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Verso la conclusione l’iter della nuova direttiva Ue sul copyright. Dopo tre giorni serrati, e due anni di lotte, Parlamento, Consiglio e Commissione a Strasburgo sono giunti a un accordo finale che è un vero e proprio compromesso tra le parti. Entro la fine del mese i Ventotto Stati saranno chiamati all’approvazione che giungerà al voto finale del Parlamento europeo non oltre aprile. Giusto in tempo per le elezioni europee che si terranno a fine maggio. Il testo dell’accordo ha l’obiettivo di garantire diritti e remunerazione più equa a editori, artisti, autori e giornalisti da parte delle piattaforme online come Google, Facebook e Youtube.

Ma quale è la vera portata di questo accordo? Lo abbiamo chiesto a Stefano da Empoli, economista e presidente all’Istituto per la Competitività (I-Com) che da sempre segue i temi legati al digitale.

“La portata è sicuramente rilevante. Si sta lavorando da due anni alla riforma e si sono fatti tutti gli sforzi utili per portare a buon fine questo compromesso. L’aspra battaglia dell’ultimo anno ne è un chiaro indice. Si sono confrontati più versanti, le piattaforme digitali e l’industria creativa, coprendo argomenti che vanno dalle news alla musica fino ai video. Il risultato finale è un compromesso dove tutti probabilmente saranno scontenti, come ha accennato il relatore della proposta per il Parlamento, il tedesco Axel Voss (‘L’accordo non prevede tutto quello che il Parlamento voleva ottenere, né tutto ciò che il Consiglio o la Commissione avrebbero voluto’), ma propende di più verso l’industria creativa, come da proposta iniziale”.

Però gli articoli più controversi “sono stati temperati”. Si tratta degli articoli 11 e 13, quelli per cui anche l’Italia aveva votato contro. Con l’articolo 11 si era parlato di una link tax in quanto la condivisione di materiale digitale poteva essere soggetta al diritto d’autore. Non sono rientrati nella direttiva, come invece sembrava all’inizio, i cosiddetti snippet, cioè gli estratti molto brevi “che servono a portare traffico agli editori”, ha ricordato da Empoli.

Mentre per l’articolo 13 si tratta di contenuti caricati direttamente dall’utente, con una responsabilità da parte della piattaforma non post ma pre-caricamento (upload filter) e “le obbliga a eliminare i contenuti illegali sui siti dove l’utente carica i propri contenuti, Youtube ne è il caso-scuola. Il risultato finale su questo non è soddisfacente. Il sistema tecnologicamente ancora non è perfetto anche se sofisticato. Pertanto due contenuti uno legale e l’altro no potrebbero facilmente essere valutati con lo stesso algoritmo, non riconosciuti diversi. Si potrebbe incorrere quindi nel rischio di limitare la libertà di opinione”.

Da Empoli spiega anche che questi articoli possono rimanere come una “spada di Damocle per le medie e grandi piattaforme (per le piccole c’è una parziale esenzione) perché possono generare una serie di incertezze. Sicuramente il mercato può diventare più complicato con tali norme agli occhi di un economista. I costi di transazione, i negoziati o i contenziosi che potranno esserci, rischiano di far rallentare l’ecosistema digitale con un danno per il consumatore. Naturalmente bisogna capire come verranno applicate le norme, una volta in vigore la direttiva, ma questi sono rischi che si possono prevedere”.

Se l’articolo 11, come è stato cambiato, lo preoccupa fino a un certo punto, è proprio sull’articolo 13 che si concentra l’attenzione del presidente I-Com. “Oggi se c’è un contenuto illegale c’è una segnalazione e si procede all’eliminazione, di fatto con la nuova direttiva si pretende invece di farlo prima del caricamento. È evidente che questo pre-filtro può andare a fare piazza pulita di tutto, del legale e dell’illegale. L’augurio finale per tutti è che dopo questa battaglia campale senza esclusione di colpi l’industria creativa e le piattaforme lavorino per un framework comune. È necessario puntare sulle sinergie, a vantaggio sia delle parti sia del consumatore e dei sistemi-Paese. Si pensi anche a forme quindi di collaborazione e non di scontro, logica che ha guidato invece l’ultimo anno”.

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