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Benedetta Cosmi, mamma, giornalista economico, trentaseienne, esponente di spicco della società civile di Milano, da un lungo trascorso nel sindacato che ha contribuito ad innovare. Per cinque anni Innovation manager della Cisl e vicedirettore della testata sindacale milanese.

E’ anzitutto una cara amica che ho avuto modo di incontrare lungo il percorso dell’instancabile azione culturale a favore della libertà di scelta educativa. Il suo fare colto intelligente essenziale mi ha aperto spazi di riflessione e mi sono resa conto dal primo momento che aveva capito la questione “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa”.

Nascono cosi le amicizie intellettuali dove ci si vede pochissimo, ci si incontra meno ma ci si ritrova nella voglia di conoscere, approfondire, porsi al servizio della Nazione con competenza.

Ho sempre dichiarato che avremo Istituzioni responsabili nella misura in cui saremo cittadini seri… e ritrovo la Cosmi in occasione della sua sesta pubblicazione “Il bene comune. Dove spingere lo sguardo della politica” per Armando Editorecon questo messaggio chiaro e appassionato:Chi si deve occupare del bene comune?” E’ la domanda di fondo che lega i vari capitoli e gli interventi.

L’interesse per la cosa pubblica da dove nasce e perché? Ed è sempre un interesse proficuo.

L’attuale momento storico ha registrato tutto il fallimento dell’incompetenza, e dell’approssimazione. Dopo gli slogan “non serve studiare, non serve approfondire” siamo giunti al traduttore automatico, di modo che studiare le lingue è superfluo… Ma cosa ne facciamo di questo tempo sottratto all’impegno di conoscere? Quel sapere che ci rende persone solide, robuste, complete è sacrificato per trasformarci in sudditi. I cittadini pensanti sono pericolosi.

Siamo arrivati al “Che ci vuole? Lo posso fare anch’io”… L’operaio che fa la gavetta e diventa imprenditore, lo studente che studia e diventa un maestro hanno ceduto il passo al relativismo della non conoscenza che abbiamo pagato a caro prezzo…. Promesse che erano oggettivamente impossibili, irrealizzabili, si sono sgonfiate da sé, ma ormai i cittadini, sostituiti dai sudditi, hanno creduto al paese dei balocchi. E lo pretendono! Quindi il popolarismo, che al grido “I care” si impegnava per cambiare in meglio la cosa pubblica, ha ceduto il passo al populismo fatto di incompetenza e irresponsabile incoscienza.

Abbiamo abbassato il livello culturale e abbiamo creduto al pifferaio magico. Abbiamo colpito la scuola minandola nelle conoscenze, competenze, pluralismo in quella sana concorrenza che alza il livello della qualità, e non solo per ideologia ma perché era pericolosa. La conoscenza è l’unica droga che crea indipendenza: è quanto mai pericolosa.

Perciò la Cosmi, con la sua carrellata attraverso scuola, musei, teatri, tasse, università, infrastrutture sembra legare la cosa pubblica con un fil rouge: la conoscenza e l’impegno.

La pubblicazione di Benedetta Cosmi ha chiaro che occuparsi della cosa pubblica domanda competenza, conoscenza, serietà; non possiamo parlare a lungo alla pancia della gente: sanare il debito pubblico, stare a casa ed essere pagati, eliminare il precariato, superare la legge Fornero, soldi per tutti e debito azzerato erano dei falsi ma – ahimè – ciò che preoccupa non è il falso detto ma il falso creduto…

Un rischio che la Cosmi cerca di superare ponendosi delle domande e ponendole al lettore. Fenomeni messi in discussione, smontati per trovare davvero una alternativa, una soluzione come a chi sta davvero a cuore la cosa pubblica. Ad esempio sui giovani, raccontati come soggetti disinteressati, nello specifico, alla partecipazione politica, a quell’attitudine che in seguito chiameremo cittadinanza partecipata: esiste davvero questo problema? E se sì, da cosa deriva il disinteressamento politico tra i giovani? Quale è la sua entità, la sua natura, quali le cause? E come loro stessi possono dare il proprio contributo alla costruzione e al rinnovamento del nostro Paese? “Cosa dire ad un ragazzo di 17 anni per convincerlo a non lasciare l’Italia?”.

Ma se cosi stanno le cose è possibile pensare che sia la conseguenza di una generazione incapace di passere le redini? Una domanda aperta, a cui il lettore potrà trovare una risposta nelle pagine di Cosmi. Venivamo da epoche in cui l’individuo scappava a gambe levate da ogni forma di impegno, forse per la prima volta nella storia del nostro Paese, dopo canzoni, bandiere, battaglie che avevano fatto la storia. Si registrava sia sul piano privato, col calo dei matrimoni, sia nella partecipazione alla vita pubblica, ai partiti, sindacati. Era un mondo arido, ma una nuova generazione nasceva con le passioni di sempre. Per il cinema, che volevano tenere aperto nei quartieri storici, proiettare nelle sere d’estate. Eppure hanno tutti i mezzi in tasca per farne a meno. (La tecnologia, vedete, è solo un mezzo. La scelta è nostra). Per il teatro, che hanno iniziato a portare nei paesini abbandonati. Per la lettura, che hanno rilanciato e incentivato in mille nuovi modi, dal book crossing alle bibliocabine. I giovani non si sarebbero ribellati. Nuova variabile. Sarebbe prevalso il bisogno di “incontro” con coetanei (sempre meno facile pure in termini demografici, per il calo iniziato alla fine del secolo e proseguito in quello della crisi), e con le altre generazioni, talmente disilluse, però queste, da non aver avuto voglia di passare valori, e meno che mai le redini.”

In modo chiaro la Cosmi individua nell’’incapacità di passare le redini quell’illusione tutta giovanile del “E che ci vuole? Posso farlo anch’io”.

Se anche questo estremo si è dimostrato fallimentare su cosa puntare?

Possiamo puntare su un Giornalismo costruttivo e sulla Scuola.

Ho avuto il piacere e l’onore grazie alla generosa richiesta della Cosmi, che ha sempre cercato nel suo giornalismo costruttivo – come lo ama definire lei – di scovare storie, idee per la cosa pubblica…perché l’impegno parte sempre da un movimento del singolo, sembra dire nel testo.

Ho scritto così il capitolo “Il bene comune e le politiche scolastiche”. Quale rapporto esiste tra scuola e bene comune?  Come si tutela il bene comune?  A chi spettano l’educazione, l’istruzione, la formazione, la trasmissione generazionale? Chi è un buon maestro?  Che cosa deve fare la politica?  Che cosa dicono i numeri rispetto alla situazione europea?  Come si recuperano gli “ultimi”? Che società siamo?

Non anticipo troppo. Desidero solo stimolare il desiderio di uscire e correre in libreria ad acquistarlo, il libro di Benedetta Cosmi, e non per contribuire ai diritti d’autore (non si negano a nessuno), ma perché il cambiamento passa sempre da un primo, piccolo gesto: acquistare un libro, misurarsi con le buone idee, gustare il profumo della carta letta, sudata…  e allora i nostri giovani che ci guardano potranno davvero vedere che “impegnarsi vale la pena”.

IL BENE COMUNE. Il libro di Benedetta Cosmi

Benedetta Cosmi, mamma, giornalista economico, trentaseienne, esponente di spicco della società civile di Milano, da un lungo trascorso nel sindacato che ha contribuito ad innovare. Per cinque anni Innovation manager della Cisl e vicedirettore della testata sindacale milanese. E’ anzitutto una cara amica che ho avuto modo di incontrare lungo il percorso dell’instancabile azione culturale a favore della libertà di…

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