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Joe Biden vince in dieci Stati, fra cui il Texas, dov’è testa a testa incertissimo. Bernie Sanders vince in quattro Stati, ma fa bottino in California, che è il più popoloso e il più ricco di delegati.

Nella notte in cui si contano i voti – e i delegati – del Super Martedì, la coalizione dei moderati, creatasi intorno a Biden contro Sanders, funziona. Non decolla, invece, la campagna di Mike Bloomberg; e va a fondo quella di Elizabeth Warren, battuta da Biden negli Stati dove è senatrice, il Massachusetts, e dov’è nata, l’Oklahoma.

La corsa alla nomination, di qui in avanti, sarà a due: Biden contro Sanders, centro contro sinistra. Sanders non va in fuga solitaria, come forse sperava, ma il successo in California lo può ancora tenere in testa in testa alla conta dei delegati. Un calcolo ancora parziale aggiornato dal New York Times alle 03.00 della Costa Est, le nove del mattino in Italia, senza considerare la California, ne dà 263 a Biden – totale, con quelli già conquistati, 316 – e 190 a Sanders – totale 250 -. Briciole agli altri: 16 alla Warren – totale 21 -; 11 a Bloomberg e uno a Tulsi Gabbard, che non ne avevano.

Biden, che trae vantaggio dai ritiri e dagli endorsement di Pete Buttigieg e Amy Klobuchar, prevale a sorpresa in Virginia e pure in Texas, dov’era favorito Sanders, e conquista Maine, Massachusetts, North Carolina, Tennessee, Alabama, Oklahoma, Arkansas e Minnesota. Sanders prevale nel Vermont – il suo Stato -, in Colorado e nello Utah, prima d’imporsi – come previsto – in California. Sul piano demografico ed etnico, Biden è campione fra gli “over 50″ e i neri; Sanders fra i giovani e – una novità rispetto al 2016 – fra gli ispanici.

Sanders ha una partenza in salita: la sconfitta in Virginia innesca un po’ di delusione. Ma le notizie dalla California, che da sola vale 415 delegati, più del 10% del totale, gli portano delegati e gli ridanno fiducia. Il Super Martedì fa però scattare un segnale d’allarme per il senatore, che perde in tutti gli Stati passati dal sistema dei caucuses a quello delle primarie, Maine, Minnesota, Colorado, dove aveva vinto nel 2016; e ve ne sono molti altri, di qui in avanti, che hanno fatto la stessa scelta.

Biden, partito malissimo in queste primarie con un filotto di sconfitte, Iowa, New Hampshire, Nevada, vive un Super Martedì positivo: dopo la conquista della South Carolina e gli endorsement di Buttigieg e della Klobuchar, la sua campagna ha ritrovato fiducia e ha dissipato lo scetticismo che la circondava. “È una grande notte”, esulta l’ex vice-presidente a Los Angeles: “Ci avevano dati per morti, ma siamo qui, siamo vivi, abbiamo fatto qualcosa di straordinario”.

Sanders, da Burlington, la città di cui è stato sindaco, nel Vermont, esprime fiducia: “Vinceremo la nomination e sconfiggeremo Donald Trump, il presidente più pericoloso della storia del nostro Paese”.

Grande la delusione per Bloomberg, che vince solo nelle Isole Samoa e non sfonda in Stati su cui aveva puntato, come la Virginia e l’Arkansas. Il miliardario valuterà nelle prossime ore il da farsi, discutendo con il suo staff se e come procedere.

Donald Trump, che inanella vittorie nelle sue primarie senza contendenti, gira il coltello nella piaga: “Il vero perdente della serata è di gran lunga mini Mike Bloomberg. 700 milioni di dollari buttati via per niente: le uniche cose che ha ottenuto sono il soprannome mini Mike e la totale distruzione della sua reputazione”. Il presidente ha anche parole ironiche per Warren: “Elizabeth ‘Pocahontas’ è l’altra perdente della serata: non è arrivata nemmeno vicino a una vittoria nel suo Stato… Beh, ora può sedersi insieme al marito e bersi una birra fresca”.

(Foto: Gage Skidmore)

(Usa2020)

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