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SOTTO

Sette giorni fa petrolio Wti e Brent avevano perso oltre il 23%, facendo segnare il peggiore trend dalla crisi finanziaria del 2008. E il frutto del combinato disposto tra il calo della domanda a causa del Covid-19 e il calo dell’offerta in virtù delle tensioni tra l’Arabia Saudita e la Russia. Così come osservato pubblicamente dal direttore finanziario di Bp, Brian Gilvary, la domanda per il greggio non dovrebbe crescere su base annuale nel 2020 e potrebbe essere addirittura negativa.

Una contingenza che non ha subito milgioramenti dall’intervento del presidente americano Donald Trump, che venerdì scorso ha chiesto al dipartimento dell’Energia statunitense di acquistare greggio per le scorte federali così da sostenere i prezzi.

BANK & OIL

La Federal Reserve ieri aveva provato a tagliare i tassi di interesse allo zero per cento, ma la mossa non ha suscitato una reazione nei mercati e nemmeno nel prezzo del petrolio. Un’azione che segue l’annuncio della scorsa settimana di voler iniettare più di mille miliardi di dollari nei mercati statunitensi per eliminare il crescente panico provocato dalla pandemia. È di tutta evidenza come mentre il coronavirus mostra un impatto costante sui mercati azionari globali, l’industria petrolifera sembra essere avvitata su se stessa perché la pandemia sta influenzando la domanda di petrolio, ma invece di cooperare, le più grandi nazioni petrolifere del pianeta stanno affrontando una guerra dei prezzi.

In questo quadro la Russia, dopo aver ottenuto un accordo Opec, ha suggerito agli altri produttori di “aprire le porte”, ma l’Arabia Saudita ha risposto che era pronta a saturare il mercato con ancora più petrolio. Gli Emirati Arabi Uniti hanno aumentato la propria produzione a 3 milioni di barili al giorno e anche l’Iraq ha aggiunto migliaia di barili al suo solito dato di produzione.

TROPPO PETROLIO

Stando così le cose l’eccesso di petrolio nel primo semestre 2020 potrebbe raggiungere anche la cifra record di 1,3 miliardi di barili, ovvero fino a quasi quattro volte di più rispetto al precedente del 2015. Un fatto anomalo e dagli esiti imprevedibili, che arriva mentre la domanda di petrolio sta crollando a causa della pandemia. Facendo due calcoli, si potrebbe registrare un eccesso su base mensile tra 4 milioni e 10 milioni di barili entro il prossimo mese di maggio e al contempo la domanda potrebbe diminuire di ben 10 milioni di barili al giorno. Ma l’Arabia Saudita punta comunque a immettere ancora più petrolio nel sistema, nelle stesse settimane in cui Mohammad bin Salman sta affrontando la più grave crisi di autorità della sua storia. Con quali conseguenze?

Tra il 2014 e il 2016 il tentativo di influenzare in negativo l’industria americana dello shale oil ha causato alla stessa Arabia Saudita un disavanzo record (98 miliardi di dollari nel 2015) e ha dovuto anche utilizzare più di 250 miliardi di dollari delle sue riserve valutarie in quel periodo. Altri disavanzi di bilancio di un certo peso dovrà affrontare verosimilmente fino al 2028. Sarà in grado di affrontarli?

twitter@FDepalo

 

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