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Fino a poco tempo fa, Juan Guaidó era un personaggio poco noto, dentro e fuori dal Venezuela. Impegnato nel movimento studentesco da sempre, è stato nominato presidente dell’Assemblea Nazionale ad inizio del 2019. Il 13 gennaio è stato arrestato per poche ore da agenti dell’intelligence venezuelana mentre era diretto ad un evento nello stato del Vargas. L’inseguimento, degno di un film d’azione in mezzo all’autostrada, è stato diffuso in diretta su Instagram dall’account della moglie.

Il 23 gennaio, dopo l’applicazione dell’articolo 233 della Costituzione, Guaidó si è insediato come presidente ad interim del Venezuela, riportando la crisi venezuelana nell’agenda internazionale.

Da quel momento i collegamenti internet dei venezuelani sono andati in tilt. Non essendoci mezzi di informazione indipendenti nel Paese, Guaidó si è valso soltanto dei social network per comunicare i messaggi alla popolazione. Dal percorso avviato per un governo di transizione e i Paesi che dall’estero hanno sostenuto l’iniziativa politica con base giuridica, fino all’orario e il luogo della manifestazione in piazza.

“Abbiamo informazioni sul blocco a Instagram in Venezuela. Maduro e Conatel perseguitano le trasmissioni su Instagram Live che hanno permesso a Guaidó di arrivare a centinaia di migliaia di persone molto velocemente, con più audience che gran parte dei canale di tv (censurati)”, ha scritto su Twitter il giornalista e influencer Luis Carlos Díaz.

L’Ong NetBlocks Group, un osservatorio della rete, ha registrato una serie di interruzioni del servizio internet in Venezuela che hanno colpito YouTube, Google Search e i social Facebook e Instagram. Anche la piattaforma Wikipedia è stata bloccata da parte di Cantv, statale.

Il giornalista della Cnn, Samuel Burke, ha informato che le restrizioni del servizio internet si sono verificate da Cantv dalla mattina del 21 gennaio e sono aumentate durante l’insediamento di Guaidó. Molti media venezuelani hanno denunciato che l’interruzione della rete è il nuovo metodo di censura alla libertà di espressione da parte del regime di Nicolás Maduro.

Ma per capire cosa sta succedendo in Venezuela, basta seguire le dirette degli account Instagram e Facebook di Guaidó e altri esponenti politici, analisti e giornalisti. Persino i comici venezuelani, con milioni di follower, hanno deciso di non pubblicare video satirici questi giorni per servire da cassa di risonanza dell’informazione libera.

Anche per le crisi istituzionali è l’era dei social, con uno dei tanti usi (politici) della rete.

 

risso

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