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L’Europa avrà anche aperto una procedura di infrazione verso l’Italia, ma oggi dal mercato giudice del nostro debito è arrivata un minuscolo attestato di fiducia. Dopo l’asta di ieri infatti (qui l’articolo) anche oggi dagli investitori esteri è arrivata una risposta importante: un pezzo del nostro debito è stato sottoscritto senza chiedere in cambio un prezzo troppo elevato.  Non è poco per un Paese che avanza a colpi di deficit e costretto a schivare una procedura di infrazione per disavanzo eccessivo. Stavolta però, c’è un altro verdetto oltre a quello della politica europea ed è quello di chi ci presta 400 miliardi di euro all’anno, senza i quali il Paese semplicemente non funzionerebbe.

Questa mattina il Tesoro ha infatti collocato Btp a 3, 7 e 15 anni per complessivi 6,5 miliardi di euro con rendimenti in calo. Significa che per comprare il nostro debito gli investitori hanno chiesto un premio meno alto del solito, sinonimo di una qualche forma di fiducia verso la nostra economia. Il tasso del triennale (2,5 miliardi di euro con richieste per 4,5 miliardi) è infatti sceso a 1,05% da 1,24% dell’asta di maggio, mentre quello del 7 anni luglio 2026 (1,5 miliardi con richieste per 2,9 miliardi) è calato a 1,96% da 2,02% (valore ai minimi da un anno) e quello del 7 anni dicembre 2026 (741 milioni con richieste per 2,16 miliardi) è pari a 1,88%. Il tasso del 15 anni è invece sceso dal 3% al 2,87% con un rapporto di copertura salito a 1,56, il più alto da maggio 2018. Per stessa ammissione degli analisti, che certamente non sono tenere con l’Italia, si tratta di “risultati delle aste decisamente positivi. Full size sulle quattro linee, prezzi di emissione superiori all’offerta del mercato secondario e price action post-asta positiva con spread contro la Germania in restringimento: sono i principali indicatori per valutare positivamente le aste odierne”.

Peccato che a Bruxelles il giudizio dei mercati non abbia scaldato più di tanto gli animi. “All’Italia serve una correzione sostanziale” dei conti ha sentenziato il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis arrivando alla riunione dell’Eurogruppo a Lussemburgo. Ma c’è chi non la pensa così. Qualcuno come il ministro dell’Economia Giovanni Tria che nella medesima occasione europea ha chiarito la linea del governo. “Stiamo facendo un negoziato sugli obiettivi di deficit che noi abbiamo, dimostreremo che li raggiungeremo perché ci mettono in posizione di sicurezza. Non ne abbiamo bisogno di misure correttive, altrimenti le faremmo”. Una certezza: niente passi falsi sulla flat tax. “Ero favorevole alla flat tax anche in passato, bisogna vedere come si fa”, ma “in questo momento gli obiettivo di deficit sono quelli”.

Intanto lo stesso ministero dell’Economia ha comunicato in una nota i dettagli dell’emissione del nuovo Btp a 20 anni, con scadenza 1 marzo 2040 e tasso nominale annuo del 3,10%. Hanno partecipato all’operazione circa 230 investitori per una domanda complessiva pari a quasi 24 miliardi di euro. I fund manager si sono aggiudicati circa il 49% dell’emissione, mentre circa il 30% è stato sottoscritto da banche. Da segnalare una partecipazione importante degli investitori con un orizzonte di investimento di lungo periodo, che hanno acquistato oltre il 9% (in particolare circa il 6% è andato a fondi pensione e assicurazioni mentre circa il 3% è stato assegnato a banche centrali e istituzioni governative). Agli hedge fund è stato allocato circa il 12%.

Il Tesoro fa il pieno coi Btp. Il mercato si fida (ancora) di noi

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