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Nell’Aula magna di un Istituto superiore di Frascati, Castelli romani, circa cento studenti ascoltano più o meno distrattamente una lectio sull’Europa, nell’ambito di un convegno dal titolo “Perché non possiamo non dirci europei”. Gli studenti parlano tra loro, giocano col telefonino, sbuffano. Lo studioso di Filosofia Politica parla a se stesso, in buona sostanza. Quando il tasso di attenzione tocca abissi imbarazzanti, arriva il turno di un docente di Politica Economica che ribalta il punto di vista e, letteralmente, capovolge la questione vista dallo sguardo (e le conoscenze) di un ragazzo di 17 anni: “Perché dovrei dirmi europeo?” invece, provoca il lecturer e subito catalizza tutte le risorse (vaganti) all’interno di quell’aula.

È stato come se qualcuno avesse esclamato “Eureka!” e infatti il piccolo popolo studentesco, alla domanda – questa no, scontata e retorica – risponde con il dovuto scetticismo tardo adolescenziale: “non mi dico europeo, prof: l’Europa dove sta, nella vita di ogni giorno? l’Europa è lontana, cosa fa per noi?”, ha il coraggio di interrogare uno studente.

Ecco, altro che “non possiamo non dirci europei”, possiamo e come, hanno opposto questi giovani: perché l’identità è un processo non un punto fisso, e a questa constatazione, l’oratore “vince” la propria battaglia portando i ragazzi su un terreno coltivato con due “fertilizzanti” che pagano sempre, la conoscenza e il ragionamento: “Quanto sappiamo noi di Europa? Siamo proprio certi che quello che percepiamo come distante non sia piuttosto qualcosa che ignoriamo, più o meno colpevolmente?”, chiede il prof di Politica Economica, spiegando il perché e il per come gran parte del disagio che proviamo rispetto all’Europa nasca proprio o da un senso di colpa (dovuto alla consapevolezza di non sfruttare tutte le risorse che abbiamo a disposizione proprio in quanto Paese membro) oppure dall’ignoranza. Eureka! Dunque, novità, scoperta, invenzione: l’Europa dovrebbe essere tutto questo per i suoi futuri cittadini, i ragazzi neodiciottenni che oggi erano in quell’aula magna e che il 26 maggio voteranno per la prima volta.

+EUROPA: “EUREKA, IDEE PER LEUROPA UNITA”

C’è bisogno di più Europa, dunque, soprattutto per loro che l’Europa la percepiscono col segno meno, perché non la conoscono. Anche per questa ragione, +Europa – il partito politico di orientamento europeista e liberale – fondato da Emma Bonino e Benedetto Della Vedova – lancia ufficialmente la campagna per le Europee a Firenze, domenica 7 aprile, riempendo di contenuti, competenze e panel di esperti, un format ricco e partecipato.

È “EUreka, idee per l’Europa Unita”: dalla macroeconomia – “Eurozona, economia e bilancio” – all’ambiente – “Terra, ambiente e clima” – dalla scienza ai diritti – “Scienza, ricerca, formazione” e “Stato di diritto, libertà europee” -dall’innovazione al lavoro – “Europa digitale, industria, innovazione 4.0” e “Lavoro, Welfare europeo” – dalle sfide della demografia – immigrazione compresa – a quelle che vengono dai territori e dalle città, dalla scienza ai diritti.

Undici tavoli di lavoro (aperti al contributo di tutti), con oltre sessanta ospiti, proveranno a costruire il programma con cui +Europa si presenterà alle elezioni europee.

Un programma – nei sui diversi pezzi – che si avvarrà del contributo, tra gli altri, di Marco Cattaneo, direttore di Le Scienze, di economisti come Sandro Brusco e Fabrizio Onida, di Carlo Alberto Carnevale Maffé esperto di innovazione nei processi produttivi, di Isabella Alloisio, esperta dell’Onu su clima ed energie rinnovabili.

Emma Bonino, Guy Verhofstadt, Benedetto Della Vedova e Federico Pizzarotti concluderanno i lavori del pomeriggio, depositando ufficialmente il simbolo elettorale.

“Eureka”: esclamò – dice la leggenda – nel 200 a.C. il matematico siracusano Archimede, colto da stupore nel vedere, una volta entrato in una vasca piena d’acqua, il livello di quest’ultima salire notevolmente.

Quella scoperta – il principio che regola la “spinta idrostatica” che ricevono i corpi in galleggiamento – oggi, potrebbe essere considerata la scoperta dell’acqua calda: una banale osservazione che non ha bisogno di competenza. La stessa illusione che ha purtroppo reso il processo di costruzione dell’identità europea – così come la sua comunicazione – calato dall’alto, poco consapevole e molto rigido nella sua formalizzazione. L’idea di +Europa di mettere insieme competenze di settore e partecipazione è, se vogliamo, il tentativo di aggiustare il tiro, di impostare in modo “alto” sul piano della conoscenza un processo di elaborazione politica che sia in grado di trovare ancora risposte semplici a problemi complessi. Anche per chi ha bisogno di più Europa e non lo sa ancora.

Appuntamento a Firenze, domani 7 aprile dalle 10:00 alle 18:00: “EUreka, idee per l’Europa Unita”.

 

 

 

+Europa presenta EUreka, dalla scoperta alla politica

Nell’Aula magna di un Istituto superiore di Frascati, Castelli romani, circa cento studenti ascoltano più o meno distrattamente una lectio sull’Europa, nell’ambito di un convegno dal titolo “Perché non possiamo non dirci europei”. Gli studenti parlano tra loro, giocano col telefonino, sbuffano. Lo studioso di Filosofia Politica parla a se stesso, in buona sostanza. Quando il tasso di attenzione tocca…

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