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La Fed ascolta la Casa Bianca e non tocca i tassi di interesse. Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha spiegato che è necessario essere “pazienti” aspettando un consolidamento della congiuntura — che resta favorevole, ma in equilibrio delicato — prima di riprendere la strada che nel 2018 aveva portato a quattro ritocchi al rialzo (nelle dichiarazioni di ieri non ci sono segnali a proposito di ulteriori aumenti graduali). Il ramo operativo della banca sovrana statunitense, il Federal open market committee, ha seguito due giorni di riunioni tecniche che non hanno spostato una decisione che in molti davano per annunciata, nonostante fino a un mese la Fed avesse una postura molto più aggressiva.

Quanto possa aver pesato su questa scelta anche il comportamento poco classico del presidente Donald Trump, che nei mesi passati aveva fatto pressioni pubbliche su Powell e sulla Fed affinché il costo del denaro fosse mantenuto basso per aiutare la crescita economica, nessuno può dirlo.

“L’economia americana va bene, crescerà anche nel 2019, ma con una percentuale più bassa del 2018” dice Powell, che spiega il rallentamento come effetto del freno cinese ed europeo. Ragioni per la revisione sulla politica avviata lo scorso anno. Aspettiamo i dati per capire se c’è spazio per un prossimo aumento, ha detto il governatore della Fed, spiegando che se dovesse esserci avrà l’unico e fisso obiettivo di “sostenere l’espansione economica”, e “senza prendere in considerazione le necessità della politica”. Secco richiamo, forse necessario per distinguere l’indipendenza istituzionale, difesa davanti a quelle ingerenze della Casa Bianca, sebbene la strategia attendista e più legata ai dati reali fosse ciò che il presidente auspicava.

Reazione dei mercati positiva: le parole misurate di Powell e l’atteggiamento prudente, hanno rassicurato le borse internazionali, con quelle americane, dal Dow al Nasdaq, che hanno chiuso piuttosto bene. Ma alcuni analisti ritengono che la linea di Powell sia troppo poco chiara: manca l’obiettivo generale, un profilo di andamento dei tassi, gli obiettivi di bilancio (che per esempio dovrebbe andare verso una normalizzazione dopo i numeri monstre che hanno accompagnato le politiche iniettive, ma stenta a ridirsi). Sono queste le tre ragioni per cui la Fed è accusata di opacità.

La pazienza di Powell si potrebbe portare dietro anche un effetto diretto su cui gli strateghi eco-finanziari concordano: il Dollaro subirà un indebolimento, con conseguente rafforzamento di altre monete come l’Euro, ed è un processo che potrebbe proseguire anche se a giugno la Fed dovesse rialzare nuovamente i tassi, spiega alla Reuters un analista strategico della grande banca francese Société Générale.

Il presidente Trump non ancora ha comentato direttamente la decisione della Fed (argomento centrale invece nelle discussioni economiche globali del momento), tuttavia ha twittato apparentemente soddisfatto dall’effetto al rialzo che ha portato l’indice Dow Jones a un nuovo record.

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