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Non c’è pace per Matteo Salvini. L’inchiesta della procura di Busto Arsizio che ha portato all’arresto del sindaco leghista di Legnano Gianbattista Fratus e del vicesindaco forzista Maurizio Crozzi plana a picco sull’immagine del Carroccio. Un assist per Luigi Di Maio, che a due settimane dal voto europeo continua a cavalcare la “questione morale” mettendo nel mirino l’alleato di governo. Ma anche un’arma a doppio taglio. “La giustizia non va usata a fini politici – spiega il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana intervistato da Formiche.net. È tornata Tangentopoli? Macché, “non c’è nulla di nuovo, purtroppo”.

Prima Milano, ora Legnano. Di Maio parla di una nuova Tangentopoli. L’ha detta grossa?

Francamente mi sembra fuori luogo parlare di una nuova Tangentopoli. La corruzione è una pratica estesa che coinvolge tutti i partiti. Quanto accaduto in Lombardia è stato preceduto dallo scandalo in Umbria con il Pd e quello a Roma con il M5S, per citare i due più eclatanti.

Perché il paragone non regge?

La corruzione degli scandali lombardi ha a che fare con un sottobosco locale dove la pratica corruttiva attecchisce in cambio di favori, scambi, posizionamenti. Non è meno grave, visto che mette a serio rischio le buone pratiche amministrative e soprattutto quella giusta selezione che dovrebbe garantire l’accesso alle cariche pubbliche. Ma è fuor di dubbio che si tratta di cifre ben diverse da quelle di Tangentopoli.

Però questa tornata di inchieste ha un bell’impatto sull’opinione pubblica. L’operazione della Guardia di Finanza a Legnano è stata ribattezzata “Piazza Pulita”.

È proprio così. Tutti i pregiudizi negativi sulla politica vengono confermati da queste intercettazioni. Favori a persone che si ritrovano in un posto dove non dovrebbero stare, accordi sottobanco, sotterfugi. Anche in settori delicati come la Sanità dove la politica non dovrebbe entrare.

Intanto i Cinque Stelle cavalcano la “questione morale”. Siamo al già visto?

Non c’è nulla di nuovo, purtroppo. Ogni volta che scoppia uno scandalo, l’unico partito non coinvolto cavalca la questione morale contro i suoi avversari, è sempre successo da Mani Pulite in poi. Lo faceva la Lega contro la sinistra, la sinistra contro Berlusconi, lo ha fatto il Pd contro i grillini a Roma. Lo fanno ora i Cinque Stelle contro i leghisti, che vivono un momento di oggettiva difficoltà pre-elettorale. Niente di più sbagliato. La giustizia non deve mai essere usata per fini politici.

I leghisti hanno già puntato il dito sulle toghe rosse. Lei ci crede alla giustizia ad orologeria?

In Italia c’è un’inchiesta al giorno e si vota ogni tre settimane, è una tesi che non regge. Mettiamola così: la Lega è oggi il vero partito di governo in tutte le sue articolazioni territoriali e non è da escludere che sia finita nel mirino dei magistrati. È accaduto anche a Renzi all’apice del suo potere. Probabilmente in un clima diverso l’inchiesta di Legnano non avrebbe un impatto così travolgente.

Salvini incassa. Si riprenderà?

Ne sta uscendo molto male. Si è fatto mettere all’angolo con il caso Siri. Da parte sua il sottosegretario avrebbe fatto un gran favore al leader sospendendosi con un gesto autonomo dal governo.

Quindi è giusto dimettersi prima che arrivi un avviso di garanzia?

Questo è un problema serio. Bisognerebbe stabilire una regola generale per decidere quando e come presentare le dimissioni in politica. Se chiunque venga esposto a qualsiasi tipo di inchiesta fosse tenuto a dimettersi, un registro degli indagati sarebbe sufficiente a far crollare un governo.

Si avvicinano le europee. Ecco uno scenario: Lega sotto il 30% e sorpasso Pd su M5S. Che succede?

Credo che queste saranno le soglie psicologiche. Ovviamente se non avesse avuto per tutto questo tempo il vento in poppa nei sondaggi la Lega avrebbe considerato un enorme successo un 27-28%, un risultato incredibile rispetto alle cifre del 4 marzo 2018. Il clamore elettorale ha alzato l’asticella. Quanto ai Cinque Stelle, è evidente che tutto si giocherà sulla contesa per il secondo posto. Il sorpasso è ancora più importante per il Pd.

Perché?

Fino a poco tempo fa il voto al Pd era considerato “inutile” perché non smuoveva nulla, se i dem riuscissero a diventare il secondo schieramento aumenterebbero notevolmente la loro capacità di aggregazione.

Quando si torna a votare?

Dipende da quanta benzina ha il governo gialloverde. Personalmente non credo molta. O si riscrive il contratto e si trova un modus vivendi al di fuori della campagna elettorale oppure mancano i presupposti per andare avanti a lungo.

Lei ce li vede i dem e i grillini insieme?

C’è un lavoro sottotraccia piuttosto consistente. Ma qualsiasi accordo dovrà passare per le elezioni, prima la vedo dura. Salvini deve capire che l’unica sua ancora di salvezza sarà vincere le prossime elezioni parlamentari con il centrodestra.

Nuova Tangentopoli? No, perenne corruzione. Ma Salvini ne sta uscendo molto male. Parla Fontana (Corriere)

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