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Forse il capo politico del M5S avrà avuto l’illuminazione ascoltando le parole del suo padre spirituale affidate all’Adn Kronos: “Di Maio mostri al Paese intero che non è legato alla poltrona e che vuole fare solo il bene dell’Italia” (Don Peppino Gambardella). Avrà pensato che probabilmente è meglio far saltare il governo oppure starne  fuori dimostrando disinteresse per la poltrona. Fatto sta che all’uscita delle consultazioni con il presidente incaricato, Giuseppe Conte ha fatto dichiarazioni che sono sembrate un addio al nascente governo giallorosso.

“Abbiamo presentato alcuni punti al presidente Conte che riteniamo imprescindibili. Se verranno accolti bene, altrimenti meglio andare al voto e, aggiungo, anche presto”, ha detto il leader del Movimento 5 Stelle, facendo subito schizzare lo spread. Prima delle 15 (ora delle dichiarazioni di Di Maio) lo spread tra BTp e Bund viaggiava intorno ai 165 punti base, e proprio da quel momento ha continuato ad allargarsi fino a toccare i 177 punti base. Questo in pochi minuti (poi per fortuna la Borsa ha chiuso). Una condanna senza appello.

Luigi Di Maio ha parlato come se lo schema fosse lo stesso del governo gialloverde. Il populismo sovranista non c’è più, però. È stato spazzato via dall’imprudenza di Salvini ed il certificato di morte è stato sigillato da Trump, Merkel e Papa Francesco. “Di Maio non tratta per il MoVimento 5 Stelle, tratta per la propria sopravvivenza politica”, prova a spiegare via Twitter Giovanni Diamanti.

La verità, al di là dei tatticismi, è che fra le parole di Conte e quelle del leader pentastellato c’è un abisso culturale. I due programmi sono incompatibili. O l’uno o l’altro. E se lo spread è un segnale…

Qui il documento con i 20 punti

Di Maio fuori dal governo (forse). Ecco perché

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