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Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha avuto questo pomeriggio una lunga e articolata conversazione con il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Al centro dei colloqui bilaterali, la crisi ucraina, siriana e soprattutto la Libia. Quest’ultimo è un dossier su cui i presidenti si sono ripromessi un “aggiornamento costante” in considerazione dell’importanza strategica che la Libia riveste per gli interessi anche italiani.

La Russia, con la Turchia, sta diventando un player sempre più centrale sul dossier libico. Mosca appoggia con un contingente di contractor le forze con cui il signore della guerra della Cirenaica, Khalifa Haftar, sta cercando di rovesciare il governo di accordo nazionale, esecutivo internazionalmente riconosciuto che sotto l’egida dell’Onu lavora da Tripoli nel tentativo di riunificare il Paese. È il lato su cui in maniera diplomatica e formalmente non sbilanciata opera l’Italia e con cui la Turchia ha recentemente stretto un rapporto di cooperazione più diretta che riguarda anche il quadro militare — il 7 gennaio verrà votato l’invio di truppe in Libia da parte del parlamento turco.

Il contatto con Putin, per Roma (uno degli attori esterni più coinvolti sulla crisi libica), diventa dunque un passaggio fondamentale per il tentativo di fermare il conflitto, anche in vista della conferenza di pace che l’Onu ha programmato prossimamente a Berlino.

Anche perché la Russia dimostra tutt’altro che compattezza: se sul lato della difesa c’è un tentativo di spingere la soluzione militare, appoggiando Haftar, su quello della diplomazia c’è molta più cautela. L’attacco haftariano, partito da oltre otto mesi e da subito in stallo, viene criticato dai funzionari del Ministero degli Esteri che si occupano di coprire il quadrante geopolitico del Nord Africa — una regione in cui Mosca ha molto spinto la penetrazione strategica e in cui vorrebbe evitare forti e ulteriori destabilizzazioni.

Dossier Libia. Cosa si sono detti Conte e Putin

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