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Tagli sì, tagli no. Prosegue il dibattito relativo all’annunciata riduzione del budget destinato alla Difesa, con annesse preoccupazioni di un comparto strategico già colpito da anni di bilanci risicati. Con l’obiettivo di fare chiarezza, la commissione Difesa della Camera, presieduta da Gianluca Rizzo, ha lanciato un’indagine conoscitiva “sulla pianificazione dei sistemi di difesa e sulle prospettive della ricerca tecnologica, della produzione e degli investimenti funzionali alle esigenze del comparto difesa”.

LO SPUNTO

L’approfondimento della commissione durerà fino al prossimo maggio, con la possibilità di ascoltare tutti i rappresentanti dei vari soggetti coinvolti nel “sistema difesa Italia”: ministri, sottosegretari, esponenti degli organi dell’Unione europea, del mondo della ricerca e dell’industria. L’interesse, si legge nel resoconto della seduta, nasce dal recente dibattito “in occasione dell’esame parlamentare della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza”, legato a stretto giro alle linee programmatiche del dicastero Difesa presentate nello stesso periodo dal ministro Elisabetta Trenta. Focus principale dell’indagine sarà l’annunciata “Strategia sistemica per la sicurezza nazionale”, voluta dalla titolare di palazzo Baracchini per valorizzare le varie componenti del sistema-Paese.

CONCENTRARE GLI SFORZI

Dal governo, spiega la commissione, “è stata manifestata l’intenzione di procedere a una razionalizzazione dei sistemi di difesa che consenta di eliminare inutili duplicazioni e di sviluppare le tecnologie idonee ad essere utilizzate in contesti non esclusivamente militari (sistemi dual-use)”. Su questo, i deputati approfondiranno i piani dell’esecutivo, con un’indagine il cui annuncio segue le conclusioni del Consiglio supremo di Difesa della scorsa settimana. Al Quirinale, si è discusso anche della modernizzazione dello strumento militare, che potrebbe essere messa a dura prova se alcuni proclami di tagli cospicui verranno ufficializzati durante l’iter parlamentare della legge di bilancio.

IL FOCUS EUROPEO

In tal senso, la commissione dimostra un particolare interesse per ciò che concerne la Difesa europea, su cui il governo giallo-verde ha dichiarato di voler procedere con convinzione. Eppure, le risorse proposte dalla Commissione (13 miliardi di euro per il periodo 2021-2027) hanno già dato il via alla partita tra i Paesi membri, tesa ad accaparrarsi i maggiori finanziamenti. Si gioca a colpi di capacità negoziale in sede di definizione dei regolamenti, e l’Italia dovrà senza dubbio far sentire la sua voce. Ad ogni modo, “lo sviluppo di prodotti e tecnologie di difesa a livello nazionale e la messa in comune di capacità operative e tecniche da parte degli Stati membri, in un contesto di rafforzata cooperazione e integrazione della sicurezza europea, appaiono obiettivi importanti da perseguire in un’ottica di sempre maggiore collaborazione e integrazione delle misure di risposta a minacce globali”. Il Fondo europeo per la difesa, spiega la commissione, “rappresenta un’occasione da cogliere pienamente, sia perché volta a soddisfare le richiamate esigenze attuali e future dell’Europa in materia di sicurezza, sia per l’enorme potenziale del settore Difesa-Ricerca-Industria nazionale nell’ambito della progettazione, produzione e impiego di capacità innovative”.

LA MOBILITÀ MILITARE DELL’UE

Non è un caso, dunque, che l’avvio dell’indagine conoscitiva sia arrivata nel giorno in cui la commissione ha dato la propria “valutazione favorevole” (seppure con alcune condizioni) al piano dell’Alto rappresentante per l’Ue Federica Mogherini per la mobilità militare, un programma condiviso con la Nato per agevolare il rapido spostamento di truppe attraverso gli Stati europei. In tal senso, scrive la commissione, “risulta d’estrema importanza cooperare strettamente con gli Stati membri dell’Unione europea per l’attuazione della mobilità militare, la quale avverrà rispettando pienamente la sovranità degli Stati membri sul loro territorio nazionale e i processi decisionali nazionali concernenti i movimenti militari”. Una valutazione favorevole condizionata però ad alcuni elementi. Tra questi, che si preveda un’attenzione per le priorità strategiche italiane (il Mediterraneo), che l’Unione metta a disposizione finanziamenti adeguati (“in particolare per la realizzazione e l’adeguamento delle infrastrutture di trasporto con duplice uso”), e che il governo s’impegni affinché le spese sostenute dagli Stati membri per la realizzazione delle opere infrastrutturali relative alla rete di trasporti trans-europea “siano escluse dal computo del patto di stabilità”.

GLI OBIETTIVI DELL’INDAGINE

Anche su questo, farà luce l’indagine conoscitiva promossa dalla IV commissione di Montecitorio. Consentirà “da un lato, di svolgere al meglio il necessario controllo parlamentare sull’attuazione del programma di riforma preannunciato dal governo, dall’altro, di contribuire fattivamente alla sua attuazione nell’ottica di quella collaborazione istituzionale più volte auspicata dal governo”. Un impegno importante che testimonia l’attenzione per il settore. Infatti, l’indagine “si concentrerà anche sulle fasi iniziali di tale processo ovvero quelle relative alla loro pianificazione”. Offrirà poi lo spunto “per approfondire la normativa nazionale che regola i programmi di acquisizione dei sistemi d’arma e di svolgere un’analisi comparata delle migliori prassi a livello europeo”.

IL COMMENTO DI VOLPI

Nel frattempo, a chiedere un’attenzione particolare al settore è stato il sottosegretario alla Difesa in quota Lega Raffaele Volpi. Commentando la passata riunione del Consiglio supremo di Difesa, ha spiegato che “un piano di razionalizzazione della spesa che vada al di là del sacrificio di qualche infrastruttura richiede una riflessione non solo sul ruolo delle nostre Forze armate, ma anche sulla competitività delle nostre industrie nel panorama mondiale della sicurezza e della difesa”. Infatti, ha rimarcato, “la discontinua alimentazione delle risorse agli investimenti che riguardano anche programmi multinazionali già avviati, ha effetti condizionanti non solo sull’efficienza dello strumento militare, ma anche sulla produzione delle nostre aziende e sulla loro capacità di costituire importanti partnership internazionali per la ricerca e lo sviluppo di soluzioni sempre più innovative”.

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