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Resta altissima la tensione nel Mediterraneo orientale, dove il dossier energetico si mescola torbidamente a quello immigrazione. Ankara da un lato raddoppia le operazioni illegali nella Zona economica esclusiva di Cipro e dall’altro minaccia di rendere più “permeabili” le proprie frontiere: obiettivo, condividere con Grecia ed Europa i 4 milioni di profughi che detiene sul proprio territorio.

IL DOSSIER GAS

La nave turca Yavuz partirà a brevissimo per il Mediterraneo orientale: obiettivo il secondo ciclo di perforazione. Lo ha detto il ministro dell’Energia Fatih Dönmez. L’annuncio fa seguito al ritiro della Yavuz dalle acque al largo dell’isola divisa di Cipro, all’inizio di questo mese e di fatto segna la non marcia indietro di Erdogan in una condotta illegale. L’esplorazione decisa dal governo nonostante i richiami dell’Ue, va in una doppia direzione: a Cipro per fare ostruzionismo aI players internazionali che hanno già vinto le gare (Eni, ExxonMobile, Total) e al largo dell’isola greca di Kastellorizo dove Ankara a tratti mostra di cercare addirittura lo scontro fisico con Atene.

Non va sottaciuto che le relazioni greco-turche hanno vissuto per decenni periodiche crisi sulle controversie relative alle loro giurisdizioni marittime e lo scorso anno si è stati davvero ad un passo dal peggio, quando le navi della guardia costiera turca e greca si sono scontrate due volte.

IL FRONTE CHE PREOCCUPA GLI ANALISTI

Erdogan contesta anche il nuovo ruolo della Grecia, military hub americano nell’Egeo in virtù del nuovo accordo tra Washington e Atene per tre basi, che verrà siglato nei prossimi giorni in occasione della visita del Segretario di Stato Usa Mike Pompeo. Ma c’è un altro fronte che preoccupa gli analisti: il fatto che la frangia più integralista della Marina turca prema per non mostrare alcun passo indietro. L’atteggiamento degli strateghi navali turchi è da falchi, dal momento che considerano l’Egeo e il Mediterraneo nel loro insieme, quindi come una sorta di campo di battaglia perenne. E nonostante Bruxelles abbia definito in più riprese “illegali” le attività navali turche.

È di tutta evidenza come esistano meccanismi per prevenire uno scontro tra i paesi in questione, ma è altrettanto chiaro che la ricerca spasmodica di una contrapposizione da parte di Ankara potrebbe portare ad un incidente, così come molti analisti si aspettano in qualsiasi momento.

LA CARTA MIGRANTI

Al contempo Erdogan ricatta l’Ue, che già gli ha concesso 6 miliardi di euro per l’accordo-migranti del 2016: aprirà le sue frontiere settentrionali con la Grecia per mandare i 4 milioni di profughi su suolo turco. Il riferimento è al fiume Evros, dove lo scorso anno due militari greci vennero arrestati dai turchi con l’accusa di spionaggio, nello stesso territorio dove i passaggi di migranti non cessano, nonostante l’accordo.

Altro passaggio cardine è il fazzoletto di mare tra le isole greche di Lesbo, Ko e Chios e le coste turche che distano poche miglia. Due giorni fa, mentre nell’hotspot di Moria (al limite della capienza) a Lesbo morivano carbonizzate una mamma col proprio figlioletto, la Capitaneria di porto ellenica rimandava indietro 25 imbarcazioni salpate dalla Turchia. In quello stesso tratto dove si sta snodando la nuova rotta degli stupefacenti, su cui indaga anche la Dea di stanza ad Atene.

twitter@FDepalo

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