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Oggi a Bruxelles, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha ospitato il presidente ucraino, Petro Poroshenko. L’Ucraina è “un partner importante” di cui “apprezzo collaborazione e amicizia”, per questo “restiamo preoccupati” per le aggressioni russe, per cui “non ci sono giustificazioni”. Stoltenberg, che ha parlato in conferenza stampa congiunta con l’ucraino, ha fatto riferimento alla situazione nel Mar d’Azov, il bacino che è chiuso nell’angolo nord-est del Mar Nero dallo stretto di Kerč ed è diventato negli ultimi mesi il centro delle contese geopolitiche tra Mosca e Kiev.

Il segretario ha sottolineato che le preoccupazioni per la crisi nel Mar d’Azov si sommano a una situazione molto delicata in Ucraina — il conflitto nel Donbas e l’annessione della Crimea. Per Stoltenberg la Russia non può avere alcuna giustificazione per l’uso della forza militare contro navi e marinai ucraini. Il riferimento specifico riguarda un’azione di forza con cui domenica 25 novembre le unità navali russe hanno preso in ostaggio tre imbarcazioni ucraine, con i 24 uomini complessivi di equipaggio, mentre si stavano muovendo dal porto di Odessa a quello di Mariupol, città mercantile dell’est ucraino molto ambita dai ribelli filo-russi.

È necessario immediatamente liberare i marinai e le navi che Mosca ha sequestrato, e consentire la libertà di navigazione, compreso il libero accesso ai porti ucraini nel Mar d’Azov, ha sottolineato Stoltenberg.

Da giorni si rincorrono rumors su possibili escalation, che potrebbero riguardare proprio la zona di Mariupol, ma da terra. Uomini dell’auto proclamata Repubblica di Donetsk, i ribelli filorussi che hanno — secondo quanto dicono fonti diplomatiche ucraine — un coordinamento diretto e completo con le forze armate russe, avrebbero visitato in questi giorni Kamensk-Shakhtinsky (Russia occidentale, a poche dozzine di chilometri da Donetsk e dal confine ucraino). Là, nei mesi scorsi, la Russia ha spostato centinaia di mezzi corazzati sfruttando la copertura offerta dalla maxi esercitazione Vostok-18 (già ai tempi gli osservatori avevano segnalato che quei potessero essere in qualche modo usati come rinforzi per il Donbas).

Mosca, nel frattempo, accusa l’Ucraina e crea la classica cortina fumogena mediatica e diplomatica per coprire eventuali operazioni sponsorizzate dei ribelli. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha parlato della situazione attaccando Poroshenko, che, secondo il Cremlino, starebbe sfruttando tutto per mero vantaggio elettorale in vista delle prossime presidenziali. I russi sostengono che sarà Kiev a lanciare l’attacco, da Mariupol, contro i ribelli di Donetsk. Un’azione militare che la presidenza ucraina sfrutterà anche per prolungare la legge marziale e far così saltare le elezioni.

La legge marziale in Ucraina è stata proclamata dopo l’attacco russo nel Mar d’Azov: la decisione è dovuta al fatto che per la prima volta dall’inizio delle ostilità nel 2014, la Russia ha colpito mezzi militari ucraini con unità dell’esercito regolare, e non erano stati i corpi dei ribelli separatisti a ingaggiare lo scontro. La legge marziale è stata approvata con tempi ridotti proprio per impedire la sovrapposizione con la fase elettorale che si aprirà da gennaio, aspetto che dovrebbe mettere al riparo Poroshenko dalle accuse di politicizzare la situazione.

 

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