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L’asse franco-tedesco rinsaldato ad Aquisgrana si inizia a far sentire sul procurement militare. C’è infatti l’ombra di una scelta politica sulla decisione di Berlino di scartare ufficialmente l’F-35 dalla gara per il rimpiazzo della flotta di Tornado, lasciando la partita aperta tra l’aggiornamento degli Eurofighter e l’F/A-18E/F di Boeing.

L’ANNUNCIO

La notizia è stata lanciata dal sito tedesco AugenGeredeaus, e poi ripresa da DefenseNews che citando un funzionario ne ha confermato l’ufficialità. La mossa non sorprende in maniera particolare. Da tempo il governo di Berlino aveva manifestato la preferenza per la proposta più “europea” del Typhonn, realizzato da un consorzio che coinvolge il gruppo franco-tedesco Airbus, l’italiana Leonardo, l’inglese BAE Systems. “La motivazione maggiore – spiega il sito americano – è mantenere le aziende europee coinvolte nella costruzione del velivolo da combattimento e, forse ancora più importante, evitare di turbare il momentum franco-tedesco nella cooperazione in materia di armamenti”. Se a ciò si aggiunge la difficoltà comunicativa tra l’amministrazione targata Donald Trump e la cancelliera Angela Merkel, il gioco è fatto.

L’IPOTESI A DUE

Fino ad ora, la Germania ha sempre rifiutato decisioni che potessero ledere il rapporto con l’alleato d’oltreoceano. A tal proposito, prima dell’ufficializzazione dell’uscita dell’F-35 dalla gara, era circolata anche l’ipotesi che Berlino finisse con la scelta di una soluzione binaria, comprendente sia l’aggiornamento degli Eurofighter, sia uno dei due velivoli statunitensi. L’ipotesi si era dimostrata valida strategicamente, ma meno da un punto di vista di efficienza, poiché le necessità logistiche e la sostenibilità di due filiere produttive avrebbe aumentato di non poco i costi.

LE INEFFICIENZE MILITARI DI BERLINO

A ciò si aggiunge l’esigenza tedesca di manifestarsi quale attore credibile sul fronte militare. Per ora, le ambizioni di super potenza (con tanto di nuova candidatura per un seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell’Onu) stridono rispetto alle inefficienze registrate a più riprese da parte delle Forze armate tedesche. È di pochi giorni fa l’ultimo report parlamentare sul tema, relativo al 2018. Lo scorso anno, nessuno dei nove sottomarini e meno della metà della flotta di Eurofighter e Tornado sarebbero stati pronti a combattere. Mancherebbero circa 21mila effettivi, con carenze anche sugli equipaggiamenti leggeri. Per la guida della forza di reazione rapida della Nato, i soldati tedeschi sarebbero stati costretti a chiedere in prestito agli alleati i visori notturni. Una situazione “drammatica” secondo tutti gli esperti, che sembra dunque giustificare le ripetute strigliate arrivate da Donald Trump sul fronte della spesa da destinare alla Difesa. Come l’Italia (che però può vantare l’alto contributo alla missioni internazionali e uno strumento militare decisamente più performante), anche la Germania è difatti ben lontana dall’obiettivo del 2% del Pil da spendere nel settore entro il 2024.

LA QUESTIONE “NUCLEAR”

L’uscita dell’F-35 dalla gara per il rimpiazzo dei Tornado potrebbe mettere in difficoltà tali posizioni, legandosi anche alla “questione di certificazione per armi nucleari” ricordata DefenseNews. Difatti, il Typhoon (ad ora dato per favorito rispetto al Super Hornet) non è certificato per gli armamenti americani di questo tipo, sebbene “si presuma che la Germania, come parte della sua postura strategica, sia capace di caricarli sui suoi caccia”. Negli ultimi mesi, tale argomentazione era stata tra quelle più ricorrenti a sostengo della tesi secondo cui Berlino fosse più incline a scegliere il Joint Strike Fighter. Poi però, qualcosa è cambiato.

LE DINAMICHE POLITICHE

Difatti, sulla decisione tedesca di escludere l’F-35 sembra aver influito non poco la nuova intesa con la Francia sul fronte della Difesa. Non è un segreto che Parigi prediliga la soluzione “europea” per i nuovi caccia di Berlino, né che con il trattato di Aquisgrana Angela Merkel ed Emmanuel Macron abbiamo optato per una maggiore integrazione sui programmi del settore, tanto a livello politico, quanto a livello industriale. Escludere il Joint Strike Fighter permette di equilibrare la competizione, lasciando in campo un velivolo americano e uno del Vecchio continente.

VERSO IL CACCIA DEL FUTURO

Poi, non bisogna sottovalutare il peso del programma dedicato al caccia del futuro, su cui Parigi e Berlino hanno già lanciato il progetto a due (il Future combat air system, Fcas), destinato a volare nel 2035 prendendo il posto degli Eurofighter. Anche nel caso in cui il governo tedesco scegliesse l’F/A-18 di Boeing per sostituire i Tornado (facendo la felicità di Trump), ciò rappresenterebbe un problema minore per la Francia in vista dell’Fcas. Essendo più vecchio rispetto all’avanzato velivolo di quinta generazione di Lockheed Martin, nota il Financial Times, il Super Hornet è avvertito come “una minaccia minore” per il caccia del futuro. Ora sarà dunque competizione a due. Dal ministero della Difesa tedesco spiegano che una decisione definitiva non è ancora stata. Saranno chieste informazioni aggiuntive ai rispettivi produttori su tempi di consegna, costi e operatività.

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