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Erano su per giù le 12 quando Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, terminava il suo intervento di quasi un’ora davanti alla platea di banchieri e manager accorsi all’Auditorium della Tecnica per la 99esima Giornata del risparmio, organizzata dall’Acri. Le ultime parole in veste di timoniere di Via Nazionale, perché a partire dal 1 novembre, la guida della vigilanza verrà affidata a Fabio Panetta, scelto dal governo di Giorgia Meloni lo scorso giugno, in totale disinvoltura e senza nessuno degli affanni che portarono nel 2011 il governo Berlusconi a tirare fuori dal cilindro il nome di Visco, preferendolo a Fabrizio Saccomanni (ex dg di Bankitalia, poi presidente di Unicredit, scomparso nel 2019).

Un passaggio di consegne, quello di domani, a suo modo solenne, se non altro perché Visco lascerà Palazzo Koch dopo dodici anni sullo scranno più alto. Dodici anni fatti di luci e ombre, di scandali bancari e prove di resilienza del credito. Ora la palla passa a Panetta. Ma chi è Fabio Panetta e quali sono le sue sfide future?

SCUOLA BANKITALIA CON VISTA BCE

Prima di tutto una nota geografica. Panetta è il secondo governatore di origine ciociara, dopo Antonio Fazio (1993-2005), natìo di Alvito (Frosinone). Classe 1959, romano, Panetta è però originario di Pescosolido, piccolo borgo di 1.400 anime, arroccato al confine tra Lazio e Abruzzo, figlio dell’ex sindaco Paolino Panetta, che ha militato nelle fila della Dc. Oltre al padre, anche il fratello maggiore si era avvicinato alla carriera politica: Giovanni Panetta, scomparso in un incidente stradale nel 1999, era stato eletto in parlamento nel 1996 per i Cristiani democratici uniti.

Ad eccezione dell’esperienza nel board della Bce (2020-2023), la carriera di Panetta si è tutta sviluppata a Palazzo Koch dove è approdato nel 1985, tre anni dopo la laurea con lode in Economia e commercio alla Luiss di Roma seguita da un Master of Science in Monetary economics presso la London School of Economics e da un PhD in Economics and Finance alla London Business School. Al suo arrivo in via Nazionale, il giovane Panetta, in qualità di economista, viene assegnato al Servizio Studi. Negli anni successivi si trasferisce presso la Direzione monetaria e finanziaria, di cui nel 1999 diventa responsabile. Dal 2007 al 2011 è invece capo del Servizio studi di congiuntura e politica monetaria, mentre nel luglio 2011, negli ultimi mesi del mandato di Mario Draghi al vertice di Bankitalia, diventa direttore centrale con il compito di coordinare le attività legate alla partecipazione della Banca d’Italia all’Eurosistema.

Dopo l’arrivo di Visco, a ottobre 2012, Panetta, al cui casella a Francoforte verrà ricoperta da un altro uomo forte di Palazzo Koch, Piero Cipollone, viene nominato vice direttore generale, carica che occuperà fino a maggio 2019 quando diventa direttore generale, al posto di Salvatore Rossi, andato a ricoprire la carica di presidente di Telecom. In questa veste si trova a rappresentare Bankitalia nelle istituzioni europee ed internazionali, dall’Fmi all’Ocse, ma  soprattutto ad affiancare Visco nelle sue trasferte a Francoforte, sostituendo il governatore nelle riunioni non di politica monetaria. Ed è qui che mette in campo le sue capacità di tessere relazioni, consolidando un canale di contatti nell’Eurotower che si rivelerà importante nella successiva fase della  sua carriera quando nel gennaio del 2020, nel riequilibro seguito alla fine del mandato a Draghi, all’Italia tocca un altro posto di  rilievo nella Bce.

LA BATTAGLIA SUI TASSI

Dal board della Bce Panetta si fa portatore della linea della prudenza e della cautela nella gestione dei tassi, in netta contrapposizione con i falchi tedeschi guidati da Isabel Schnabel. Più volte, mentre Christine Lagarde spingeva sulla leva dei tassi, fioccavano gli appelli di Panetta alla moderazione.

“Considero imprudente muoversi molto velocemente ora, con l’inflazione che potrebbe evolversi in entrambe le direzioni. Penso che siamo di fronte a una incertezza molto elevata. Non dico che dobbiamo fermarci, ma di prenderci il tempo che serve per valutare meglio l’economia. In un simile contesto la Bce non dovrebbe vincolare in modo incondizionato la sua politica monetaria futura. Dobbiamo invece adottare strategie monetarie orientate al medio termine”, aveva avvisato lo scorso febbraio, quando la stretta monetaria era ormai entrata nel vivo.

TRA UNIONE BANCARIA ED EURO DIGITALE

Fin qui il pregresso. Ma cosa attende il nuovo governatore? Quale sarà il compito e l’importanza di Panetta e della Banca d’Italia in un eurosistema che, dal 2014, ha visto accentrati a Francoforte non solo i poteri di politica monetaria ma anche quelli di vigilanza finanziaria? Le sfide sono tante, due su tutte. Primo, favorire l’urgente completamento dell’unione bancaria europea. Vanno, cioè, superati gli ostacoli nazionalistici che rendono un euro depositato in una banca di un Paese europeo ancora diverso da un euro depositato altrove. L’obiettivo, che Panetta condivide da sempre, è arrivare all’emissione di eurobond, vista l’assenza oggi di un titolo sovrano privo di rischio emesso su base stabile dall’Ue.

Secondo: accompagnare l’innovazione digitale dell’intermediazione finanziaria e del sistema dei pagamenti. Le banche centrali del futuro saranno importanti soprattutto per la loro azione di vigilanza, con l’adeguamento alle tecnologie digitali. Un discorso che chiama direttamente in causa l’euro digitale, di cui Panetta è l’indiscusso curatore. A lui, infatti, si deve la costituzione del gruppo di studio, in seno alla Bce, che ha portato l’Europa a toccare con mano una moneta virtuale ma avente pieno corso legale, così da contrapporsi alle criptovalute, dallo stesso Panetta sempre criticate.

Negli scorsi giorni, lo stesso neo-governatore di Bankitalia ha annunciato la fine della fase preliminare e l’inizio di quella operativa, terminata la quale, tra circa due anni, potrebbe cominciare l’emissione delle prime valute digitali. C’è da giurare che, anche dallo scranno di Bankitalia, Panetta spingerà verso una pronta adozione di simile strumento, anche perché manterrà un ruolo di primo piano sui sistemi di pagamento internazionali dato che lo scorso settembre è stato nominato presidente del Comitato sui pagamenti e sulle infrastrutture di mercato della Banca dei regolamenti internazionali.

OCCHI APERTI SULLE BANCHE

L’altra grande sfida, è la prevenzione di nuove crisi sistemiche nel settore bancario. Prima la pandemia, poi l’inflazione e infine l’aumento repentino del costo del denaro, hanno da una parte eroso i risparmi delle famiglie, dall’altra reso i mutui, soprattutto variabili, decisamente più onerosi. Una combinazione potenzialmente letale per le banche con le spalle meno larghe, visto che un’impennata delle sofferenze è da mettere nel conto e dunque anche una progressiva svalutazione dei crediti, che a sua volta si traduce in perdite in bilancio.

Non è un caso se nei giorni scorsi, parlando davanti ai banchieri dell’Abi, Visco aveva avvertito circa la tenuta delle piccole banche. Anche su questo fronte l’occhio di Bankitalia dovrà essere vigile (negli anni del mandato di Visco non sono mancate drammatici fallimenti e crisi bancarie, a cominciare dal Monte dei Paschi). Ora tocca a Fabio Panetta.

Euro digitale, unione bancaria e vigilanza. Tutte le sfide di Fabio Panetta

Tra poche ore il passaggio di consegne con Ignazio Visco, dopo dodici anni alla guida di Palazzo Koch. All’orizzonte dell’economista romano scuola Bankitalia c’è la spinta per il completamento dell’unione dei capitali e l’accelerazione per l’emissione da parte dell’Europa di valute digitali da contrapporre alle criptomonete. E bisognerà tenere gli occhi bene aperti sulle banche più piccole

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