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Dopo il caccia di sesta generazione, Francia e Germania tirano dritte anche sul carro armato del futuro, seppur non senza difficoltà. L’Italia, nonostante la richiesta di partecipare, si è vista chiudere la porta in faccia, con la promessa di un’apertura solo quando le caratteristiche del mezzo e i ritorni di lavoro saranno già definiti. Come per la scelta sul Tempest britannico in campo aeronautico, anche nel settore terrestre c’è un’alternativa allettante all’asse franco-tedesco, e questa volta passa da Bruxelles. È quanto emerge dalle parole del sottosegretario alla Difesa Giulio Calvisi, che oggi ha rappresentato il governo per rispondere alle interrogazioni rivolte al dicastero guidato da Lorenzo Guerini e avanzate dai membri della commissione di Montecitorio presieduta da Gianluca Rizzo.

GLI INTERESSI IN GIOCO

Tra queste, una ha riguardato i mezzi terrestri, e in particolare le prospettive strategiche nell’ambito della nuova Difesa comune promossa dall’Unione europea. L’Italia segue da tempo con attenzione il dossier, sia per le esigenze operative delle Forze armate, sia per lo opportunità industriali. Nel settore dei mezzi terrestri il Paese può dire la sua a livello europeo, soprattutto grazie alle competenze maturate da Iveco DV (che sta per Defence Vehicles), società del Gruppo Cnhi con sede a Bolzano. È da molti anni che gli Stati del Vecchio continente discutono sulla possibilità di un progetto comune. D’altronde, proprio il settore dei tank è uno dei più invocati quanto si vuole dimostrare la frammentazione del contesto continentale della difesa: ben 14 veicoli da combattimento europei contro due statunitensi.

IL PROGETTO FRANCO-TEDESCO

Circa un anno fa, in modo simile rispetto a quanto accaduto sul caccia di sesta generazione, Francia e Germania hanno siglato una lettera d’intenti per gettare le basi per una cooperazione nel campo e lanciare il programma Mgcs (Main ground combat system). L’esigenza dei francesi riguarda la sostituzione del veicolo Leclerc, prodotto da Nexter, mentre per i tedeschi si tratta di rimpiazzare il Leopard 2, realizzato da KMW. Proprio come per il Fcas in campo aeronautico, anche l’Mgcs è proceduto non senza difficoltà. È di due giorni fa l’ultimo aggiornamento del quotidiano transalpino Le Tribune, che racconta dello stop impresso dal Bundestag per le divergenze relative alla divisione del lavoro tra i partecipanti, per ora previsto nel 50% per l’azienda francese Nexter e nel 25% a testa per i protagonisti tedeschi, Kmw e Rheinmetall. Uno stop che potrebbe impattare anche sul caccia di sesta generazione, su cui le divergenze riguardano invece le prospettive di export.

LE ISTANZE ITALIANE (NON ACCETTATE)

In ogni caso, ancora una volta come nel caso dell’Fcas, l’Italia non è stata invitata a partecipare al progetto di Parigi e Berlino. “La possibilità di aderire all’iniziativa franco-tedesca è stata ampiamente valutata – ha chiarito in Commissione il sottosegretario Calvisi – più volte è stato chiesto alle controparti di accogliere istanze italiane in tal senso”. Eppure, “ad oggi, da parte degli interlocutori si è registrata la volontà di consentire l’ingresso nel programma da parte di terzi solo al termine delle prima fase, quella che prevede la realizzazione di un dimostratore tecnologico non prima del 2025 se non del 2030”. Tuttavia, ha ricordato Calvisi, è proprio la fase iniziale di un programma militare quella in cui si definiscono gli elementi più rilevanti, i requisiti operativi e i ritorni di lavoro. “È un momento cruciale per la definizione congiunta delle caratteristiche del nuovo carro e per consentire un coinvolgimento anche da parte del comparto industriale nazionale”, ha spiegato il sottosegretario alla Difesa.

L’ALTERNATIVA

Per l’Italia, l’esigenza riguarda la sostituzione del carro Ariete, componente pesante dell’Esercito che risente del mancato ammodernamento frutto di anni di budget risicati assegnati alla Difesa. L’Mgcs non è però una strada priva di alternative. “L’opzione franco-tedesca non è l’unica valutata in termini di collaborazione europea”, ha precisato Calvisi. “L’Italia intende infatti ricercare sinergie con altri Paesi per la realizzazione di un prototipo di carro, beneficiando dei fondi che saranno resi disponibili dalla Commissione europea per l’anno 2020 attraverso il Piano industriale di sviluppo ella Difesa”.

GLI SPAZI A BRUXELLES

È l’Edidp, il progetto-pilota di Bruxelles nel campo della Difesa che lascerà il posto, dal 2021, al più cospicuo Fondo (Edf), pronto a dotarsi di 13 miliardi fino al 2027. Ci sono possibilità da osservare con attenzione dunque, con capacità programmatica, anche negli investimenti, e con spirito propositivo nelle sedi opportune, compresa la nuova Direzione generale della Commissione Ursula che gestirà i fondi, affidata alla francese Sylvie Goulard. Già con l’Edidp, ha detto concludendo Calvisi, un’iniziativa “basata sul supporto governativo e su consorzi realizzati ad hoc da industrie europee vedrebbe il nostro Paese in un ruolo di leader”.

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