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Luca Carabetta è una promessa del Movimento 5 Stelle piemontese. Nato in provincia di Torino, laureato in ingegneria, è entrato a soli ventisei anni a Montecitorio il 4 marzo. Oggi è vicepresidente della Commissione Attività Produttive della Camera, ed è uno dei più assidui frequentatori dei talk show politici, dove porta un volto equilibrato e dialogante del Movimento. Fra le tante battaglie che stanno a cuore a questo stacanovista pentastellato appassionato di blockchain e democrazia digitale c’è quella, ormai decennale, contro la Tav. È una battaglia storica di tutto il Movimento, che affonda le radici nel suo elettorato di ferro, su cui però il governo gialloverde fa fatica a trovare una posizione comune. Come è noto la Lega di Matteo Salvini non può permettersi di dire sì a tutti i no dei Cinque Stelle sulle grandi opere, pena la ribellione degli imprenditori al Nord. A questo si aggiunge ora la manifestazione di piazza Castello a Torino sabato scorso: quasi quarantamila persone a dire anche e soprattutto sì alla Tav, alle infrastrutture, allo sviluppo. “Ascoltiamo tutti” spiega Carabetta ai microfoni di Formiche.net. Ma sulle grandi opere, dice il giovane parlamentare, il Movimento guarda al modello del nemico n.1 del Carroccio salviniano: Emmanuel Macron.

Carabetta, che colpo d’occhio piazza Castello a Torino sabato scorso.

Non posso che accogliere con favore chi manifesta pacificamente le proprie idee. Ricordo che in questi ultimi anni ci sono state tante altre manifestazioni di altro parere sulla Tav che non sempre hanno ricevuto la stessa attenzione, penso alle marce in Val di Susa.

Questa ha attirato molta attenzione perché ha dato l’impressione di una forte partecipazione della società civile. È così?

A dire il vero questa manifestazione è stata molto politicizzata. Basta vedere chi figurava fra gli organizzatori. Uno su tutti: Mino Giachino, già sottosegretario ai Trasporti nel governo Berlusconi. In piazza c’era Maria Stella Gelmini, e con lei gran parte del Partito Democratico. Parlare come ha fatto qualcuno di una manifestazione anti-Appendino mi sembra esagerato. Per carità, l’opposizione ha tutto il diritto di manifestare pacificamente e va ascoltata.

Non è ancora chiara la posizione ufficiale del governo sulla Tav. Che fine hanno fatto l’analisi costi-benefici e la commissione sulle grandi opere promesse da Toninelli?

Chi ora fa opposizione si sta concentrando più sulla forma che sulla sostanza. I tecnici ci sono e stanno lavorando da luglio a un’analisi che è complessa e richiede del tempo ma sarà pubblicata nelle prossime settimane.

Qual è il problema secondo voi? C’entra più l’ambiente o il presunto spreco di soldi?

L’analisi costi-benefici spazia su costi, impatti e benefici di carattere ambientale, sociale, economico. Un’analisi già esiste, e ha la criticità di esser stata realizzata da chi vuole costruire quest’opera, tant’è che l’aumento traffico merci previsti previsto è stato giudicato poco realistico dallo stesso commissario. La Tav è una linea mista, pensata per il traffico merci e in seconda battuta anche per eventuali passeggeri.

Salvini ha ricordato che è sempre meglio concludere le opere avviate.

Ho già risposto a Salvini su questo. Dobbiamo smentire un cliché diffuso: la Tav non è un’opera avviata. La Torino Lione non ha iniziato i lavori definitivi, sono stati costruiti solo tunnel esplorativi che per definizione sono fatti per capire se l’opera sia realizzabile o meno. Ce ne sono tre in Francia, uno di collegamento e uno in Italia, ma dei lavori definitivi non ci sono neanche i bandi.

Cosa volete fare invece della Pedemontana e del Mose?

Entrambi devono passare per un’analisi costi benefici. Il Movimento su questo si rifà alla linea di Emmanuel Macron, che una volta arrivato all’Eliseo ha richiesto un’analisi oggettiva dello stato delle opere per capire, sulla base di dati oggettivi e non pregiudizi ideologici, quali sono necessarie e quali no. Quando in ballo ci sono opere da decine di miliardi di euro c’è bisogno di una riflessione analitica, non basa dire “serve farlo”.

Questo week end c’è stata una buona notizia, l’assoluzione di Virginia Raggi nel processo nomine. Il giorno dopo la sindaca in un’intervista al Fatto Quotidiano ha accusato Salvini di aver tentato un’Opa su Roma. È d’accordo?

Siamo felici dell’assoluzione soprattutto per il rapporto umano con Virginia, è bello sapere che non sono stati commessi reati. Sottolineo comunque che la partita di una nuova elezione si poteva aprire solo per le nostre regole interne, perché lei non sarebbe stata tenuta a dare le dimissioni automaticamente per legge. È normale che di fronte a questa possibilità le altre forze politiche valutino tutte le opzioni. Con la Lega noi abbiamo un’alleanza nazionale, è anche lecito che a livello territoriale i leghisti possano prendere altre strade.

innovazione

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