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Non sembri blasfemo, ma l’Italia ha un nuovo, potente alleato nella sua trattativa a Bruxelles per i coronabond: papa Francesco. Al termine della Santa Messa pasquale a San Pietro il papa ha impartito l’indulgenza plenaria. Prima, però, ha pronunciato un discorso sull’emergenza sanitaria, la crisi del coronavirus, e quella economica in arrivo. In un passaggio, il pontefice si è soffermato sulla sfida che si trova di fronte oggi l’Ue, e non ha usato mezzi termini.

“Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone. Tra le tante aree del mondo colpite dal coronavirus, rivolgo uno speciale pensiero all’Europa”. “Dopo la Seconda Guerra Mondiale – ha ripreso – questo amato continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato”.

Poi, dall’Altare della Confessione, il Santo Padre ha lanciato un monito in direzione Bruxelles. “È quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne, che tali rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda”, ha avvertito.

“Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative. L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni”.

Il riferimento alle “soluzioni innovative” sembra non lasciare spazio a interpretazioni. Chi avrebbe detto che, nel mezzo della partita europea che vede l’Italia chiedere l’adozione di strumenti di condivisione del debito e dall’altra parte un muro dei Paesi nordeuropei, a partire da Germania e Olanda, un endorsement agli “eurobond” sarebbe arrivato proprio dal pontefice? Martedì si riunirà l’Euro-summit per trovare il bandolo della matassa. E Roma si presenterà compatta, da una parte all’altra del Tevere.

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