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Puntuale come un orologio, sotto elezioni, arriva implacabile la mannaia della giustizia. Colpisce a destra e a manca, indifferentemente, ma sempre con maggiore forza i potenti di turno le forze politiche in ascesa. Sta accadendo anche questa volta e ad essere sotto il fuoco dei magistrati è soprattutto la Lega di Salvini, che secondo i sondaggi è di gran lunga la forza di maggioranza relativa oggi in Italia. Giustizia politicizzata o, semplicemente, il “controllo di legalità” che è dovuto e che in quanto tale è un contributo essenziale alla democrazia e all’informazione che i cittadini devono avere prima del voto? Io partirei da una constatazione.

La più parte delle inchieste avviate sui politici negli anni passati, e strombazzate con titoli in prima pagina, si sono concluse dopo anni con assoluzioni o non luoghi a procedere. Nel frattempo, i politici coinvolti si sono visti, quasi sempre, rovinata definitivamente la carriera e la reputazione, senza che nessuno li risarcisse. È giusto questo intervento a gamba tesa della magistratura nel confronto politico? E, soprattutto, è giusto falsare così palesemente la competizione elettorale, anche in virtù del fatto che i rumori non coinvolgono mai pariteticamente tutte le forze politiche? In verità, i legislatori liberali e costituenti dell’età moderna, proprio per evitare questo cortocircuito fra politica e legalità, si erano inventati l’istituto dell’immunità parlamentare. Un istituto che l’Italia ha abolito nel 1993, sull’onda di Mani Pulite, confondendo, secondo certi slogan allora in voga e seconda certa mentalità trionfante, l’immunità con l’impunità.

Nulla di più falso: l’immunità non fa che sospendere un giudizio in attesa che il politico abbia finito di svolgere il suo ruolo istituzionale. Serve a preservare le istituzioni, non a metterle sotto rischio di corruzione o altro. Ora, mi chiedo, un po’ provocatoriamente: non sarebbe opportuna una sospensiva di questo genere anche in campagna elettorale, ovviamente con le dovute eccezioni? Così come si fermano i sondaggi, non si potrebbe fermare anche la divulgazione delle notizie su inchieste avviate sui protagonisti della campagna elettorale? Certo, per prendere questa decisione ci vorrebbe una politica non succube della magistratura, fiera del suo ruolo.

Andrebbe poi anche affrontato una volte per tutte, e seriamente, il problema del finanziamento della politica, che è la causa principale della corruzione in Italia. Tuttavia, per prendere queste iniziative, ci vorrebbe una classe politica compatta e non in ginocchio nei confronti della magistratura, quale è quella italiana da almeno un quarto di secolo a questa parte. Ci vorrebbero soprattutto dei politici che sapessero guardare oltre il proprio naso, non cercando ogni volta di colpire con l’aiuto dei magistrati i loro avversari senza considerare che presto potrebbe arrivare il loro turno a parti invertite.

giustizia, campagna elettorale giustizia

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