Skip to main content

Il 2019 sarà ricordato come un anno di svolta nel campo della sicurezza cibernetica. Dopo che negli anni passati numerosi eventi hanno contribuito a cementare negli attori internazionali la percezione di pericolo ovvero di reale minaccia alla sicurezza degli Stati apportata dal continuo potenziamento dei contemporanei sistemi di telecomunicazione, molte capitali hanno deciso di reagire in maniera proattiva accelerando lo sviluppo di strategie e sistemi legislativi cyber all’interno di uno scontro geopolitico tendenzialmente delineabile su un triangolo scaleno ai cui angoli vi sono il mondo di alleanze che gravita intorno a Washington, quello che gravita intorno a Pechino e quello di spettanza moscovita.

L’inconcepibile errore strategico con cui, negli anni passati, la Cina si è servita, al di fuori di qualunque schema di reale utilità, dei punti di presenza legalmente detenuti dalle proprie società di telecomunicazione sul suolo canadese e statunitense per reindirizzare tramite Pechino, ovvero hackerare, il locale traffico di telecomunicazioni, ha palesato e velocizzato un conflitto globale comunque inevitabile.

L’Italia, qualora vista all’interno di una serie di centri concentrici di alleanze e obblighi internazionali, è una delle pedine essenziali nell’azione di securitizzazione delle infrastrutture su cui viaggia l’economia e la sicurezza non solo nazionale, ma anche quella dei nostri partner. Dopo che a marzo di quest’anno l’Unione europea ha approvato il regolamento sulla cyber-sicurezza implementando un nuovo sistema di certificazioni e concedendo un mandato permanente all’Enisa, anche il governo italiano ha proceduto ad aggiornare la propria postura nel campo della sicurezza cibernetica modificando la disciplina in materia di poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni.

La nuova golden power prevede che le società comunichino al governo entro dieci giorni la conclusione di accordi o contratti con società extra-Ue e che quest’ultimo possa richiedere il ripristino delle condizioni originarie o esercitare altra forma di veto entro 45 giorni. Inoltre, vista la sensibilità strategica dell’Italia, snodo nevralgico di comunicazioni, una maggiore enfasi è posta dal legislatore anche sul fatto che si debbano arginare gli investimenti di aziende controllate o finanziate anche indirettamente da organismi statali stranieri. Nonostante la golden power sia assai più efficace della vecchia golden share, il nostro Paese pare ancora ancorato a un approccio da “vigile del fuoco”.

L’attuale impostazione, basata sul controllo ex post degli accordi, non evita che nel corso delle trattative gli attori stranieri possano venire a conoscenza di capacità, segreti, tecnologie e know how che comunque saranno acquisiti nonostante il successivo utilizzo della golden power. Se il problema è di minima portata per le aziende nazionali di forte rilevanza strategica, sottoposte a regimi di sicurezza particolari, esso diventa invece altamente pregnante qualora si consideri che il tessuto imprenditoriale nostrano è composto quasi completamente da piccole e medie imprese.

Si denota pertanto, purtroppo, ancora una volta la mancanza di un approccio sistematico che dia vita, in Italia, a un apparato completo di intelligence economica capace di favorire la fattiva realizzazione del mandato attribuito ai servizi di intelligence, ovvero quello di proteggere gli interessi economici, scientifici e industriali tout court del Paese, oltre che quelli politici e militari. L’economia italiana, salassata da anni di intromissioni straniere, necessita uno scenario stabile nel quale sviluppare le proprie potenzialità. Se la partita delle telecomunicazioni quantistiche è oramai realtà fattuale di cui sono leader i cinesi, l’Italia potrebbe sviluppare il momento post-quantistico e ritornare a contare con forza nel futuro ordine globale.

Il golden power sul 5G? Tutela le imprese. Ecco perché nell'analisi di Gaiser

Di Laris Gaiser

Il 2019 sarà ricordato come un anno di svolta nel campo della sicurezza cibernetica. Dopo che negli anni passati numerosi eventi hanno contribuito a cementare negli attori internazionali la percezione di pericolo ovvero di reale minaccia alla sicurezza degli Stati apportata dal continuo potenziamento dei contemporanei sistemi di telecomunicazione, molte capitali hanno deciso di reagire in maniera proattiva accelerando lo…

La Cina alla carica per corteggiare Di Maio (c’entra Huawei?)

La Cina è su Di Maio. Il leader grillino appena entrato alla Farnesina col Conte-2, è da due giorni oggetto di un forcing politico-diplomatico mosso da Pechino. Oggi, l'ambasciata cinese in Italia fa sapere attraverso una nota che il 5 settembre (ossia ieri) il Consigliere di Stato e Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha inviato "un messaggio augurale" al suo…

Non solo Mosca. Perché Pechino ha messo gli occhi sulla Libia

Durante un prolisso e fuori dal comune discorso al Consiglio di Sicurezza Onu, il vice-ambasciatore cinese alle Nazioni Unite, Wu Haitao, ha parlato di Libia. Non è chiaro se la ragione sia piazzare il suo Paese in allineamento con un rinnovato sforzo della Russia per marcare la propria presenza sul dossier, oppure un tentativo per inserirsi in un altro tema…

L’amore fra Cina e Russia è scoppiato. Ecco cosa si dice a Washington...

Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha annunciato ieri l'inizio di una nuova fase nello sviluppo delle relazioni tra Russia e Cina: “La Cina è il nostro partner strategico chiave sulla scena mondiale", ha detto alla stampa dopo un incontro con Zhang Youxia, vicepresidente del Comitato militare centrale, ossia l’istituzione parallela al ministero della Difesa organo del Partito comunista…

Maduro vuole arrestare (ancora una volta) Guaidó. Ecco come

Urlando, visibilmente alterato, Nicolás Maduro ha annunciato l’apertura di un’inchiesta giudiziaria contro il presidente del Parlamento venezuelano, Juan Guaidó. L’accusa è di guidare “una banda criminale transnazionale”, che cerca di appropriarsi dei beni della petrolifera statale Pdvsa all’estero. In una trasmissione a reti unificate, il presidente socialista ha dichiarato che il leader dell’opposizione sarà processato per “tradimento alla patria”; un reato…

Di Maio agli Esteri? Faccia il frequent flyer. Il suggerimento dell’Ispi

"I consigli, soprattutto non richiesti, trasudano sempre un po’ di presunzione: ma è proprio per dare consigli (possibilmente sensati e realistici) che sono nati un secolo fa i think tank e non vogliamo sottrarci alla nostra missione, pur consapevoli di questo rischio". Paolo Magri dirige l'Ispi con garbo, professionalità e profonda preparazione – e soprattutto senza troppe antipatie per il…

Bellezza cinese. Chi è Men Jiahui, dalle sfilate di lingerie all’esercito

Si chiama Men Jiahui e dalle sfilate di moda di lingerie in Cina è passata alle truppe dell’esercito. Questa giovane cinese è riuscita a fare diventare il suo sogno realtà da quando il governo cinese ha aperto le porte delle forze armate alle donne. Al Daily Mail, l’ex modella di 27 anni ha raccontato che da piccola sognava di servire il…

La forza di ogni governo

La forza di ogni governo non sta solo nel suo potere di agire nell'interesse generale ma, soprattutto, nel lavoro politico di chi sta fuori. Oggi, il tema delle democrazie rappresentative è la carenza di partecipazione. La partecipazione è un processo continuo e profondo che esce dalle logiche interne di una forza politica che - secondo differenti modalità - coinvolge i…

Perché Lam ritira la legge che ha scatenato le proteste a Hong Kong?

"È troppo poco, troppo tardi" scrive su Twitter Joshua Wong, il segretario di Demosisto, partito che chiede più democrazia a Hong Kong, recentemente arrestato insieme ad altri leader delle proteste prima di una grande manifestazione che la polizia non ha autorizzato. Commentava la notizia del momento sulle vicende del Porto Profumato: la Chief Executive, Carrie Lam, ha annunciato il ritiro definitivo del…

Spionaggio "minaccia esistenziale". Allarme dell’intelligence in Australia

Il direttore generale dell'Australian Security Intelligence Organisation (Asio), Duncan Lewis, ha voluto lasciare un'eredità che ritiene fondamentale prima di ritirarsi, questo mese, dopo cinque anni di mandato: lo spionaggio ha creato per l'Australia una "minaccia esistenziale", ha detto, peggiore di quella rappresentata dal terrorismo. "Ritengo che al momento il problema dello spionaggio e delle interferenze straniere sia di gran lunga…

×

Iscriviti alla newsletter