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L’esempio del Po. A Torino il progetto pilota “Il Po d’aMare” parte dal principio che con fiumi puliti si può prevenire la contaminazione dei mari. Il Po, che attraversa quattro Regioni e 13 Province, è il corso d’acqua che meglio si presta a questo esperimento di raccolta, recupero e riciclo dei rifiuti, prima dello sbocco in mare.

Perché circa l’80% dei rifiuti che si trovano in mare (soprattutto di plastica) arriva dalla terraferma attraverso gli scarichi urbani e i corsi d’acqua. Rifiuti che non solo compromettono gli equilibri ambientali ma colpiscono l’attività turistica e nautica per 13 miliardi di dollari all’anno, secondo gli studi dell’United Nations Environment Programme.

Il progetto del Po è il primo all’interno di un grande nucleo urbano, giacché le barriere sono posizionate in zona Murazzi, fra i ponti Vittorio Emanuele I e Umberto I. “Il Po d’aMare” è l’evoluzione di una precedente attività svolta nel 2018 in prossimità del delta del fiume.

“L’abbandono dei rifiuti rappresenta un deprecabile malcostume che compromette la qualità di vita e il senso di sicurezza negli spazi pubblici, genera costi elevati per i servizi di pulizia e nuoce all’immagine delle località – ha dichiarato il sindaco di Torino, Chiara Appendino -. La sperimentazione di modalità innovative per liberare il Po dalla spazzatura, separando la plastica da altra immondizia e l’avvio di un processo di riciclo del materiale raccolto è una eccezionale opportunità per proteggere la salute di fiumi e mari. Torino punta a diventare un città plastic free e Il Po d’aMare rappresenta anche un importante momento per sensibilizzare i cittadini nella difesa dell’ambiente naturale”.

E come funziona il programma? Tramite un’imbarcazione “Sea hunter” e diversi operatori, i rifiuti verranno raccolti in appositi cassoni gestiti da Amiat, che provvederà a sua volta a conferire le plastiche presso un impianto che si occuperà della successiva valorizzazione dei materiali.

Hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto Amiat, Iren e Corepla, con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, i Consorzi Castalia e Corepla e il coordinamento dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, il patrocinio del ministero dell’Ambiente e la Città di Torino.

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