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Non fare politica ma parlare di politica, sono due cose ben diverse. Fare politica è l’arte di gestire l’uomo e le questioni socio economiche annesse alla sfera pubblica e privata, parlare di politica si intende mettere al centro delle discussioni, in una società democratica, tematiche che richiedono approfondimento, confronto e sviluppo del pensiero.

Un’altra importante differenza riguarda il chi può fare politica e chi può discutere di politica e a descrivere ciò è la teoria delle élite da cui nasce, poi, l’elitismo.

Grazie ai grandi temi caratterizzanti l’agenda setting del nostro Paese le élite perdono l’esclusività del pensiero, che può diventare dottrina e indicazione politica, poiché i cittadini diventano fruitori e costruttori di un dibattito aperto e corale, non più esclusivo per pochi.

Attualmente, in Italia, secondo la polarizzazione dei pubblici, non si registra un grande interesse intorno alle questioni solite: legge di bilancio, spread, disoccupazione, diplomazia o altri argomenti che entrano nel media mainstream in modo temporale.

Attualmente i pubblici e anche le élite, si trovano coinvolte in grandi dibattiti che arrivano dal mondo della scuola, la cara pubblica istruzione.

Questo è indubbiamente segno di buona salute della nostra società, per più motivi. Intanto non trattare di guerre, malasanità o problemi economici è già un indice positivo, ma quel che lascia più riflettere è che si parli di scuola come bene prioritario per il futuro di una nazione.

Giuseppe Valditara, umanista e accademico ancor prima che ministro, è riuscito a riportare la scuola al centro della discussione.

Forte della sua passione per la politica e della sua formazione universitaria, ha fatto breccia nell’interesse collettivo parlando di temi a forte impatto sociale.

Basti pensare alle ultime linee guida che riportano sui banchi il latino e la Bibbia o, ancora prima, il divieto dei device, per citare alcuni punti che hanno ricordato agli italiani l’importanza della scuola come non avveniva da anni.

Ma ciò avviene anche per ragioni di carattere geopolitico quando il mondo si avvia, secondo molti studi predittivi, verso un processo di deglobalizzazione.

A riconoscere le tematiche della scuola che stanno definendo il dibattito pubblico, sono anche molti accademici che, quotidianamente, vengono ospitati da TV e giornali per esprimere un pensiero. Tutto ciò è straordinario e ravviva l’importanza del confronto democratico.

Un dato ulteriore, che testimonia il grande interesse politico nazionale intorno alla scuola lo si evince dai numeri che Valditara ha fatto nel suo ultimo intervento televisivo, ospite di Bruno Vespa, alla trasmissione 5 minuti: oltre 5 milioni di spettatori, 25% di share, numeri da festival di San Remo e pensare che gli italiani non vengano attratti solo dall’intrattenimento è indubbiamente una buona occasione per riavvicinare, anche attraverso la scuola, gli italiani alla politica.

Diciamo che si può educare in tanti modi e gli italiani hanno fortemente bisogno di essere rieducati alla bellezza della politica, anche attraverso la scuola, in modo indiretto, purché ci sia interesse e se ne parli, in modo democratico.

Grazie alla scuola di Valditara in Italia si parla di politica

Di Adriano Pagliaro

Attualmente i pubblici e anche le élite, si trovano coinvolti in grandi dibattiti che arrivano dal mondo della scuola, la cara pubblica istruzione. Giuseppe Valditara, umanista e accademico ancor prima che ministro, è riuscito a riportare la scuola al centro della discussione. Forte della sua passione per la politica e della sua formazione universitaria, ha fatto breccia nell’interesse collettivo parlando di temi a forte impatto sociale. Il commento di Adriano Pagliaro

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