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Non 20 ma 3 miliardi di euro. In un’intervista al sito Politico.eu, il commissario europeo al Bilancio, Ghuenter Oettinger, ha voluto specificare che le cifre indicate dal governo riguardo il contributo dell’Italia all’Unione europea non corrispondono alla verità: “Dobbiamo correggere le cifre […] Non sono 20 miliardi di euro l’anno. L’Italia contribuisce con 14, 15, 16 miliardi in un anno. Se si tiene in conto ciò che ottiene dal bilancio Ue, il risultato è un contributo netto di 3 miliardi l’anno”.
Per questo motivo il commissario ha detto che non è preoccupato per la minaccia del governo di mettere il veto al bilancio del 2021-2027. “Prendiamo nota di questo – ha aggiunto -, ma non abbiamo intenzione di reagire su base quotidiana. Se lo facessimo, avremmo molto lavoro da fare”.
Intanto da Berlino arriva la reazione alla minacce: gli impegni europei sono uguali per tutti, regolati dai Trattati. Il finanziamento del bilancio dell’Unione europea è stato ratificato e non può venire a meno. A ricordarlo è il portavoce del cancelliere tedesco, Angela Merkel, Steffen Seibert.
Il governo italiano continua a parlare di 20 miliardi di euro, ma secondo il sito ufficiale della Commissione Bilancio Comunitario dell’Unione europea, i contributi versati dall’Italia nel 2017 arrivano a 12 miliardi di euro. Nel 2016 sono stati 14 miliardi di euro mentre nel 2015 sono stati 14,7 miliardi di euro e 14,6 nel 2014. Invece, 9,8 miliardi di euro sono tornati nel 2017 dall’Unione europea all’Italia; 11,6 miliardi di euro nel 2016 e 12,3 miliardi di euro nel 2015.
In un articolo pubblicato sul sito Cinco Días, César Pérez Ruiz, direttore di investimenti di Pictet WM, ha scritto che il problema dell’Europa è l’Italia: “Ha un presidente che può porre il veto al bilancio, a differenza della Grecia, e un piano B, che include l’espansione fiscale, l’emissione del debito senza garanzia, il ‘corralito’ e la nuova lira”.
Pérez Ruiz sostiene che “l’ambiguo e fragile accordo sull’immigrazione irregolare è stato insufficiente per un rally di titoli italiani. Ma questo successo (illusorio) del governo italiano potrebbe allentare gli ambiziosi piani fiscali e fare in modo che la volatilità ritorni”.
L’analista spiega che da quando è arrivato l’euro la produzione industriale italiana è scesa: “Una forma per risolvere questa situazione è sostenendo la crescita dell’Italia attraverso fondi di coesione, con obiettivi per le zone meno sviluppate – ma in un’altra maniera che possa funzionare -“.
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