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La prima cosa che viene in mente, è che la posta in gioco di domenica prossima non sia Istanbul, ma il futuro della Turchia. E in parte è anche giusto che sia così, visto che, come ha sempre detto il Presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, “chi vince Istanbul vince tutto”. Però Binali Yildirim ed Ekrem Imamoglu, che corrono per la poltrona di primo cittadino, dopo che le elezioni dello scorso 31 marzo sono state annullate dopo il ricorso del partito di Erdogan, hanno trasformato un dibattito politico storico in un referendum sul presidente e il suo modo di gestire il Paese, anche se direttamente non lo hanno mai nominato.

Il problema è che ieri di Istanbul si è parlato davvero poco, troppo poco. Con buona pace di 16 milioni di abitanti che la settimana prossima, inshallah, come dicono da queste parti, avranno un nuovo sindaco. I sondaggi sono incerti, che si voti, al momento, sembra l’unico punto fermo.

UN DIBATTITO TELEVISIVO DOPO BEN 17 ANNI

E purtroppo, dopo il dibattito televisivo di ieri sera, si è capito che la megalopoli sul Bosforo non era una priorità per nessuno dei due. Dei tre, a voler essere molto precisi, perché anche il conduttore, Ismail Kucukkaya, che pure aveva la possibilità di orientare il dibattito, non si è speso particolarmente per puntare sull’aspetto locale della faccenda. Invece della megalopoli sul Bosforo si è parlato con un minimo di approfondimento solo negli ultimi 45 minuti. Che su oltre due ore di dibattito e considerato che si tratta anche del cuore economico del Paese, forse sono davvero troppo pochi.

La buona notizia, è che dopo 17 anni, la Turchia ha visto un confronto in Tv fra due candidati con un conduttore super partes, che, se proprio vogliamo, ha strizzato più l’occhio all’opposizione che alla maggioranza. In un Paese come la Mezzaluna, affetto da seri problemi di libertà di stampa, è una vera boccata di ossigeno. Che però rischia di alimentare un effetto vetrina a uso e consumo della narrativa di Erdogan, per la quale i problemi di libertà di stampa non esistono. E quel che è peggio, rischiano di fare passare Binali Yildirim come una vittima.

Il dato fondamentale è che, nonostante la novità televisiva, tutto il resto è terribilmente vecchio, così tanto che una possibile vittoria di Imamoglu, così almeno dicono i sondaggi, sarebbe una buona notizia per la tenuta democratica del Paese, ma non la garanzia che in Turchia possa veramente cambiare qualcosa.

I toni, non sono stati così diversi da quelli a cui ci ha abituato Erdogan in questi anni: forte retorica nazionalista, teoria del complotto, scambi di accuse e quel riferimento a Fethullah Gulen, eminenza grigia della politica turca, accusato di essere dietro il fallito golpe del 2016, di cui nessuno nel Paese sembra volersi liberare.

C’È STATO UN VINCITORE?

Chi ha vinto? Difficile da dire, perché alla fine di cose concrete si è parlato troppo poco. Di fondo, si è visto un Imamoglu molto, troppo aggressivo e un Yildirim più calmo, ma che ha fatto di tutto per fare perdere le staffe al suo avversario. Quindi, se proprio qualcuno dovesse tagliare il traguardo per forza, si potrebbe dire Yildirim, ma solo per la furbizia.

Per vincere un’elezione chiave per il futuro del Paese non basta e se gli abitanti di Istanbul dovessero fare i conti solo con il programma che è stato presentato ieri sera, bene bene non sarebbero messi nessuno dei due.

La Turchia di domani è importante, ma a decidere il vincitore sarà colui che incarna meglio la politica della michetta, in una città come Istanbul, dove le differenze sociali sono sempre più evidenti e che ha patito in modo maggiore le conseguenze della crisi economica.

In Turchia il confronto politico torna in tv, ma con i temi di ieri

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