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Difficile pensare ad un accostamento tra due personalità politiche così radicalmente opposte: Matteo Renzi e Giuseppe Conte. Tuttavia il toscanissimo Matteo e il “Giuseppi” foggiano (divenuto, nel corso del tempo, molto americano ma anche molto romano, oltre che romanista) si sono scontrati in modo sostanziale in termini politici nel corso degli ultimi giorni sulle misure previste dall’esecutivo giallo-rosso nella nota di aggiornamento al Def, vero cuore pulsante delle intenzioni politiche dell’esecutivo in fatto di manovra di bilancio.

Una lettera al Corriere di Matteo Renzi, rilanciata dalla consueta attività social, ha aperto il campo del confronto interno alla maggioranza, ma soprattutto iscritto nel rapporto tra il capo del governo e il leader di Italia Viva. Renzi ha mosso le sue accuse alla nota sul Def appena rilasciata dal governo Conte 2, segnalando come alcune misure, in particolar modo quelle sul taglio del cuneo fiscale, apparissero deboli e poco convincenti. Una scelta di campo più coraggiosa avrebbe dovuto, su indicazione del leader toscano, potuto prendere ad esempio l’esperienza degli 80 euro per i redditi da lavoro dipendente più bassi, manovra varata dal governo Renzi. Un vero e proprio attacco a mezzo stampa, su un tema, peraltro, che avrebbe potuto essere oggetto di confronto interno alla maggioranza di governo, piuttosto che lanciato sul più tradizionale quotidiano della borghesia italiana, con uno sguardo decisamente rivolto a questo target elettorale per Italia Viva.

A strettissimo è giunta la replica di Conte al Corriere, con parole selezionate in modo davvero non causale. Il premier ha dichiarato di non stare sereno non tanto e non solo per gli attacchi di Renzi, ma per la responsabilità di dover rispondere a 60 milioni di cittadini con urgenze, in ragione dell’alto ufficio che ricopre pro-tempore. Un richiamo espresso all’”Enrico stai sereno” che Renzi rivolse a Letta capo del governo nel momento in cui vinceva le primarie del Pd e, con argomentazioni simili, lamentava la scarsa presa delle decisioni dell’esecutivo per poi farlo cadere in meno di un mese all’inizio del 2014. Un richiamo espresso alla parola “sereno”, quasi a voler ricordare il precedente di Renzi. Ma va registrato anche l’impiego di una serie di altre espressioni nella replica di Conte: il richiamo alla responsabilità, parola pronunciata due volte nella risposta alla domanda del Corriere, la prospettiva di un costante impegno nei confronti del paese, l’alto ufficio ricoperto. Tutti termini che si riferiscono alla dimensione istituzionale, e non politica, del ruolo di Conte nell’esecutivo, sottintendendo probabilmente, l’irripetibilità di compiere una manovra di cambio al vertice del Governo come quella del 2014, tutta interna alle dinamiche del medesimo partito. Qui si è di fronte ad una coalizione articolata, i cui azionisti di maggioranza, M5S e Pd, sembrano voler aderire nonostante le difficoltà; diversa è anche la condizione di Conte, incaricato come figura istituzionale, più che come esponente di partito, e in grado di beneficiare del buon nome, costruito presso la prima esperienza di governo, presso i tavoli istituzionali e nelle relazioni bilaterali con i principali partner italiani.

Insomma, ad un Matteo Renzi “politico” risponde un Conte “istituzionale”, nella costante dicotomia tra queste due dimensioni nel sistema italiano.

Resta da vedere quanto Matteo Renzi riesca a resistere alla tentazione, cui peraltro ha ceduto in passato, di riprendere la polemica politica con Conte e rilanciarla ad un diverso livello. Con il confronto tra Renzi e Salvini il prossimo 15 ottobre e con la kermesse della Leopolda 2019, dal 18 al 20 ottobre, il rischio è che la contestazione alle scelte politiche di Conte si ripresenti. Adeguandola a nuovo contesto, la sindrome #staisereno si pone in modo concreto. C’è da sperare che il Renzi politico, che deve pensare a come accreditare e far crescere nei sondaggi la sua nuova creatura partitica, abbia la meglio sul Renzi comunicatore e inventore di hashtag. Solo così la vita del governo Conte 2 scorrerà senza incertezze legate alla coalizione di governo, anche nella difficile fase della legge di Bilancio.

 

Renzi, Conte e la nuova sindrome #Staisereno secondo Antonucci

Difficile pensare ad un accostamento tra due personalità politiche così radicalmente opposte: Matteo Renzi e Giuseppe Conte. Tuttavia il toscanissimo Matteo e il “Giuseppi” foggiano (divenuto, nel corso del tempo, molto americano ma anche molto romano, oltre che romanista) si sono scontrati in modo sostanziale in termini politici nel corso degli ultimi giorni sulle misure previste dall’esecutivo giallo-rosso nella nota…

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