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La Russia continua a ficcare il naso nella politica altrui. Lo sostiene il quotidiano americano The New York Times, che indaga sull’ingerenza russa nelle ultime elezioni in Madagascar. L’obiettivo: guadagnare denaro e troll.

“Il Madagascar ha poco valore strategico evidente per il Cremlino o l’equilibrio globale del potere”, si legge nella pubblicazione. Ma questo non ha impedito ai russi di essere presenti nel processo elettorale, offrendo tangenti e diffondendo disinformazione.

Il Nyt scrive che il governo russo ha corrotto decine di persone nel Paese africano per influenzare le elezioni, vinte dal presidente Andry Rajoelina. L’incaricato dell’operazione, approvata direttamente dal presidente Vladimir Putin, è stato il suo braccio destro in Africa, Yevgeny Prigozhin.

La Bbc si riferisce a lui come “lo chef di Putin”, per il suo passato come venditore ambulante di hot dog e gestore di un ristorante dell’élite russa. Ma Prigozhin fa parte del cerchio magico di Putin ed è considerato il regista della “fabbrica di troll” in rete. Prigozhin, 58 anni, è entrato nel circolo di fiducia del capo di Stato russo nel 2001, quando Putin si è seduto al suo ristorante di lusso chiamato New Island a San Pietroburgo. Il nome di Prigozhin è cominciato ad apparire sempre di più dopo le elezioni americane del 2016.

Dunque, l’ingerenza russa in Madagascar sarebbe iniziata poche settimane dopo l’incontro tra Putin, Prigozhin e l’allora presidente Hery Rajaonarimampianina. La riunione, prima del voto, non è mai stata resa ufficiale.

La società di Prigozhin avrebbe acquisito una partecipazione significativa in una società di estrazione del cromo gestita dal governo di Madagascar. Un acquisto che non è passato inosservato perché ha scatenato le proteste dei lavoratori che lamenterebbero salari non pagati, benefici annullati e ingerenza straniera.

“I russi sono apparsi all’improvviso l’anno scorso nella capitale del Madagascar, piena di traffico, portando zaini pieni di denaro e scampoli da campagna decorati con il nome del presidente del Madagascar – scrive il New York Times -. Ad oggi è uno dei tentativi più evidenti della Russia di interferire nelle elezioni. Hanno un quartier generale in un resort e anche un giornale. Aggirando le leggi elettorali, acquistarono stazioni aeree e ricoprirono il paese di cartelloni pubblicitari. Hanno pagato i giovani per partecipare ad alcuni raduni e giornalisti per coprirli”.

Il governo russo però smentisce qualsiasi azione. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha negato le accuse: “Ovviamente si tratta di notizie false: ormai accusare la Russia è diventata un’abitudine. Abbiamo ribadito innumerevoli volte di non aver mai interferito negli affari domestici di un paese sovrano”.

C'è lo zampino russo nelle elezioni in Madagascar?

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