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Ci sono aiuti rumorosi, che forse presuppongono un altro interesse, ce ne sono altri molto più silenziosi, che si portano dietro uno spirito di condivisione reale, profondo. La situazione con il coronavirus ha esposto l’Italia su un terreno rischioso: la campagna di propaganda che diversi Paesi hanno provato a costruire attorno alla gestione e alla reazione alla pandemia. È un interesse profondamente strategico, che colpisce la Penisola in un momento delicato. Mentre dalla Russia si alza lo spin mediatico sull’invio di alcuni equipaggiamenti, che si portano dietro il mistero di quanti soldati russi arriveranno in Italia, e mentre la Cina usa ogni mossa per la sua competizione globale, farcendo ogni azione di propaganda, nel pieno della campagna revisionista per sganciarsi dalle responsabilità sull’epidemia, dagli Usa si muovono dinamiche più silenziose.

Oggi dalla base di Ramstein, in Germania, è decollato un C-130J Super Hercules dell’86esimo stormo Airlift Wing dell’aviazione statunitense con a bordo un sistema mobile di stabilizzazione dei pazienti (Erpss, fornisce 10 posti letto e può supportare un totale di 40 pazienti per un periodo di 24 ore). L’areo è atterrato ad Aviano e consegnerà il nuovo equipaggiamento alla Difesa italiana – il rapporto tra Palazzo Baracchini e Pentagono è attualmente, con il Quirinale, lo snodo delle relazioni tra Roma e Washington.

Oggi, senza clamori, l’ambasciata americana in Italia ha ripreso con uno statement il tweet dell’Usafe-Afafrica, ossia struttura regionale che segue l’area europea e africane e gestisce le operazioni umanitarie e la Nato. Citata la dichiarazione del comandante, il generale Jeff Harrigian: “Questo sforzo è la prova del nostro sostegno reciproco, mentre lavoriamo insieme per rispondere a questa emergenza sanitaria. Siamo in stretto contatto con i nostri amici italiani, con il Dipartimento di Stato e con il comando europeo degli Stati Uniti per fornire attrezzature adeguate in modo sicuro e tempestivo. È un privilegio sostenere gli sforzi italiani in risposta all’emergenza, il nostro impegno costante riflette il valori del popolo americano: fornire assistenza quando e dove è necessario”.

Nei giorni scorsi, all’aeroporto di Villafranca di Verona è arrivato un Dc8 decollato Greensboro, North Carolina. Portava a bordo un ospedale da campo con apparecchiature tecniche spedito in Italia dalla Samaritan’s Purse, un’organizzazione umanitaria cristiana evangelica americana (il mondo dei cristiani evangelici è quello a cui appartiene il vicepresidente Mike Pence, che la Casa Bianca ha scelto come riferimento per la gestione del contrattacco all’epidemia; mondo che per altro fa da constituency anche per il presidente Donald Trump). L’ospedale è ora operativo a Cremona, una delle aree più colpite dalla sindrome Covid-19 connessa alla coronavirus.

Val la pena riprendere un commento di Oscar Giannino, che condividendo l’articolo con cui The Aviotionist ha descritto i dettagli tecnici del volo di trasferimento, ha twittato: “Solo per dirvi che non sono solo cinesi russi e cubani ad aiutarci, altri lo fanno più silenziosamente perché non interessati a propaganda di regime”.

Nei giorni scorsi, la Fondazione Eli Lilly ha fatto sapere senza troppo clamore che donerà agli ospedali italiani un milione di euro di insulina. “Vogliamo dare il nostro contributo e lo facciamo con uno dei farmaci che produciamo in grandi quantità”, ha spiegato a Formiche.net Concetto Vasta, direttore Public affairs della multinazionale americana e direttore generale della Fondazione Eli Lilly. “Produrre un farmaco come l’insulina sul nostro territorio è importante, perché ci consente di averne sempre a disposizione, anche in casi di emergenza”.

(Foto: Twitter, @HQUSAFEAFAF)

Dagli Usa arrivano aiuti all'Italia, ma senza la propaganda russa e cinese

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