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Il prossimo martedì 16 Luglio si terrà a Strasburgo la seduta costitutiva del Parlamento europeo, i 720 Deputati europei, eletti per la legislatura 2024-2029, voteranno prima il presidente dell’Eurocamera e a seguire i 14 vice presidenti e i 5 questori che resteranno in carica per due anni e mezzo.

I bene informati danno per scontata la riconferma a presidente dell’europarlamento della uscente Roberta Metsola. ‎Appare invece meno scontata la rielezione a presidente della Commissione europea della tedesca Ursula von der Leyen; la votazione è prevista giovedì 18 luglio e gli animi non sembrano proprio rilassati visto che von der Leyen teme il voto segreto e il malcontento manifestato apertamente proprio da alcune delegazioni del Gruppo del Partito popolare europeo, sua famiglia di appartenenza.

Attualmente i 720 Deputati europei sono così suddivisi nelle varie famiglie politiche: 188 nel Gruppo Ppe (Partito popolare europeo, dove troviamo Forza Italia), 136 nel Gruppo S&D (Socialisti e Democratici, qui troviamo i democratici di Schlein), il terzo Gruppo per ordine di grandezza è invece quello dei “Patrioti per l’Europa” composto da 84 Deputati (di questo Gruppo fa parte la Lega di Salvini), sono invece 78 gli europarlamentari che fanno parte del Gruppo Ecr (qui troviamo il partito del premier Giorgia Meloni), seguono il Gruppo Renew Europe con 77 Deputati (non ci sono partiti italiani), il Gruppo dei Verdi con 53 Membri, le estreme sinistre europee riunite nel Gruppo Left 46 membri (dove troviamo gli italiani Salis e Lucano), le estreme destre europee riunite nel Gruppo Esn (25 parlamentari) e infine i 12 Non Iscritti a cui si aggiungono i cosiddetti “Altri” (al momento 21 eletti).

Ursula von der Leyen per essere eletta ha bisogno della metà dei voti più uno dell’Emiciclo, e quindi 361 voti. Negli anni passati si è sempre parlato della cosiddetta “maggioranza Ursula” composta da Ppe, S&D, Renew e Verdi, ma a quanto pare in questa tornata la presidente teme il voto segreto e da giorni cerca di allargare la maggioranza e guadagnare voti in più “corteggiando” in particolare la delegazione del premier Meloni che potrebbe garantirgli 24 voti.

Infatti questa volta, a differenza di 5 anni fa, “la maggioranza Ursula” non è così sicura, perché alcune delegazioni del Ppe hanno apertamente manifestato “mal di pancia” verso alcune posizioni prese dalla presidente nei 5 anni passati, e nei corridoi di Bruxelles si mormora che ai malumori interni al suo partito si potrebbero sommare le divergenze politiche e l’insoddisfazione di deputati di altri gruppi parlamentari che dovrebbero sostenerla. Proprio per questo, l’appoggio della Meloni potrebbe rivelarsi determinante e in cambio il nostro premier potrebbe ottenere una vice presidenza della Commissione e un portafoglio di peso come l’economia, l’immigrazione o l’agricoltura.

E se invece Ursula non riuscisse a passare l’esame dell’Emiciclo chi potrebbe essere il prossimo presidente della Commissione europea?

Visti i numeri in Parlamento resterebbe in quota Ppe e chissà potrebbe essere anche un italiano membro della famiglia dei popolari che a Bruxelles ha già ricoperto vari ruoli istituzionali di primo piano.

Ecco perché ora la maggioranza Ursula non è così sicura

Ursula von der Leyen per essere eletta ha bisogno della metà dei voti più uno dell’Emiciclo, e quindi 361 voti. Negli anni passati si è sempre parlato della cosiddetta “maggioranza Ursula” composta da Ppe, S&D, Renew e Verdi, ma in questa tornata… Il commento di Margherita Tacceri

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