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Quando un governo, invece di garantire i diritti dell’individuo come la vita, la libertà, la proprietà privata, la libera manifestazione del pensiero, reprime, tortura ed uccide, perde la sua legittimità e la sua ragione di esistere. Non è più un governo. È una tirannia. In Venezuela non è in corso una crisi politica, ma una crisi umanitaria che mette a rischio la vita di milioni di persone che soffrono la carenza di viveri e medicinali. Quello che si sta consumando in Venezuela non è quindi uno scontro tra poteri o una lotta politica ma è una battaglia di civiltà per l’uscita da un regime del terrore che sta annientando drammaticamente la popolazione privandola di tutti i diritti fondamentali, negandole il cibo e costringendola al silenzio. È una battaglia per i diritti umani contro l’oppressione. È una battaglia di libertà.

Oggi questa battaglia può conoscere una svolta. Con il riconoscimento di Juan Guaidò, presidente dell’Assemblea Nazionale, unica istituzione democratica rimasta in vita nel Paese, si può arrivare a un processo di pacificazione e ritorno alla democrazia senza spargimento di sangue. Un processo che come stabilito dall’Assemblea consisterebbe nella “fine dell’usurpazione con un governo di transizione verso elezioni libere”. A tal fine è però necessario che tutte le forze democratiche e la comunità internazionale sostengano tale percorso. Un percorso che come già dimostrato gode del pieno sostegno della comunità internazionale e dei cittadini venezuelani che sono scesi in piazza in grandi manifestazioni il 23 gennaio e il 2 febbraio in Venezuela, in Italia e in tutto il mondo.

Nonostante il supporto già dimostrato dalle principali democrazie del mondo, dalla comunità venezuelana in Italia, da quella italiana in Venezuela, che conta oltre centocinquantamila persone che sono vittime della stessa brutalità che sta affliggendo il Paese, e dalle tante realtà associative e istituzionali italiane il governo ancora non ha preso una posizione ufficiale a sostegno di questo processo di pacificazione. L’Italia è uno dei Paesi che ha i legami più forti con il Venezuela. Quasi due milioni di cittadini venezuelani hanno origini italiane e la solidità delle relazioni tra i due Paesi non può essere compromessa da una scelta che porrebbe l’Italia dalla parte sbagliata della storia.

Ora non c’è più tempo. Ogni ulteriore ritardo significa più vittime nella popolazione civile, più dolore e più sofferenza anche per quegli italiani che in Venezuela stanno lottando ogni giorno per la propria sopravvivenza. Siamo certi che un Paese amico come l’Italia retto da un “governo del cambiamento” non possa sostenere la conservazione di un regime dittatoriale che viola i principi dello Stato di diritto. Per questo, con il cuore ricolmo di speranza, vogliamo rivolgere un forte appello ai rappresentanti istituzionali del Paese, ai membri del Parlamento, a tutte le forze politiche ma anche a tutte le cittadine e i cittadini italiani liberi affinché si impegnino per sostenere ufficialmente e con ogni mezzo pacifico il percorso di liberazione del Venezuela attraverso il riconoscimento di Juan Guaidò legittimo presidente pro tempore come già fatto da tutti gli Stati alleati e i principali partner europei. Viva l’Italia, Viva il Venezuela! Roma, 12 febbraio 2019

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