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Il Venezuela sembra essere a un bivio: da una parte c’è il governo di Nicolás Maduro aggrappato al potere, malgrado le irregolarità confermate durante il processo elettorale che l’ha confermato a maggio del 2018; e dall’altra c’è il governo di Juan Guaidó insediatosi il 23 gennaio del 2019 come prevede l’articolo 233 della Costituzione invocata dall’Assemblea Nazionale legittimamente eletta.

Stamattina i venezuelani si sono svegliati con la notizia che un gruppo di militari (ancora non si sa quanti né di quale livello) hanno deciso di schierarsi a favore del governo di transizione di Guaidó. Il presidente ad interim ha lanciato un appello a militari e civili a unirsi alle proteste nella base aerea delle forze armate di Caracas, La Carlota.

In una conversazione con Formiche.net, Rodrigo Diamanti, rappresentante del presidente Juan Guaidó per gli aiuti umanitari in Europa e membro della delegazione in Italia, ha spiegato la situazione che si vive in questo momento in Venezuela e i passi a seguire per l’opposizione al regime di Maduro.

“In questo momento la gente è in piazza – ha dichiarato Diamanti -, protesta in maniera pacifica, così come anche i militari che sostengono Guaidó. Tutti sono lì, a sostenere il presidente ad interim senza fare uso della violenza. Oggi sta succedendo quello che sempre abbiamo voluto e cercato, che in maniera pacifica si riconosca la legittimità del presidente Guaidó”.

Ma non solo. Oggi si è provato un assaggio di una delle bandiere del governo di transizione, con la liberazione di Leopoldo López prigioniero politico dal 2014. “Speriamo che si formi finalmente il governo di transizione perché si possano svolgere le elezioni libere il prima possibile, come lo chiedono tutti i Paesi liberi del mondo. Oggi è un grande giorno. E speriamo che sia quello del fine della dittatura”, ha detto Diamanti.

Il rappresentante europeo di Guaidó non ha informazioni dettagliate in questo momento su quanti militari e di quale livello abbiano aderito all’appello del governo di transizione.

E che succederà ora? “Siamo in attesa che tutti i venezuelani, in tutto il mondo, non solo quelli che vivono in Venezuela, escano a protestare per riuscire a porre fine all’usurpazione per permettere al presidente ad interim di insediarsi nel palazzo di governo di Miraflores – ha spiegato -. Che si possa iniziare con le gestioni del governo di transizione e in questo modo organizzare elezioni libere, dopo che finalmente si possa fare pulizia nel sistema elettorale”. Un voto trasparente ed equo, con un sistema elettorale imparziale.

Diamanti ha ricordato che questo potrebbe accadere in un periodo di minimo sei mesi e di massimo un anno, come ha stabilito l’Assemblea nazionale per la gestione del governo di transizione. Un altro aspetto importante, ha ricordato, è l’ingresso urgente degli aiuti umanitari.

Un invito alla comunità internazionale e all’Italia in particolare? “È importante che quanto sta accadendo oggi, l’operazione militare come movimento pacifico, sia riconosciuto come l’unico modo di recuperare la libertà e la democrazia”, ha sottolineato Diamanti. La scelta è tra chi vuole nuove elezioni e chi vuole restare indefinitamente al potere.

“La reazione militare di oggi non deve essere chiamata colpo di Stato, ma come un riconoscimento legittimo delle leggi venezuelane e della Costituzione e del presidente legittimo del Venezuela – ha concluso Diamanti -. Non può avere un altro aggettivo. È semplicemente che forze militari riconoscono e rispettano la Costituzione venezuelana e del popolo venezuelano, che vuole vivere democraticamente, votare e recuperare il progresso del Paese. È il momento di chi vuole vivere in un Paese dove pensare diversamente non sia un delitto o che rifiuta di essere condannato a morire di fame per colpa della dittatura”.

In Venezuela non è un colpo di Stato, è la vittoria della Costituzione. La versione di Diamanti

Il Venezuela sembra essere a un bivio: da una parte c’è il governo di Nicolás Maduro aggrappato al potere, malgrado le irregolarità confermate durante il processo elettorale che l’ha confermato a maggio del 2018; e dall’altra c’è il governo di Juan Guaidó insediatosi il 23 gennaio del 2019 come prevede l’articolo 233 della Costituzione invocata dall’Assemblea Nazionale legittimamente eletta. Stamattina…

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