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Alcuni dei titoli di giornale che hanno annunciato lo strike del governo americano contro Qassem Soleimani in Iran sostengono che l’uccisione del comandante “ha rimosso un’enorme minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Solo a leggere un’affermazione del genere viene da infuriarsi. Soleimani non era “un’enorme minaccia” per la sicurezza del Paese. A dire il vero, era una minaccia a causa della presenza americana nella regione. Se si rimuove questa, si rimuove anche la minaccia ed entrambe scompaiono nello stesso istante.

La linea di fondo è semplice e diretta: gli Stati Uniti non hanno interessi strategici vitali in Medio Oriente. Chi non dovesse condividere questa affermazione forte ma ragionevole non può tuttavia non concordare che l’interesse diretto degli Stati Uniti nella protezione del suolo americano è scarso o del tutto assente in Medio Oriente. Per di più, e questo è un passaggio chiave, la forza militare americana non può raggiungere (come gli ultimi decenni hanno chiaramente mostrato) nessuno degli obiettivi che il governo statunitense si è prefisso nella regione. Avere intenzione di fare qualcosa non significa averne le capacità.

Nell’era post-Guerra Fredda il Medio Oriente ha dominato l’agenda della politica estera americana e si è guadagnato la maggior parte dei suoi investimenti in sangue e denaro. I contribuenti americani hanno pagato una cifra compresa fra 50 e 90 miliardi di dollari l’anno per mantenere circa 30 mila truppe americane e numerose navi e aerei stanziati nel Golfo. A difesa di queste politiche pagate a caro prezzo, i leader americani hanno sottolineato la necessità di rimpiazzare dittature con democrazie, garantire lo Stato di diritto, supportare i governi alleati e combattere il terrorismo. Dovrebbe essere chiaro a chiunque che questi guadagni elusivi – che, anche se si potessero realizzare, avrebbero un impatto diretto trascurabile sulla sicurezza nazionale americana – sono stati di gran lunga sorpassati dai loro costi eccessivi.

In effetti, l’uso della forza da parte del governo americano in Iraq, Afghanistan, Libia e Siria ha avuto un costo enorme (secondo le stime di Trump 7 trilioni di dollari) e oggi gli Stati Uniti non sono più sicuri (anzi, probabilmente lo sono meno) di quando hanno iniziato, così come la regione non è più sicura o stabile. Dopo aver apparentemente riconosciuto questi fatti, il presidente Trump ha corso per la Casa Bianca con la promessa di tirar fuori gli Stati Uniti dal Medio Oriente e porre fine alle “guerre infinite” americane. Ci aveva visto giusto. Purtroppo, assediato dall’establishment diplomatico e dai media, e guidato da un odio profondo per il regime iraniano, Trump sembra in procinto di iniziare un’altra costosa e inutile guerra in Medio Oriente.

Se gli Stati Uniti abbandonassero interamente la regione, gli americani non sarebbero meno sicuri di quanto lo sono oggi. Al contrario, sarebbero molto più sicuri e le finanze del Paese verserebbero in condizioni assai migliori. I cosiddetti “esperti” che credono l’opposto dovrebbero essere costretti dai media a spiegare le loro ragioni, che contraddicono la realtà degli ultimi 25 anni. Dovrebbero ad esempio spiegare con precisione in che modo Soleimani era “un’enorme minaccia” alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Diranno senz’altro che la sua Forza Quds, la famigerata unità della Guardia Rivoluzionaria, era responsabile della campagna di espansione e terrorismo in Medio Oriente e specialmente in Iraq, Siria e Libano orchestrata dalla Repubblica islamica. Ma questo non risponde alla domanda, semplicemente ne pone un’altra: perché una campagna di terrore ed espansione in Medio Oriente costituisce una “grave minaccia” o qualsiasi tipo di minaccia alla sicurezza degli americani? Perché, in assenza di una presenza degli Stati Uniti in Medio Oriente, non dovremmo aspettarci la creazione nella regione di una coalizione di contrappeso contro l’Iran, che possa dar vita a uno stabile equilibrio di potere per prevenire la dominazione iraniana? Questo è quel che la storia e le nostre più accreditate teorie sulle relazioni internazionali ci dicono di aspettarci. Perché non dovremmo crederci?

Iran? Il gioco non vale la candela. La versione di Randall Schweller

Di Randall Schweller

Alcuni dei titoli di giornale che hanno annunciato lo strike del governo americano contro Qassem Soleimani in Iran sostengono che l’uccisione del comandante “ha rimosso un’enorme minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Solo a leggere un’affermazione del genere viene da infuriarsi. Soleimani non era “un’enorme minaccia” per la sicurezza del Paese. A dire il vero, era una minaccia a causa…

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