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Donald Trump ci riprova per la seconda volta e sceglie di nominare il fedelissimo deputato texano John Ratcliffe come Director della National Intelligence. Il Dni è il capo delle diciassette agenzie di intelligence statunitensi, e per il momento il ruolo è occupato in forma acting, ossia da un facente funzione. Richard Grenell, ambasciatore in Germania, altro fedelissimo nominato pochissimi giorni fa per sostituire un altro direttore ad interim, Joseph Maguire, a sua volta nominato nell’agosto dello scorso anno quando il primo tentativo di sostituire l’uscente Dan Coats con Ratcliffe era andato male, data l’opposizione di tutto il fronte congressuale per la scarsa esperienza del candidato e per le sue posizioni troppo partisan.

I rapporti di Trump con Maguire erano ormai logorati da quando il Dni aveva deciso di assecondare un subpoena alzato dalla Commissione Intelligence della Camera (differentemente in effetti non avrebbe potuto fare) e andare a testimoniare nell’ambito dell’impeachment. In precedenza anche le relazioni del presidente con Coats avevano preso una strada simile per via del cosiddetto Russiagate, l’interferenza russa durante le presidenziale del 2016 su cui Trump ha sempre tenuto una linea irrisoria (per proteggere la propria vittoria dal peso di terze mani), mentre il Dni difendeva l’operato delle intelligence che ne hanno dimostrato l’esistenza.

Quando Trump comunicò di aver scelto Ratcliffe con un tweet la scorsa estate, non solo la comunità di intelligence ma anche deputati e senatori crearono un muro. Non era adatto, non aveva esperienze nel settore, e veniva accusato di abbellire le proprie credenziali per cercare di arricchire il suo curriculum. Trump fu costretto a ritirare la scelta e muoversi verso Maguire, un sostituito sicuro, un funzionario che aveva fatto carriera nell’intelligence, già comandate decorato del Naval Special Warfare che fino alla nomina al Dni era stato direttore del National Counter-terrorism center.

Ora ci riprova, dicevamo: Ratcliffe è “un uomo eccezionale di grande talento” scrive Trump in un tweet. E poi ha aggiunto ai giornalisti che il congressman texano è stato “trattato molto male, molto duramente dalla stampa”.

Non è chiaro se Ratcliffe riuscirà a passare il vaglio del Senato: pare per esempio che quando il suo nome era iniziato a circolare lo scorso anno, il presidente della Commissione Intelligence della camera alta, il repubblicano Richard Burr, disse ai funzionari della Casa Bianca che Ratcliffe era troppo “di parte” per la posizione, ossia troppo trumpiano – una critica che ha colpito anche Grenell, la cui attività diplomatica è stata considerata fuori dagli schemi perché troppo politicizzata.

La nomina di Ratcliffe potrebbe avere anche una funzione tattica. Inviare gli incartamenti al Congresso permette a Trump di allungare i tempi di permanenza in carica di Grenell, che è l’obiettivo di Trump in questo momento: assicurarsi l’intelligence sotto la guida di un lealista. Soprattutto nel momento delicato delle presidenziali, circostanza che potrebbe anche cambiare l’umore dei congressisti repubblicani, che potrebbero scegliere di essere più bendisposti davanti alle volontà del presidente per evitare imbarazzi da pagare sul piano elettorale.

Trump ci riprova con Ratcliffe. Sarà lui il nuovo capo dell'intelligence?

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