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Le banche sono semivuote (possibile andare allo sportello solo per appuntamento), ma i bancari temono per la loro la sicurezza. Non è paura del contagio, visto che sindacati e Abi hanno stabilito per primi delle regole per salvaguardare la salute di dipendenti e clienti. Il problema è che la misura cardine del decreto liquidità passa proprio per le banche. Il terminale della concessione dei prestiti garantiti sono gli istituti di credito. A loro il compito di spiegare ai clienti le procedure e l’onere di concedere o no la liquidità necessaria ad andare avanti. Non preoccupa tanto quello riservato alle grandi imprese (che si suppone facciano intervenire rappresentanti), quanto quello da 25 mila euro riservato alle piccole aziende e agli autonomi.

“Alcune banche non sono ancora pronte, poiché non hanno predisposto le circolari interne né hanno modificato le procedure per poter accogliere le richieste da parte della clientela”, è la denuncia che Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin hanno inviato direttamente al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e ai prefetti.

La situazione, sostengono i sindacati, “potrebbe generare tensione fra i clienti che si recheranno nelle filiali bancari, sfociando in fenomeni di violenza”. La soluzione per le sigle dei bancari è “rafforzare la sicurezza” di chi si trova sui posti di lavoro. Non sono esagerazioni, visto che devi fenomeni di violenza “sono già stati registrati, a danno delle lavoratrici e dei lavoratori bancari, in queste ultime settimane”.

Lo stesso presidente dell’Abi (l’Associazione bancaria italiana) è intervenuto da una parte tirando le orecchie ai sindacati, dall’altra difendendo i bancari. “Quando c’è un incendio non bisogna discutere, bisogna correre con i secchi a spegnerlo. Ma mentre i pompieri e i volontari vengono ringraziati, i bancari vengono criticati e nessuno li ringrazia”. I lavoratori degli istituti di credito “stanno facendo miracoli” e il sistema creditizio “sta svolgendo un lavoro eccezionale, con norme eccezionali”.

Nei giorni scorsi i sindacati dei bancari avevano minacciato di fare i nomi delle banche ancora impreparate. Alcuni grandi istituti di credito hanno invece giocato d’anticipo. Intesa SanPaolo si è mossa su più fronti. Sulla moratoria ha concesso autonomamente 130 mila richieste di moratorie su mutui e finanziamenti all’impresa e anticipato ai correntisti la Cassa integrazione da Covid. Sul fronte deli prestiti con la garanzia statale, si è attivata per mettere in campo strumenti ad hoc per permettere di richiedere il prestito anche a distanza.

Per tutti vale la richiesta di semplificare le procedure. Bankitalia ha incontrato le associazioni dei consumatori che hanno raccolto le lamentele dei cittadini alle prese con gli strumenti predisposti dal governo. Dal canto suo l’istituto centrale guidato da Ignazio Visco ha dato alle banche l’indicazione di non segnalare alla Centrale rischi né gli sconfinamenti relativi a finanziamenti concessi alle imprese sulla base del decreto Cura Italia, né le rate scadute, in quanto sospese sulla base della moratoria prevista dallo stesso provvedimento

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