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Promuovere un quadro normativo che affronti la questione della piena ed effettiva trasparenza nell’uso delle informazioni personali, rafforzare la cooperazione internazionale sul disegno di policy per il governo dei Big Data e ridurre le asimmetrie informative tra utenti e operatori digitali, nella fase di raccolta dei dati, nonché tra le grandi piattaforme digitali e gli altri operatori che si avvalgono di quest’ultime.
Sono alcune delle raccomandazioni di policy condivise dalle tre autorità – Antitrust, Agcom e Garante Privacy – pubblicate prima del rilascio del documento finale sulla loro Indagine Conoscitiva congiunta sul fenomeno dei Big Data e sull’impatto che alcune tecnologie emergenti come il 5G potrebbero avere sugli utenti e non solo.

L’INDAGINE CONOSCITIVA

Il rapporto completo, comprensivo delle tre relazioni, sarà pubblicato a breve, ed è il risultato, tra le altre cose, di circa quaranta audizioni svolte da parte delle diverse Autorità, che per l’occasione hanno ascoltato i principali operatori dell’economia dei dati, delle telecomunicazioni, dei settori finanziari e dell’editoria, nonché esperti e accademici.
Un approfondimento volutamente interdisciplinare, che parte dall’assunto che “la disponibilità dei dati è sempre più rilevante per l’ottimizzazione di processi e decisioni, per l’innovazione e per l’efficiente funzionamento dei mercati” e che “i Big Data rappresentano un fenomeno che non è limitato a specifici settori ma investe l’economia nel suo complesso”. L’economia data driven, ritengono gli autori, “ha implicazioni non solo sul funzionamento dei mercati e sul benessere dei consumatori, ma anche sotto il profilo sociale e democratico. Le nuove forme in cui si manifesta il potere di mercato meritano, dunque, un’attenta valutazione per le implicazioni economiche e sociali che possono avere”.

COME ASSICURARE IL PLURALISMO

Avviata il 30 maggio del 2017, l’indagine conoscitiva riconosce che “l’attuale assetto istituzionale è sostanzialmente adeguato a tutelare i diritti fondamentali, e in particolare il diritto alla protezione dei dati personali, e la concorrenza. Più complesso”, sottolinea, appare invece “il tema della protezione del pluralismo informativo nella moderna società digitale, in ragione di nuove
dinamiche che, diversamente dagli approcci tradizionali al pluralismo, volti a disciplinare forme di accesso dal lato dell’offerta ai media tradizionali, sembrano riguardare, invece, i comportamenti degli utenti dal lato della domanda, in un quadro di overload informativo e di limitata trasparenza circa l’origine delle informazioni e la loro natura editoriale, nonché circa gli effetti della profilazione sulla selezione dei contenuti proposti agli utenti”.
Per questo, al primo posto tra le linee guida e le raccomandazioni di policy c’è il sottolineare che “Governo e Parlamento hanno la responsabilità di assicurare lo sviluppo equilibrato della economia digitale nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali”, ma anche l’invito per le istituzioni citate a “interrogarsi sulla necessità di promuovere un appropriato quadro normativo che affronti la questione della piena ed effettiva trasparenza e liceità nell’uso dei dati personali”.
Misure che andrebbero affiancate dalla introduzione di “nuovi strumenti per la promozione del pluralismo on-line, la trasparenza nella selezione dei contenuti nonché la consapevolezza degli utenti circa i contenuti e le informazioni ricevute on-line”. Così come sarebbe opportuno “agevolare la portabilità e la mobilità di dati tra diverse piattaforme, tramite l’adozione di
standard aperti e interoperabili”.

IL CARATTERE SOVRANAZIONALE

Fondamentale, poi, viene ritenuto un rafforzamento della “cooperazione internazionale sul disegno di policy per il governo dei Big Data”; un aspetto cruciale, dal momento che “la crescente interdipendenza dei mercati e di sistemi economici fa sì che le questioni sollevate dall’economia dei dati assumano spesso carattere sovra-nazionale”.
Pertanto, “in questo scenario nuovo ed evolutivo”, si rimarca, “un coordinamento fra le autorità della concorrenza europee non è solo auspicabile, ma necessario”.

IL SETTORE PUBBLICO

Ma il problema riguarda anche l’ambito pubblico. Il ricorso ai Big Data “in modo crescente interessa trattamenti ulteriori rispetto a quelli effettuati mediante reti di comunicazioni elettronica ovvero nel settore privato, estendendosi ai trattamenti da parte di soggetti pubblici nel perseguimento di finalità istituzionali”. Un quadro che, spiega la nota, deve spingere a “promuovere una policy unica e trasparente circa l’estrazione, l’accessibilità e l’utilizzo dei dati pubblici al fine della determinazione di politiche pubbliche a vantaggio di imprese e cittadini”. Sarà dunque “necessario un coordinamento tra tale policy e le strategie europee già esistenti per la costituzione di un mercato unico digitale”.

LE ASIMMETRIE INFORMATIVE

Altro tema è poi quello che riguarda la scarsità di informazioni a disposizione dell’utente. Spesso, si evidenzia, “molte app” mostrano “una relazione inversa tra prezzo di acquisto e permessi richiesti all’utente, talvolta anche per la medesima app”. Perciò “appare indispensabile che l’utente, nelle decisioni di acquisto del servizio e di cessione del dato abbia piena consapevolezza della relazione tra permessi necessari al funzionamento dell’app e permessi ulteriori richiesti a seguito di cessione del dato”.
In questo modo si potranno “ridurre le asimmetrie informative tra utenti e operatori digitali, nella fase di raccolta dei dati,
nonché tra le grandi piattaforme digitali e gli altri operatori che di tali piattaforme si avvalgono”.
Andrebbe inoltre valutato, “prima delle operazioni di trattamento dei dati”, se una persona è identificabile, come talvolta succede, anche “a partire da dati anonimizzati”.

LE CONCENTRAZIONI

Secondo l’indagine, con la diffusione dei Big Data, il controllo delle concentrazioni assume poi “una nuova centralità.” Al fine
di aumentare l’efficacia dell’intervento delle autorità di concorrenza rispetto alle operazioni di concentrazione “è auspicabile” riformare, con misure specifiche “il controllo delle operazioni di concentrazioni al fine di aumentare l’efficacia dell’intervento delle autorità di concorrenza”.

NUOVI POTERI

Al fine di consentire una piena comprensione dei nuovi fenomeni in atto nell’economia digitale, si evidenzia poi l’opportunità di un “rafforzamento dei poteri di acquisizione delle informazioni da parte di AGCM ed AGCom al di fuori dei procedimenti istruttori (indagini conoscitive, attività pre-istruttoria), anche prevedendo la possibilità di irrogare sanzioni amministrative in caso di rifiuto o ritardo nel fornire le informazioni richieste o in presenza di informazioni ingannevoli od omissive” ( una direzione verso la quale è “peraltro orientata la cornice normativa in materia di protezione dei dati personali”.

LA COOPERAZIONE

Ma per un adeguato monitoraggio dei cambiamenti epocali apportati all’economia e alla società dal digitale e da queste tecnologie, si rileva ancora, sarà fondamentale la cooperazione fra le Autorità, da realizzare attraverso “uno sfruttamento pieno delle sinergie esistenti tra strumentazione ex ante ed ex post, a tutela della privacy, della concorrenza, del consumatore e del pluralismo” e un “coordinamento permanente”. Per questo, i soggetti che hanno condotto l’indagine “si impegnano a strette forme di collaborazione negli interventi che interessano i mercati digitali, anche attraverso la sottoscrizione di un memorandum of understanding”.

Big Data, ecco le linee guida di Antitrust, Agcom e Garante Privacy

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