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Ieri è stato il giorno più difficile per il nostro Paese. Dopo il massimo di morti giornalieri, i 475 registrati ieri, l’Italia ha superato la Cina anche nel computo assoluto delle vittime di coronavirus: 3.405, 427 in più rispetto alla giornata di ieri, contro le 3.249 comunicate da Pechino. E secondo i numeri forniti dal ministero della Sanità di Pechino, per il secondo giorno consecutivo non si registrano contagi a Wuhan, la città epicentro del focolaio di nuovo coronavirus. In tutto il Paese, invece, si contano tre vittime e 39 nuovi casi, ma importati dall’estero dice Pechino, per un totale di 228. Dei 39 nuovi casi confermati, 14 si registrano nella provincia di Guangdong, otto a Shanghai, sei a Pechino, tre a Fujian e uno ciascuno a Tianjin, Liaoning, Heilongjiang, Zhejiang, Shandong, Guangxi, Sichuan e Gansu.

La Cina ha deciso quindi di allentare le misure di quarantena in alcune aree residenziali di Wuhan e ha chiesto scusa per Li Wenliang, il medico-eroe che aveva lanciato l’allarme su un “virus misterioso” prima che scoppiasse l’epidemia subendo la repressione del regime per poi morire dopo essere stato contagiato. Per la Commissione di vigilanza nazionale cinese, che ha sollecitato la punizione degli agenti di Wuhan, ci fu “un trattamento inappropriato della questione”.

C’è stato poco tempo per Pechino per pubblicizzare la buona notizia. Sulla Cina si è infatti abbattuto il presidente statunitense Donald Trump secondo cui il coronavirus “avrebbe potuto essere fermato abbastanza facilmente” ma i funzionari cinesi “non hanno deciso di renderlo pubblico” in tempo per impedirgli di diventare globale. “Il mondo sta pagando un grande prezzo per quello che hanno fatto”, ha sferzato Trump, che non ha escluso ripercussioni verso il Paese del Dragone e si è mostrato anche scettico sull’azzeramento dei casi: “Spero che sia vero”.

Soltanto due settimane fa l’Organizzazione mondiale della sanità riconosceva a Pechino di aver realizzato “lo sforzo di contenimento della malattia più ambizioso, agile e aggressivo nella storia” sostenendo che gran parte della comunità globale non è ancora pronta a implementare le misure che sono state adottate in Cina per contenere il virus. Ma sul modello Wuhan stanno crescendo dubbi, gli ultimi quelli del presidente Trump che da alcuni giorni ormai parla esplicitamente di “virus cinese”.

A rafforzare i dubbi sui numeri pubblicati dal governo cinese c’è la testimonianza di un medico di Wuhan che ha raccontato all’agenzia giapponese Kyodo News come i numeri dei contagi a Wuhan siano stati  “manipolati in tempo per la visita del presidente Xi Jinping la scorsa settimana” liberando dalla quarantene pazienti sintomatici e sospendendo i test.

 

 

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