenti esentati da alcuni dazi in cui si trovava dagli anni Settanta. Di tutta risposta, Nuova Delhi ha imposto dazi su diversi prodotti americani, misura definita “inaccettabile” da Trump. Eppure, ha detto oggi il presidente Usa, “Modi è un negoziatori formidabile”. E così, “siamo nelle prime fase di un accordo incredibile”, una nuova intesa che in pochi ritenevano potesse essere raggiunta nel breve termine.

LA SINTONIA SULLA DIFESA

La ritrovata sintonia è suggellata (cosa per nulla anomala) dal rafforzamento dei rapporti militari. “Credo che gli Stati Uniti dovrebbero essere il primo partner per la Difesa dell’India”, ha detto Trump parlando di un accordo da 3 miliardi di dollari. D’altra parte, gli Usa utilizzando da sempre l’export della Difesa come elemento di consolidamento delle partnership ritenute strategiche. Con l’India, da tempo impegnata nella competizione regionale con la Cina (che intanto consolida i legami con il Pakistan), ciò serve anche per aumentare la pressione sul Dragone.

IL DOSSIER RUSSO

Da non sottovalutare anche il dossier russo. Lo scorso settembre Modi ha incontrato Vladimir Putin a Mosca in occasione del ventesimo summit India-Russia, lo stesso che nel 2018 aveva ospitato la maxi-intesa per la vendita di cinque sistemi S-400, gli assetti che stanno mettendo in crisi il rapporto tra Washington e la Turchia. L’irrobustimento evidente delle relazioni indo-russe (spiegabile soprattutto in ottica anti-cinese) non è chiaramente mai piaciuto agli Stati Uniti. Durante la visita a Nuova Delhi di giugno, il segretario di Stato Mike Pompeo aveva ricordato la possibilità di sanzioni in caso di accordi commerciali con la Russia proprio relativamente all’acquisto di S-400. Oltre le questioni commerciali, Trump ha però adottato sempre un atteggiamento più conciliante durante i vari incontri con Modi.

L’ACCORDO PER GLI ELICOTTERI

Lo ha confermato oggi. L’accordo annunciato da Trump riguarda 24 elicotteri “MH-60R Seahawk Romeo” realizzati dalla Sikorski di Lockheed Martin. Sono i “falchi di mare”, destinati a impieghi navali che vanno dalla ricerca di sottomarini all’attacco di superficie. L’annuncio era già stato anticipato la scorsa settimana, quando il Cabinet Committee on Security presieduto dallo stesso Modi aveva approvato il procurement per 2,6 miliardi di dollari. La vendita avverrà direttamente dal governo statunitense, attraverso la formula del Foreign military sales (Fms) possibile grazie all’accordo tra l’autorità indiana e il Pentagono.

VERSO ALTRE INTESE

L’impressione è che il rafforzamento delle intese nel campo della Difesa non si fermi qui. La comune avversione all’assertività cinese in tutta la regione dell’indo-pacifico ha già portato Stati Uniti e India a condurre le prime esercitazioni militari congiunte (Tiger Triumph, via aria, mare e terra) lo scorso autunno. La Marina indiana ha in agenda la dotazione di oltre 230 nuovi elicotteri per il prossimo decennio, per un valore stimato dagli osservatori in 10 miliardi di dollari. Tra l’altro, solo un paio di settimana fa, il Pentagono ha autorizzato la possibile fornitura (da 1,9 miliardi) a Nuova Delhi dell’Integrated Air Defense Weapon System, un pacchetto che include un’ampia gamma di sensori, armamenti ed equipaggiamenti di supporto per la difesa aerea. D’altra parte, già due anni fa, il governo indiano aveva dato luce verde all’avvio di programmi d’acquisto (aperti ai produttori stranieri) per 111 elicotteri leggeri per impiego navale (Nuh) e per 24 multiruolo (Nmrh), alla luce delle preoccupazioni per il potenziamento dello strumento marittimo cinese.

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