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È ancora la Lega il traino del governo gialloverde. A certificarlo è l’ultima rilevazione sulle intenzioni di voto degli italiani condotta dall’Istituto di sondaggi Swg, secondo cui il partito guidato da Matteo Salvini continua a crescere raggiungendo il 31,7% dei consensi degli elettori e portando l’area di governo al 59,1%. Il Movimento 5 Stelle, invece, registra un calo dello 0,8%, attestandosi al 27,4%, non troppo lontano dalle cifre del 4 marzo, ma con qualche difficoltà in più rispetto alla Lega. Il dato più importante, però, è un altro e a spiegarlo è Enzo Risso, direttore scientifico dell’Istituto di sondaggi, secondo cui “questo oscillare tra la Lega e 5 Stelle è frutto di un cambiamento abbastanza profondo che è avvenuto nei blocchi sociali “, che ha insomma modificato l’orientamento dei cittadini rispetto ai due partiti di governo.

“Le vicende politiche che si susseguono settimana dopo settimana portano i diversi partiti a salire o a scendere nei sondaggi, ma per capire la dimensione di quello che sta accadendo bisogna avere uno sguardo più lungo”, spiega Risso a Formiche.net. “Bisogna guardare come sono cambiati i blocchi sociali dal 4 marzo ad oggi, questo ci consente di capire cosa è accaduto in questi mesi, più che il perché delle oscillazioni di oggi tra punti di crescita della Lega o di decrescita del Movimento”. Insomma, dare uno sguardo al passato può aiutare a capire cosa sia cambiato, al di là dell’oscillazione settimanale: “Se noi guardiamo cosa è successo in questi mesi scopriamo due cose – argomenta Risso – per esempio, osservando i dati al nord, i 5 Stelle a marzo avevano preso il 27,4% dei voti, oggi votano per i 5 Stelle il 19,3% degli elettori del Nord. Per la Lega votava a marzo il 27,3%, oggi vota il 40%”. La stessa cosa, continua il direttore scientifico di Swg, è accaduta al sud: “Al sud i 5 Stelle a marzo portavano a casa il 47,2% degli elettori, oggi sono scesi al 40,2%; la Lega a marzo portava a casa l’8,4%, oggi porta a casa il 20,4%”, tutto questo senza considerare temi caldi come la manovra, Ilva, Tap o Tav. Anche guardando la condizione sociale degli elettori, si registra un cambiamento radicale, se non un vero e proprio ribaltamento:”Tra i ceti bassi, se noi guardiamo la condizione sociale, a marzo era chiarissimo che i 5 Stelle erano un partito che rappresentava i ceti bassi (i 5 Stelle erano votati dal 40,8% degli elettori che fanno parte dei ceti bassi). Oggi votano i 5 Stelle il 29,7%. Mentre la Lega, che a marzo prendeva il 19,4% dei voti dei ceti bassi, oggi prende il 42,6%”.

La Lega di Matteo Salvini, insomma, riesce a raccogliere il consenso dei cittadini per due diverse ragioni: una è la figura di leader di Matteo Salvini che “appare più dinamico, più concreto e con le idee chiare”. La seconda è che “la Lega in questo momento è il contenitore che sta raccogliendo la voglia di cambiamento del Paese ed è il contenitore che mostra di avere un leader che ha le idee chiare, giuste o sbagliate che siano, ma mostrano una visione chiara. Per questo è il leader che è più capace di attrarre consensi. Non a caso è passato dal 17% di marzo a oltre il 30%”.

Tutto questo è possibile per una ragione: l’assenza totale di un’opposizione credibile. “Il dato di fondo è che uno degli elementi che consente ai due partiti di governo di mantenere il loro consenso elettorale è che non c’è una opposizione percepita come credibile. Ormai Berlusconi non è più percepito come credibile, e il Pd appare come un partito molto diviso, ancora fragile e contraddittorio”. Neanche la figura, per ora solo emergente, di Nicola Zingaretti può cambiare le cose. “Non si può giudicare la figura di un leader nascente nell’attimo stesso in cui deve ancora passare al vaglio almeno delle primarie – spiega Risso -, ma vedremo cosa succede. Quando parliamo della grande opinione pubblica non stiamo parlando di soggetti che hanno già colto che Zingaretti è sceso in campo. Lo ha accolto l’élite informata, quelli che leggono i giornali o seguono la politica, ma milioni di italiani ancora non se ne sono accorti anche perché in video – giustamente – ogni volta che si parla del Pd è presente il segretario Martina, quindi è difficile dire qual è la potenzialità di Zingaretti se non lo si vede all’opera”.

La speranza del Pd, o di qualsiasi coalizione di centrosinistra, risiede allora nell’ampia percentuale di astenuti o che non rispondono. Tra gli astenuti c’è una forte quota di elettori che non vanno mai a votare, ma un’altra fetta che è invece composta dai delusi: “Ci sono i delusi della sinistra, del Pd e dei 5 Stelle così come quelli di Forza Italia e i delusi del centro. Tutti quelli che non si riconoscono nello status dei 4 partiti più in vista in questo momento. È un bacino a cui si può attingere, ma molto probabilmente in questo momento più colmo sul lato sinistro che sul lato destro”. In realtà – conclude Risso – è un bacino che potrebbe essere appetibile o per una forza moderata che è in grado di inglobare i vecchi moderati e anche un pezzo di Forza Italia, o una forza comunitaria di sinistra o di centrosinistra che sia in grado di rilanciare l’identità del Pd”.

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