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Il presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó, ha incontrato lunedì il premier canadese, Justin Trudeau; la tappa finale di un tour che ha portato il leader dell’opposizione al regime di Nicolás Maduro in Colombia, Regno Unito, Francia, Belgio, Svizzera e Spagna.

“Con il primo ministro Justin Trudeau – ha scritto Guaidó su Twitter – abbiamo parlato della necessità di consolidare azioni internazionali per difendere i diritti umani in Venezuela e la sicurezza della regione. Apprezzo l’impegno determinato del Canada a favore della causa venezuelana”.

Sempre sui social, Trudeau ha confermato che il Canada accompagna il popolo del Venezuela mentre è alla ricerca di elezioni libere e giuste e di garanzie per i diritti umani: “Nel nostro incontro di oggi ho fatto i complimenti al presidente ad interim Juan Guaidó per la leadership che ha dimostrato e gli sforzi per recuperare la democrazia in Venezuela, ha il nostro appoggio”.

Ore prima Guaidó è stato ricevuto anche dal ministro degli Affari esteri canadese, François-Philippe Champagne, che si è reso disponibile per aiutare i venezuelani nella “transizione pacifica” verso nuove “elezioni libere”. “La posizione del Canada è chiara – ha spiegato il ministro -: vogliamo una transizione pacifica verso la democrazia del Venezuela, diretta dal popolo del Venezuela, che includa elezioni libere e giuste il prima possibile sotto l’osservazione internazionale”.

Il presidente ad interim l’ha ringraziato e ha lanciato un appello alla comunità internazionale per fare più pressione contro la dittatura di Maduro: “Il Venezuela non è un Paese diviso, non è un paese polarizzato. C’è una lotta tra una dittatura e una democrazia […] E stiamo chiedendo l’aiuto dei paesi del mondo per porre fine alla violazione dei diritti umani. Abbiamo bisogno di aiuto velocemente”.

Champagne ha dichiarato che nelle prossime settimane il Canada entrerà in contatto con altri governi per cercare una soluzione condivisa per il Venezuela. E tra questi Paesi c’è Cuba, grande alleata del regime di Maduro.

Dopo gli incontri con il segretario di Stato americano, Mike Pompeo; il presidente della Colombia, Iván Duque; il primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson; la cancelliera tedesca, Angela Merkel; il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz; il presidente francese, Emmanuel Macron; il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas; e l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione europea, Josep Borrell, Guaidó ha detto che si sta preparando per il rientro in Venezuela. Non ha voluto negare né confermare un possibile incontro con il presidente Usa Donald Trump a Washington prima dell’arrivo a Caracas.

Intanto, Maduro continua a tessere reti all’estero per aggirare le sanzioni internazionali. Un alto funzionario del suo governo, il procuratore Reinaldo Muñoz, avrebbe firmato un accordo per 12,5 milioni di dollari con lo studio americano di avvocati Foley & Lardner LLP per servizi legali e di lobby. I documenti sarebbero in mano del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

Secondo Abc e l’agenzia Efe, il regime venezuelano avrebbe anche ingaggiato il lobbista Robert Stryk di Sonoran Policy Group per due milioni di dollari. L’accordo sembra sia stato firmato lo scorso 24 gennaio e prevede l’assistenza legale davanti ai tribunali e le autorità americane, tra cui Ufficio del Controllo sui Beni Stranieri (Ofac) del Dipartimento del Tesoro.

Allo studio sarebbe stato richiesto anche lo sviluppo di una strategia per avvicinare il governo americano e chiedere la cancellazione del nome di Muñoz Pedroza e altri funzionari del governo di Maduro dalla lista di sanzionati.

Guaidó in Canada, l’appello (con Trudeau) per i diritti umani in Venezuela

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