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È nelle viscere di Gaza che si combatte la battaglia finale fra l’esercito israeliano e Hamas. Assieme ai commandos e alle truppe speciali della Sayeret Matkal, la versione di Gerusalemme delle Sas inglesi, lo Shin Bet – il servizio segreto per l’interno di Tel Aviv – ha creato un’unità d’eccellenza, nome in codice Nili, per inseguire e colpire fino all’inferno se necessario i capi del gruppo terroristico palestinese e soprattutto tutti i componenti della Brigata Nukhba di Hamas responsabile dei massacri nei kibbutz del 7 ottobre.

Nili, è l’acronimo del versetto della Bibbia “La Gloria di Israele non mentirà”. Un acronimo storico perché venne già usato per una rete di spionaggio ebraica durante il primo conflitto mondiale. La caccia alle talpe di Hamas si sviluppa lungo il sistema di cripte, gallerie e cunicoli nel labirinto di bunker fortificati realizzati e ampliati negli anni dai miliziani islamici anche sotto le fondamenta di ospedali, uffici diplomatici, luoghi di culto e centri assistenziali internazionali. Formicai del terrore “coperti” dagli scudi umani della popolazione palestinese, utilizzata come carne da macello e di propaganda mediatica.

Tutt’attorno all’inferno di Gaza si sta sviluppando una concentrazione di forze che assomiglia sempre più ad una mobilitazione bellica di paesi contrapposti: Iran, hezbollah libanesi e siriani da una parte, Stati Uniti ed Israele dall’altra. Con contorno di Nato, Turchia e Russia.

Assieme a Gaza è il Mediterraneo il baricentro della polveriera mediorentale. Oltre a due portaerei nucleari, Eisenhower e Ford, gli Stati Uniti hanno dispiegato nell’area un sottomarino classe Ohio armato con missili da crociera.

La mossa viene interpretata come un ulteriore messaggio di deterrenza per scongiurare il coinvolgimento iraniano o degli Hezbollah libanesi nel conflitto. Il sottomarino rischierato ha in dotazionee 154 Tomahawk, il 50% in piu’ rispetto ad un cacciatorpediniere ed è in grado di fornire molta potenza di fuoco in tempi rapidi.

Washington sta svolgendo una frenetica attività diplomatica. Dopo l’ennesima visita in Israele e nei Paesi arabi il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, è ad Ankara per incontrare il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, mentre in Israele è arrivato il direttore della Cia, Bill Burns, che farà poi tappa in Qatar e altri Paesi della regione.
Blinken e Burns sono due dei principali consiglieri del “gabinetto di guerra” del presidente americano Joe Biden, del quale fanno parte la vice presidente Kamala Harris; il segretario alla Difesa Lloyd Austin; il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan; il vice consigliere per la sicurezza nazionale, Jon Finer, che supervisiona il coordinamento tra le agenzie sulla politica estera; l’inviato speciale per le questioni umanitarie in Medio Oriente David Satterfield; il coordinatore per il Medio Oriente nel Consiglio per la Sicurezza nazionale (Nsc) Brett McGurk, riferimento della Casa Bianca per il Medio Oriente.

Assieme al Segretario di Stato Blinken e al direttore della Central Intelligence Agency, Burns, hanno un ruolo chiave nel gabinetto di guerra della Casa Bianca la direttrice dell’intelligence Avril Haines ed il comandante del Comando Centrale Usa (Centcom) il generale Erik Kurilla, che forniscono al presidente Biden gli aggiornamenti minuto per minuto sull’evolversi della situazione in tutto in mondo. Kurilla è in contatto costante con le forze armate israeliane e supervisiona il movimento delle truppe e delle navi americane nella regione. Sotto il suo controllo, ci sono anche i militari di stanza in Iraq e Siria, finiti di recente nel mirino di attacchi.

Secondo gli esperti di strategie militari la tensione a Gaza raggiungerà il culmine entro la fine della settimana appena iniziata, man mano che le forze israeliane penetreranno nella zona urnana della striscia e procederanno, con l’ausilio di robot e particolari tipi di esplosivi, alla distruzione dei bunker sotterranei di Hamas. Una caccia senza esclusione di colpi, che tuttavia è stata pianificata per l’individuazione prioritaria dei cunicoli in cui si trovano gli oltre 200 ostaggi in mano ai terroristi islamici.

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