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Ci saranno i green bond di qui a breve. Non in manovra, ma arriveranno presto degli eco-titoli di Stato. Il governo vorrebbe lanciarli in modo dedicato per “finanziare e sostenere investimenti nel campo della sostenibilità ambientale”. Ed è più che una proposta quella del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (cosa che vorrebbe fare anche la Germania ma che sembrerebbe aver incontrato delle difficoltà). E a guardare la Nota di aggiornamento al Def si inserisce in quel “sentiero” di Green new deal che il viceministro dell’Economia Antonio Misiani ha definito come una vera e propria “strategia”.

Sarà l’aria europea, sarà la possibilità di ottenere un’apertura sulla flessibilità, sarà semplicemente qualche punto di deficit in più, ma il percorso della sostenibilità ambientale in chiave economica sembra infatti essere diventata la nuova impalcatura su cui costruire le prossime politiche della Legge di Bilancio del Paese. Tanto che Gualtieri parla di “green new deal” come “uno degli assi della manovra”, una priorità per il governo, in grado di orientare “gli investimenti verso la transizione ad una maggiore sostenibilità”: ci saranno per questo due Fondi (a seconda della funzione e della destinazione d’uso delle risorse) in totale da 50 miliardi spalmati su un arco temporale di qualche anno (ancora da definire in modo puntuale) da indirizzare a riqualificazione urbana, innovazione tecnologica, e rinnovabili. Sul punto ci sarebbe anche la specifica richiesta all’Europa di tenere il pacchetto di misure fuori dal conteggio del 3%.

La prossima manovra (del peso di circa 30 miliardi e il 2,2% di deficit) dovrebbe portarsi dietro – stando alle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte – “un corredo di misure” con “l’obiettivo di rendere l’Italia più verde, ancora più sicura per le sue infrastrutture, digitalizzata, e veramente moderna, con una burocrazia ridotta e semplificata. Un’Italia che guarda ai più deboli e non li abbandona”.

Dovrebbe essere la volta buona questa per inserire degli incentivi alle industrie e un Piano di sostegno agli investimenti green. Nella Nota di aggiornamento al Def vengono indicati 23 ddl come collegati alla manovra; e tra questi spicca proprio uno ad hoc sul Green new deal, che potrebbe contenere la norma per la riduzione progressiva dei sussidi ambientalmente dannosi (sostanzialmente gli incentivi alle fossili) e dovrebbe valere (calcolando il 10% come primo taglio) circa 1,7 miliardi. In questo modo si spiegherebbe anche la sua eliminazione dal decreto Clima che prima conteneva questa disposizione. In generale secondo Palazzo Chigi gli interventi “saranno prevalentemente volti ad assicurare la crescita economica in un contesto di sostenibilità delle finanze pubbliche, attraverso l’incremento degli investimenti pubblici, in particolare di quelli per l’innovazione, per la conversione all’economia verde e per il potenziamento delle infrastrutture materiali, immateriali e sociali, e la lotta all’evasione fiscale”.

Il ministro Gualtieri nella sua introduzione alla Nota di aggiornamento al Def parla del “Green new deal come del perno della strategia di sviluppo del governo. Si inserirà nell’approccio di promozione del benessere equo e sostenibile, la cui programmazione è stata introdotta in Italia in anticipo sugli altri Paesi europei e che il governo intende rafforzare in tutte le sue dimensioni”. Tra i punti che questa strategia dovrà toccare, il contrasto ai cambiamenti climatici, la riconversione energetica, l’economia circolare, la protezione dell’ambiente e la coesione sociale e territoriale. Inoltre dovrà prevedere la realizzazione di un Piano di investimenti pubblici sinergici a quelli privati. “La sfida ambientale – continua – non può essere vinta opponendo la protezione dell’ecosistema alla crescita o affrontata in chiave di contrasto con il mondo produttivo e degli investimenti privati”.

Il Def, i green bond e la chiave per lo sviluppo sostenibile

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