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Gli Stati Uniti aumentano la pressione su Teheran. Il capo del pentagono Mark Esper giungerà domani a Bruxelles per il vertice con i colleghi della Nato dopo un intenso tour in Medio Oriente. Tra la missione in Afghanistan e il rapido passaggio in Iraq, il segretario alla Difesa ha fatto tappa in Arabia Saudita, in visita ufficiale per incontrare il re Salman bin Abdulaziz, il principe ereditario Mohammed bin Salman e le truppe americane dispiegate nel Paese, pronte ad accogliere diversi altri colleghi e molteplici assetti per limitare le mosse iraniane. “Abbiamo concordato sulla necessità di assumere una postura ferma e difensiva nella regione per fermare il comportamento malevolo dell’Iran e promuovere la stabilità”, ha detto Esper circa l’incontro con il re Salman.

IL POTENZIAMENTO

Washington ha deciso da tempo di incrementare la postura anti-Iran, ritrovando per questo la solida alleanza con Riad e cercando di farvi convergere anche gli alleati. In termini concreti, ciò si è tradotto con la decisione dello scorso mese di inviare altri duemila soldati nel territorio saudita oltre i circa 700 già presenti. Le truppe aggiuntive saranno per lo più dispiegate presso la base aerea Prince Sultan, la stessa da cui Esper ha parlato alla stampa con alle spalle il primo sistema anti-missile Patriot fornito ai sauditi. Ne arriveranno altri due, insieme a “dozzine” di caccia (nelle foto via Twitter si notano gli F-22) e altri aeromobili. I costi per tutto questo, ha detto il capo della Difesa Usa, saranno condivisi con Riad.

LA DIFESA USA

Il nuovo dispiegamento era stato annunciato dallo stesso Esper a metà settembre, dopo che diversi attacchi di droni e missili da crociera colpirono le infrastrutture petrolifere più importanti del Paese. In quell’occasione, l’attacco violò il sistema di difesa aereo già fornito a Riad dagli Stati Uniti, che dunque risposero con l’annuncio di un nuovo dispiegamento. Eppure, nonostante le cronache recenti sulla rimodulazione in Siria, l’incremento della presenza militare americana nell’area precede gli attacchi di settembre. Da maggio, nota il sito specializzato MilitaryTimes, gli Stati Uniti hanno aumentato di circa 14mila unità il proprio dispiegamento. L’obiettivo è il contenimento all’Iran, tornato ad essere il nemico numero uno nella regione (e oltre) con l’amministrazione Trump, a partire dal superamento dell’accordo sul nucleare e dal ritorno al regime sanzionatorio.

IL TENTATIVO NELLA NATO

Su questo, gli Usa cercano la sponda europea. Esper sarà infatti domani a Bruxelles per incontrare i colleghi dell’Alleanza Atlantica nel periodico vertice ministeriale. In agenda ci sono Siria, Afghanistan e spese per la Difesa, ma il capo del Pentagono ha già annunciato che chiederà agli alleati di sostenere di più l’Arabia Saudita contro le pressioni iraniane. Un simile tentativo era già stato avanzato (con scarso successo) da Esper nel vertice di fine giugno. A due giorni dal suo insediamento, il segretario alla Difesa aveva portato a Bruxelles le richieste di Donald Trump sulla linea della massima pressione a Teheran, così da giungere a un nuovo accordo che fosse ben più ampio del Jcpoa sul nucleare. Erano i giorni del rischio di escalation nelle acque dello Stretto di Hormuz.

LE RICHIESTE USA

Ora che la tensione è calata, è difficile che Esper riesca nel nuovo tentativo, ma certamente chiarirà ancora una volta all’Alleanza l’interesse Usa: rinsaldare il rapporto con Riad e limitare, in ogni contesto, l’azione iraniana. “Uno dei miei obiettivi a Bruxelles sarà portare avanti queste conversazioni”, ha detto ai cronisti che gli chiedevano degli incontri bilaterali che avrà con le controparti di Francia, Regno Unito e Germania. D’altra parte, è a questi tre Paesi che gli Stati Uniti hanno chiesto supporto a luglio per il pattugliamento delle acque di Hormuz contro la crescente assertività iraniana. In Belgio Esper proverà ad alzare il tiro, ma è difficile (viste le difficoltà registrate in estate sul pattugliamento) che vedrà alzarsi più mani.

(fonte foto: Twitter – @EsperDoD)

Aumenta la pressione Usa su Teheran. Il capo del Pentagono in Arabia Saudita

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