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Oggi, 21 novembre, dovrebbe essere il giorno del giudizio: o offerta vincolante della cordata per Alitalia o messa in liquidazione. Ed è difficile pensare ad una nuova proroga anche se, di questi tempi, pare che tutto sia possibile (pure modificare il Meccanismo europeo di stabilità, Mes, senza interlocuzione con il Parlamento ed il mondo bancario). Secondo Mediobanca, i tentativi di salvataggi di Alitalia sono già costati ai contribuenti 9 miliardi e 200 milioni di euro. Unicamente, l’ultima operazione – quella dei capitani coraggiosi nel 2008 – è costata, secondo Gianni Dragoni de Il Sole 24Ore , 310.000 euro per addetto alle casse dello Stato, ossia ai cittadini-contribuenti. Sarebbe stato più semplice e meno gravoso, evitare undici anni di agonia ed offrire maxi-liquidazioni con le quali i singoli avrebbero potuto o attendere la pensione o andare verso attività.

Su questa testata, già qualche giorno fa avevamo annunciato che la vicenda stava prendendo una brutta piega perché, a torto od a ragione, il “pasticciaccio brutto di Arcelor Mittal” – e soprattutto la decisione del governo di adottare un atteggiamento muscolare invece di fare ricorso alla sede appropriata per un arbitrato internazionale – l’Icsid – aveva indotto Lufthansa e Delta ad avere seri dubbi a proposito dell’imbarcarsi in un’avventura in cui due concorrenti tradizionali, ferrovie e trasporto aereo – vengono costretti ad andare a nozze “con i fichi secchi”, ossia senza capitali ma con tanti debiti, e sono alla ricerca di partner sia tecnici sia finanziari. In aggiunta, individuato il partner finanziario, non gli si danno le garanzie elementari di redditività nel suo ramo primario di attività. Da questo Paese delle meraviglie chi non è Alice o il Cappellaio Matto si tiene lontano.

Ed è probabile che per evitare un terzo smacco in pochi giorni, Ilva, Alitalia e Mes (che ha causato una vera rivolta del mondo bancario, oltre che di una parte del Parlamento) venga effettuata l’ottava proroga del commissariamento ed i contribuenti vengano gravati di un nuovo prestito (senza prospettiva di rimborso) alla boccheggiante compagnia di bandiera. Se si vuole andare a buon fine, chi ha il timone della complicata vicenda deve ricordarsi che tracotanza fa rima con ignoranza. Deve quindi ascoltare con attenzione chi ne sa più di lui. Se poi si è alla ricerca di partner tecnici e finanziari l’umiltà è essenziale: non si possono chiedere con una mano finanziamenti a chi con l’altra si tolgono le attività.

Alitalia, il giorno del giudizio. L'analisi di Pennisi

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