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Per la prima volta dal dopoguerra in Inghilterra l’antisemitismo può mandare a casa il candidato primo ministro socialista, Jeremy Corbyn, “che ha inaugurato un populismo di sinistra basato sull’odio anti ebraico”, dice a Formiche.net la giornalista e scrittrice Fiamma Nirenstein, tra le altre cose membro del Jerusalem Center for Public Affairs (Jcpa).

Inoltre il 50 per cento degli ebrei del Paese in questione minacciano di lasciare il Paese se dovesse vincere le prossime elezioni. Per cui se Corbyn dovesse vincere “gli ebrei dovrebbero di nuovo guardarsi le spalle, perché qualcuno sta aprendo di nuovo le porte agli errori antisemiti”.

Come si è giunti a questo scenario?

Dinanzi a questa situazione vorrei esprimere tutto il mio sconcerto e il mio orrore. Pensare che il candidato primo ministro dell’unico Paese europeo in cui gli ebrei non ebbero da temere dall’ondata genocida del nazismo, l’Inghilterra, sia un accertato antisemita è devastante. Pensare poi che sia anche il capo del partito laburista a cui gli ebrei hanno dato, sin dal secondo dopoguerra, la patente di forza implicitamente amica, è ancora più grave. Richiede un’analisi accurata e una presa di posizione chiara da parte di tutti quelli che odiano l’antisemitismo.

Ad esempio chi?

Sto ancora aspettando che tutte le forze politiche civili italiane si pronuncino contro Corbyn e dicano agli inglesi di non votarlo. In questo caso non sarebbe affatto un’intromissione negli affari di un Paese straniero, perché si tratterebbe di un intervento di carattere morale, lo stesso che fa insorgere chi è conscio del fatto che la storia del mondo è stata funestata dall’odio antiebraico.

Su che basi definire Corbyn un antisemita?

È dal 2015 che il suo feroce antisemitismo rappresenta un pericolo, per l’Europa e per il mondo. Prima era stato un individuo molto marginale proprio per le sue posizioni estremiste nel campo economico e sociale. Le stesse che oggi propaganda, ma con la carta di essere moderatamente anti Brexit, passaggio che oggi influisce sull’elettorato più giovane tra i 18 e i 24 anni. A questi ragazzi però va ricordato l’excursus di Corbyn: ha invitato nel Parlamento inglese rappresentanti di Hamas e di Hezbollah, definendoli “miei fratelli”; ha partecipato a conferenze di noti negazionisti dell’Olocausto; in Tunisia nel 2014 ha reso omaggio ai terroristi della Strage di Monaco, che massacrarono gli undici atleti che partecipavano alle Olimpiadi. In sostanza ha trascinato quasi tutto il suo partito sul terreno dell’antisemitismo. Non è un pazzo: ha solo capito di poter usare l’antisemitismo e sventolarlo come strumento elettorale per farne un’arma maggioritaria nel suo partito.

Secondo il Community Security Trust, gli atti di antisemitismo in Gran Bretagna sono aumentati al loro massimo livello da quando il calcolo degli incidenti è iniziato nel 1984, con una media di 4 al giorno. Se ne parla abbastanza?

No, specialmente in Italia. Jonathan Sacks, rabbino capo del Regno Unito dal 1991 al 2013 e un grande intellettuale, ha dichiarato all’emittente inglese Radio 4, dove è tra i curatori del programma interreligioso Thought for the Day, che oggi non vi è quasi nessun Paese europeo dove gli ebrei siano al sicuro. Inoltre moltissimi intellettuali hanno firmato una petizione contro Corbyn, promossa dalla campagna dell’antisemitismo, chiedendo di non votare per lui.

La tensione è talmente alta nella comunità ebraica che la scorsa settimana il rabbino capo del Regno Unito in una lettera al quotidiano The Times ha fatto un intervento senza precedenti, definito la risposta del partito alle accuse contro l’antisemitismo “assolutamente inadeguata”. Chi e perché ha sottovalutato la questione?

Corbyn ha inaugurato un populismo di sinistra basato sull’antisemitismo. Il movimento operaio ebraico, o Jlm, afferma di essere a conoscenza di 130 denunce antisemite in sospeso e ha fornito un elenco di azione per sradicare l’antisemitismo, compresi aggiornamenti regolari sul numero di denunce e formazione, ma afferma che non sono stati affrontati.

Cosa implica per un partito di sinistra come il Labour questa nuova e sconcertante deriva politica?

Rispondo con un esempio. Bettino Craxi è stato un leader riformatore e un uomo la cui politica sarebbe potuta essere ammirata da ogni parte. Fu colui che tentò di condurre la sinistra su sponde moderate e in parte anche conservatrici. In un certo qual modo fu un predecessore di Matteo Renzi. Però quando Craxi ebbe bisogno di una bandiera che dimostrasse al mondo che lui non era uno sporco conservatore ma era pur sempre un uomo di sinistra, tirò fuori l’appoggio anti israeliano e filo palestinese, facendone così un elemento di unificazione a sinistra. Ciò ha reso questa bandiera così popolare in Europa. La crisi della sinistra ha incrementato l’antisemitismo all’interno del mondo stesso della sinistra.

twitter@FDepalo

 

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