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“Edizione è una grande piattaforma con cuore e testa italiani anche se per il 70% è internazionale”. Alessandro Benetton, da quasi tre anni presidente della holding di famiglia ma da quasi quattro coinvolto nelle scelte strategiche, riassume in questa immagine la svolta del gruppo, che ha cambiato pelle su due fronti: la riorganizzazione totale delle attività e il passaggio generazionale. E lo fa in un’intervista al Sole 24 Ore. “Sbagliato darsi da soli i voti in pagella”, premette, “ma le novità sono state tante e le abbiamo gestite in tempi record diventando più grandi, più solidi, più diversificati”, spiega.

“I risultati di quella che ho definito, appena assunto l’incarico, la sfida più grande della mia vita lo stanno dimostrando e lo dimostreranno sempre di più”. Così è nato un insieme di aziende che a fine anno avrà un valore di mercato intorno a 13 miliardi e che ha come leva il nuovo patto di governance tra i quattro rami familiari per garantire la stabilità necessaria. Nella sua prima intervista su Edizione dopo la nomina, il secondogenito di Luciano, che insieme ai fratelli e la sorella diede vita alla dinastia veneta dell’abbigliamento, racconta strategie, scelte, retroscena che sono alla base del rilancio dopo quelli che definisce momenti drammaticamente dolorosi, seguiti al crollo del Ponte Morandi, a Genova, di proprietà della società Autostrade, a quel tempo controllata da Atlantia, che oggi ha preso il nome di Mundys.

“Il mio mestiere”, dice, “è stato rimettere in ordine le tradizioni e cancellare le cattive abitudini. E con i miei cugini lo abbiamo fatto rimettendo al centro i valori dei padri fondatori. Certo la cicatrice e il dolore rimangono, fanno parte della nostra storia. Purtroppo portiamo nel nostro bagaglio esperienze che non possono essere cancellate. Ma anche se è ben noto il mio disaccordo su scelte talvolta fatte in passato, il mio giudizio sulla mia famiglia, composta da persone specchiate, non cambia”.

Benetton allarga lo spettro poi alle varie attività del gruppo. “L’Innovation hub di Fiumicino (scalo gestito, insieme a Ciampino, da Adr, società controllata dai Benetton, ndr), che ha coinvolto oltre mille start up provenienti da cinque continenti, dalla Silicon valley all’Asia. Oggi 50 di queste realtà stanno sviluppando i loro progetti. Le start up, così come l’attività di venture capital, sono fondamentali per testare settori industriali diversi, che possono poi trasformarsi in nuovi verticali di business. Anche Autogrill sta lavorando per far nascere un Innovation hub che supporti lo sviluppo di start up nel food&beverage in mobilità. Il focus sarà sulla riduzione delle emissioni e dell’impatto ambientale, oltre che sul fornire servizi innovativi alla clientela”.

E ancora, “reti e servizi di trasporto continueranno a rimanere centrali, con l’intenzione di continuare a crescere per linee esterne mediante acquisizioni, alleanze, partecipazione a grandi operazioni a livello internazionale. La strategia è quella di, come mi piace dire, puntare sulla sperimentazione del fare. Innovazione e sostenibilità saranno il filo rosso che dovrà guidare la gestione degli asset. Mundys è votata allo sviluppo, che è qualcosa di permanente, coltivando un patrimonio proprio dei soci fondatori della Benetton. La nostra gestione del patrimonio è dinamica, non dogmatica. Siamo presenti con attività separate nel settore agricolo, nell’immobiliare, continueremo nelle diversificazioni. Possiamo entrare in un settore allo scopo di valutarlo senza impegni troppo vincolanti, né forzature. Mai in un’ottica speculativa: non siamo finanzieri, ma investitori industriali di lungo termine”.

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