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Per vari motivi, e con differenti funzioni, seguo la vicenda Alitalia da un quarto di secolo. In questa dolorosa historia, ci sono due costanti: i salvataggio all’ultim’ora con infusione di denaro pubblico ed il desiderio di Lufthansa di avere uno hub mediterraneo a Fiumicino, gli slot e le rotte migliori per il traffico passeggeri dall’Italia agli Stati Uniti ed una flotta snella (con personale di volo e terra anche essi snelli) e di buona qualità. Il tutto, se possibile, a prezzo di saldo.

Ora il sogno di Lufthansa sta per avverarsi anche grazie al modo il modo un po’ dilettantesco con cui è stata condotta la vicenda da poco più di un anno. Uno dei tre commissari – ricordiamolo – ha il merito di essere un avvocato di Castellamare di Stabia (collegio elettorale di Luigi Di Maio, che lo ha nominato) e con numerosi incarichi societari. Potrebbe essere scelto – si mormora – come commissario unico o “supercommissario” per questa ultima fase della vicenda.

Facciamo un passo indietro. Da anni, Lufthansa adocchia Alitalia senza spingersi tanto da fare un’offerta per entrare, in misura significativa, nel capitale. Quando nel 2008 sono intervenuti i “capitani coraggiosi”, come erano stati definiti gli imprenditori che, nel nome della salvaguardia dell’italianità, erano stati convinti a rilevare Alitalia per scongiurarne una fusione con Air France- Klm, Lufthansa fu tutto sommato lieta: una fusione con Air France-Klm avrebbe messo a repentaglio il suo piano di predominio aereo in Europa. A Colonia, sede della compagnia tedesca, si era certi che i “capitani” avevano sì coraggio ma mancavano sia dei capitali sia delle capacità manageriali per far spiccare il volo alla compagnia. Sei anni dopo l’azienda si sarebbe ritrovata di nuovo sull’orlo del fallimento e, ironicamente, un matrimonio con il vettore transalpino sarebbe tornata in agenda come l’opzione migliore per salvarla.

Alla fine, mentre i francesi continuavano ad accaparrarsi gioielli di famiglia del capitalismo italiano, la spuntarono gli Emirati di Etihad, con buona pace dell’italianità, dopo una trattativa faticosissima. La terza incarnazione di Alitalia partì, tra grandi speranze, il 1 gennaio del 2015. Un anno e mezzo dopo la compagnia perdeva di nuovo mezzo milione di euro al giorno (ora ne perde un milione al giorno). Una delle ragioni è che si è data una flotta eterogenea, con questi quindi superiori a quelli di ogni compagnia. A trasformare Alitalia in una Cariddi che inghiotte capitali pubblici e privati con rapidità travolgente è stata una lunga serie di scelte imprenditoriali sbagliate e di interventi mal calibrati della politica che iniziano già negli anni ’90, all’epoca della prima privatizzazione.

Spunto l’idea (Luigi Di Maio si vanta che sia stata sua) di nozze con un concorrente italiano (le Ferrovie dello Stato) e ricerca di un partner finanziario ed uno tecnico. Il parte finanziario (Atlantia) pare essersi sfilato dopo che lo stesso Luigi Di Maio ha ribadito che agogna le finanze di Atlantia per salvare Alitalia ma vuole togliere alla medesima Atlantia quelle concessioni autostradali da cui vengono i suoi proventi. Il partner tecnico, Delta Airlines, non vuole investire più di cento milioni di euro. D’altronde, dopo la vicenda (ancora non conclusa) dell’impianto siderurgico di Taranto è difficile trovare investitori stranieri pronti ad operare in Italia. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha riconosciuto che ormai il tentativo della cordata FS, Atlantia, Delta, Mef non esiste più; ha quindi gettato la spugna. Il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, un buon ingegnerie edile di Trieste, biascica di una nuova Iri ma “di mercato”.

A questo punto rispunta Lufthansa per un accordo commerciale non per una partecipazione finanziaria. A Colonia sanno che Alitalia ha in cassa fondi per poche settimane. Nuovi prestiti (senza scadenza) sono difficili perché contrari alle regole europee. I commissari saranno, a quel punto, costretti a mettere a terra gli aerei ed a vendere rami di azienda per pagare i creditori. Per Lufthansa si annuncia un vero Black Friday.

E così Lufthansa avrà Alitalia a prezzo di saldo. L'analisi di Pennisi

Per vari motivi, e con differenti funzioni, seguo la vicenda Alitalia da un quarto di secolo. In questa dolorosa historia, ci sono due costanti: i salvataggio all’ultim’ora con infusione di denaro pubblico ed il desiderio di Lufthansa di avere uno hub mediterraneo a Fiumicino, gli slot e le rotte migliori per il traffico passeggeri dall’Italia agli Stati Uniti ed una…

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