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“Tutti gli ‘ismi’ sono negativi: no al populismo e no al nazionalismo”. Quanto mai lapidario il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, a margine del convegno “La nostra Europa”, organizzato a Roma da Acli, Azione Cattolica, Comunità di Sant’Egidio, Confcooperative, Fuci, la Fondazione Luigi Sturzo e la Fondazione Ezio Tarantelli della Cisl. Una vasta area ecclesiale e sociale che in passato ha alimentato quel cattolicesimo democratico di cui è stato massimo interprete Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e sostenitore dell’incontro tra le forze di centro e di sinistra confluite nel Partito democratico.

Ma se le parole di Bassetti valgono per tutti i cattolici, essi possono militare in qualunque area politica, possono simpatizzare per tutti i partiti indistintamente, possono schierarsi indifferentemente nella vita pubblica? A dire il vero sembrerebbe di no. Infatti è difficile non intravvedere, all’interno delle due categorie indicate dal cardinale, la sagoma spesso ingombrante di leader politici, di partiti e movimenti, italiani ed europei, che si dichiarano apertamente populisti e nazionalisti. O anche sovranisti, nella nuova declinazione politica.
Dunque, l’affermazione del cardinale è assolutamente impegnativa e cade in un momento nel quale è grande il fermento nel mondo cattolico, a cui non è estraneo l’incalzare dello stesso presidente della Cei. Il suo invito ai credenti, sulle orme di Papa Francesco, perché costruiscano la “politica con la ‘p’ maiuscola” è incessante. E sono in molti ad averlo recepito.

Lo testimonia lo stesso convegno su “La nostra Europa” preceduto dalla pubblicazione sul quotidiano cattolico Avvenire, addirittura come editoriale di prima pagina, dell’Appello delle sette importanti sigle della galassia cattolica su elencate, in cui si delineano le colonne portanti di una politica europea di grande respiro. E non è passata inosservata neppure la presenza al convegno del cardinale in veste di relatore, così come l’attribuzione al direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, del ruolo di moderatore dei lavori.

Per proseguire nella ricognizione dei posizionamenti in area cattolica, è di pochi giorni fa la notizia della diffusione di un Manifesto dal titolo “Sì all’Europa per farla” promosso da Giancarlo Cesana (storico leader laico di Comunione e Liberazione) e da Carlo Costalli (presidente del Movimento cristiano lavoratori). Il Manifesto, sul quale è in corso un’ampia raccolta di firme, marca la propria inclinazione verso la famiglia politica del popolarismo europeo. Da cui discende un esplicito impegno, nella futura campagna elettorale europea, per candidati di quell’area politica. I quali, come è del tutto evidente, in quanto espressione del Partito popolare europeo, non possono essere né populisti né nazionalisti.

Infine va segnalato il gran lavorio culturale e politico promosso da monsignor Gastone Simoni, vescovo emerito di Prato, che ha offerto ad associazioni, movimenti e singoli credenti l’opportunità di incontrarsi più volte, in questi ultimi mesi, per analizzare la situazione socio politica del Paese. Frutto di questo enorme dibattito, un vero e proprio documento politico programmatico che tocca i principali nodi della vita del Paese: lavoro, famiglia, educazione e scuola, sanità, l’Europa e la pace. Un programma che intende contribuire, secondo i promotori, a “rigenerare” il Paese. Questo movimento di cattolici, che sta facendo nascere associazioni locali con la sigla “Insieme”, avrà nel mese di dicembre un importante appuntamento nazionale. L’obiettivo esplicito è quello di una “convergenza nel ridare voce ai cattolici e alle persone di buona volontà” sui temi caldi del Paese.

In conclusione, sembra che la sberla subita il 4 marzo dai cattolici italiani, con la sostanziale scomparsa di esponenti del mondo cattolico nelle aule parlamentari (ovviamente di credenti ce ne sono ancora, ma sparpagliati e ininfluenti nelle diverse forze politiche, così come non dialoganti fra loro), con la consapevolezza da parte del mondo cattolico di essere divenuto oggettivamente irrilevante (salvo rari casi) nello spazio pubblico, e per finire con l’avanzata di forze populiste e sovraniste, abbia determinato una prima significativa reazione. Dove porterà è prematuro dirlo. Possiamo solo immaginare che i cattolici italiani non staranno alla finestra, né alle prossime Europee né nei successivi passaggi elettorali italiani.

Chiesa

Cattolici in movimento dopo la sberla del 4 marzo

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