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Rischio isolamento per Donald Trump sul tema della postura militare oltreoceano. Dopo la cautela espressa dal direttore della National intelligence Dan Coats sull’ipotesi di ritiro da Siria e Afghanistan, il presidente incassa una proposta di legge (a firma repubblicana) volta a limitare le sue ambizioni di ripiegamento. Considerando il recente voto schiacciante e bipartisan della Camera dei rappresentati in favore del “Nato support act” per impedire l’uscita dall’Alleanza Atlantica, si tratta del secondo segnale di strappo di Capitol Hill rispetto alla politica di difesa della Casa Bianca.

LA PROPOSTA DI McCONNELL

Il leader della maggioranza repubblicana del Senato Mitch McConnell ha comunicato l’aggiunta di un emendamento a un più ampio progetto di legge relativo alla sicurezza mediorientale, finalizzato a garantire “l’impegno continuo” degli Stati Uniti nell’area fino alla sconfitta completa di al Qaeda, Isis e altri gruppi islamisti. Il nuovo provvedimento punta ad arginare le ormai note velleità di Trump in materia di ripiegamento militare dal Medio Oriente, le stesse che alla fine dello scorso anno avevano costretto al ritiro il capo del Pentagono James Mattis. Tra l’altro, oltre all’emendamento in questione, il “Middle East security bill” include sanzioni alla Siria e misure di contrasto al movimento anti-israeliano Boycott, Divestment and Sanctions (Bds).

IL SIGNIFICATO

L’esito dell’iter legislativo è quanto mai incerto, visto che il bill dovrà essere approvato al Senato, passare alla Camera e poi alla firma del presidente. Più che la sua approvazione però, è interessante notare che la proposta sia stata avanzata dal leader del partito Repubblicano al Senato, che dimostra dunque una linea ben diversa rispetto a quella del tycoon sugli impegni militari oltreoceano. “Non siamo il poliziotto del mondo, ma siamo i leader del mondo libero, ed è dunque un obbligo per gli Stati Uniti guidare, mantenere una coalizione globale contro il terrore e stare accanto ai nostri partner”, ha spiegato McConnell in Senato.

RITIRO O NON RITIRO?

L’impressione è che Trump incontrerà parecchie resistenze se continuerà a supportare l’ipotesi di un complessivo ripiegamento militare. Non è solo il presidente a fare la politica estera e di difesa degli Stati Uniti. Alla proiezione internazionale del Paese concorrono una molteplicità di strutture e amministrazioni, tutt’altro che inclini a rinunciare il ruolo globale acquisito negli ultimi decenni. Così si spiegano gli annunci e i passi indietro del presidente su tante questioni, a partire dalla Siria. Diverso il dossier afgano, su cui le ambizioni di Trump circa un dimezzamento del contingente hanno trovato forza dal recentissimo accordo tra Stati Uniti e talebani, considerato il primo passo per una pacificazione completa. Eppure, anche qui rimangono perplessità da parte di numerosi vertici dell’amministrazione, soprattutto militari.

nato

Se il Senato Usa vuole blindare l’impegno americano in Medio Oriente

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