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Non si arresta il dibattito negli Stati Uniti sulla creazione di una Space Force. A poco è servito il deciso endorsement di Donald Trump, poi confluito nel piano presentato ad agosto dal Pentagono per istituire il “sesto braccio armato già a partire dal 2020”. L’obiettivo del presidente resta quello di recuperare il gap perso oltre l’atmosfera con Russia e Cina, ma il modo in cui farlo non sarà facilmente quello previsto dal tycoon. Nei giorni scorsi, la conferenza annuale dell’Air Force Association (Afa, influente associazione no profit di professionisti militari) ha scoperto le carte di molti, palesando disaccordi e scetticismi su cui molto influiranno i risultati delle prossime elezioni di midterm.

NO ALLA SPACE FORCE…

Una decisa e motivata opposizione al progetto del presidente è arrivata proprio dall’Afa, che nel report di apertura ha tirato più di qualche stilettata all’ipotesi di un Space Force al pari livello delle altre Forze armate. “Da un punto di vista dell’impiego – si legge nel documento – gli elementi di aria e spazio sono integrati e indivisibili”, e per questo non avrebbe senso dividere le capacità aeronautiche da quelle extra-atmosferiche. Da qui, la suggestione dell’Afa: invece di creare una Space Force, rinominare l’Air Force in “US Aerospace Force”. Ad ora non ci sono margini perché la proposta venga accolta, ma i dubbi dell’associazione promettono battaglia quando sarà il Congresso a dover decidere sul futuro della Space Force. Ciò è ancor più vero se si considerano le motivazioni finanziarie addotte dell’Afa: “Ci sono troppe missioni e troppi pochi dollari; creare una burocrazia spaziale separata amplificherebbe il problema indirizzando più fondi al quartier generale, non alle operazioni spaziali”.

…SÌ ALLO SPACE COMMAND

Non solo critiche sono arrivate però dalla conferenza in Maryland. L’Afa non ha potuto non esprimere apprezzamento per la grande attenzione che l’amministrazione Trump sta riservando alla militarizzazione dello spazio, ben illustrata nella National defense strategy (Nds) presentata a febbraio dal capo del Pentagono James Mattis. E così il progetto del dipartimento della Difesa ha incassato quanto meno l’apprezzamento per la re-istituzione di un Comando unificato e combatant per lo spazio (sebbene per l’amministrazione sia il primo passo verso la Space Force). “Ridurre rapidamente i gap capacitivi degli Stati Uniti nello spazio, ristabilendo lo US Space Command, è il modo migliore per rispondere alle minacce spaziali avanzate”, quelle che derivano soprattutto dall’attivismo di Russia e Cina.

LE PAROLE DI WILSON

A mettere altra carne sul fuoco è stata il segretario all’Air Force Heather Wilson, con un memo sul progetto della Space Force che è stato reso noto da DefenseNews alla vigilia della conferenza dell’Afa. Per la prima volta, sono emersi i costi e le dimensioni potenziali di un ramo militare per lo spazio: 13 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, di cui tre per la creazione di un nuovo quartier generale; e 13mila persone da impiegare nel nuovo service, di cui 2.400 proprio nel suddetto quartier generale. Diversi commentatori hanno letto in questi numeri il tentativo della Wilson di influenzare il Congresso e portarlo ad abbandonare l’idea trumpiana di una Space Force. Non è un segreto che l’USAF è da sempre stata l’avversario più agguerrito per la creazione di una nuova Forza armata che, inevitabilmente, vi attingerebbe in termini di risorse e personale.

IL CONFRONTO CON SHANAHAN

Ad ogni modo, il destinatario del memo della Wilson, il vice segretario alla Difesa Patrick Shanahan, ha cercato di minimizzare informando che il nuovo quartier generale avrà una struttura “leggera” e che una proposta di legge sarà presentata a febbraio. “Stiamo solo cercando di capire ‘come’ realizzare una Space Force”, e non ‘se farlo’. Certo, ha anche ammesso, “ci arriviamo da direzioni diverse”. E infatti le divergenze sono molteplici mettendo a confronto i report dei due. Il primo disaccordo riguarda la nomina di un sottosegretario alla Difesa specifico per la creazione della Space Force. Il piano di Shanahan lo prevede, ma per la Wilson si tratta di un’aggiunta burocratica poco utile. C’è poi il tema del National Reconaissance Office (Nro, l’ufficio che si occupa dei satelliti spia). Per Shanahan dovrebbe restare lì dov’è, e cioè alle dipendenze dirette del Pentagono, mentre per la Wilson dovrebbe passare alla Space Force. Lo stesso può dirsi della nuova Space Development Agency, che si occuperà del procurement militare in campo spaziale. Il sottosegretario alla Difesa per la ricerca e l’ingegneria Michael Griffin vorrebbe che la struttura, come avviene per la Missile Defense Agency, rispondesse direttamente a lui, al contrario della Wilson che ritiene sia meglio affidarla al segretario della Space Force per una più diretta relazione con gli operatori spaziali.

GLI SCETTICI DI CAPITOL HILL

I numeri della Wilson e il confronto con Shanahan hanno servito su un piatto d’argento l’opportunità di attaccare la proposta della Space Force ai membri del Congresso da sempre scettici nei confronti del piano di Trump, repubblicani compresi. In effetti, a Capitol Hill il tema ha sempre avuto un carattere piuttosto trasversale, dividendo al loro interno le due forze politiche. Non sorprende dunque “l’ottimismo” espresso dal deputato repubblicano Mike Coffman, presidente della sottocommissione per il personale militare, sullo stop al progetto: “Il presidente non avrà i voti”. Anche l’influente presidente della Commissione Appropriations del Senato, Richard Shelby, un altro repubblicano, è sembrato tentennare, ammettendo che 13 miliardi sono “a lot of money”. A leccarsi i baffi sono i democratici, tra cui Adam Smith, che corre per guidare nella prossima legislatura la commissione Armed Services della Camera e che negli ultimi tempi si è dimostrato tra i più forti oppositori del piano promosso dalla Casa Bianca. Il dibattito insomma non si arresta. A dare la sterzata decisiva saranno probabilmente i risultati delle ormai prossime elezioni di midterm. Allora capiremo se Trump riuscirà ad avere la tanto amata Space Force.

europa dazi, trump mueller

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