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Il destino di Nicolás Maduro è ben diverso rispetto a quello di Hugo Chávez. Non solo perché l’ex presidente del Venezuela, morto a marzo del 2013, aveva a suo favore un momento d’oro per la produzione petrolifera venezuelana, con l’estrazione di circa 5 milioni di barili al giorno ad un prezzo di circa 120 dollari ognuno. Il suo delfino, Maduro, si è trovato invece con un’industria disfatta, che con fatica produce un milione di barili al giorno, e tocca la cinquantina di dollari (era arrivato a 35 dollari il barili).

Il nuovo leader del Partito Socialista Unito del Venezuela ha trovato in una mappa politica regionale molto diversa. Chávez era sostenuto dai vicini, compagni di sinistra, Luiz Inácio Lula da Silva e poi Dilma Rousseff in Brasile, mentre in Argentina aveva avuto Néstor Kirchner e poi la moglie, Cristina Fernández de Kirchner.

Ora Maduro è circondato da governi di destra che spingono per un cambiamento, politico ed economico, in America latina. E sebbene i casi di Bolivia, Cuba e Nicaragua non sembrano creare (ancora) troppo fastidio, il peso economico, geopolitico ed energetico del Venezuela fanno l’eccezione. Oltre alla violazione dei diritti umani e la crisi economica del Venezuela che va risolta, secondo i nuovi presidenti dell’Argentina e del Brasile, rispettivamente Mauricio Macri e Jair Bolsonaro.

Anche se è allineato verso la destra, Macri è considerato come “la sinistra di Bolsonaro”, secondo molti analisti. I due hanno ben presente la necessità di stringere un buon rapporto, non solo per gli accordi commerciali tra i due Paesi, ma anche per altri temi strategici, tra cui quello nucleare.

Secondo l’analista Rosendo Fraga, ricercatore argentino del Centro di Studio Nueva Mayoría, l’avvicinamento tra Macri e Bolsonaro si è rafforzata anche per motivi elettorali, gicché quest’anno ci saranno le elezioni presidenziali in Argentina e Macri potrebbe candidarsi insieme all’ex presidente Fernandez de Kirchner. Due modelli opposti in una stessa scheda elettorale. In un tono di pre-campagna elettorale, Macri sostiene che un ritorno di CFK al potere potrebbe portare l’Argentina sui passi del Venezuela. Anche per il professore di Macroeconomia all’Università di El Salvador, Hector Rubini, Macri è considerato un liberale, ma in termini generali è a sinistra di Bolsonaro.

Macri e Bolsonaro coincordano nel definire Maduro come un dittatore. I due si sono impegnati a lavorare insieme su alcuni punti di incontro e di interesse, tra cui l’accelerazione dell’integrazione e l’apertura del Mercosur. La fine del regime di Maduro sembra essere una condizione necessaria per iniziare questo percorso con cui l’America latina potrebbe cominciare ad aprirsi al mondo. Con tutte le sue risorse e il suo potenziale.

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